Bologna, 02/08/2014

2 AGOSTO 2014, XXXIV ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI GIULIANO POLETTI


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Di seguito, il testo dell'intervento del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, in occasione del XXXIV anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

"Signor Sindaco, Autorità, Famigliari delle vittime, tutti icittadini che sono qui presenti oggi,
vi porto il saluto del Governo, del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e vi chiedo di capire la mia emozione, perché ho partecipato tante volte al corteo per le strade di Bologna e non avrei mai immaginato davvero di essere qui a rappresentare il Governo italiano.

Il 2 agosto del 1980 alle 10,25, alla stazione di Bologna fu compiuto il più sanguinoso attentato della lunga stagione del terrorismo nero. Dopo trentaquattro anni, il ricordo di quelle immagini della stazione devastata, dei corpi delle vittime è ancora tragicamente vivo in ognuno di noi. E' vivo anche il ricordo dello strazio dei famigliari, di quelli presenti al momento dell'attentato e di quelli che arrivarono in città nelle ore e nei giorni successivi. E' presente anche lo sgomento, il dolore, di tutta la città di Bologna, di questa regione, di tutta l'Italia. E' vivo anche il ricordo della capacità di reazione che è stata dimostrata in quei giorni dai bolognesi, dalle istituzioni e dai cittadini.

Io allora ero impegnato in una istituzione nel Comune di Imola, ricordo le istituzioni mobilitate, ricordo la grande tensione di quelle ore e di quei giorni. Ricordo e ricordiamo, ed è vivo l'impegno per soccorrere e salvare i feriti, per dare sostegno agli scampati, per dare conforto ai famigliari e per ricomporre e piangere tutti insieme tutti i morti. La memoria e l'esecrazione per quello che è avvenuto quel giorno l'abbiamo tenuta forte e viva ogni due agosto per tutti gli anni successivi, con la commemorazione in Comune, con la presenza nella piazza della stazione, con il corteo per le vie della città.

Noi dobbiamo sempre pensare alle vittime, alle loro vite crudelmente e ingiustamente straziate, Dobbiamo pensare ai superstiti della strage, ai famigliari delle vittime, alla città di Bologna, per quello che ha fatto quel giorno e per come ha saputo tenere viva la memoria. E per questo voglio dare qui un abbraccio forte e commosso a tutti e una rassicurazione: il Governo italiano non dimentica né questa, né nessuna altra strage, né nessun altro atto di terrorismo compiuto tutti questi anni nel nostro Paese.

Voglio parlarvi oggi, l'ho già detto, non solo come rappresentante del Governo, ma anche come un uomo di questa terra dove sono nato e dove vivo. Per tanti anni e ancora oggi, almeno due volte alla settimana prendo il treno o scendo da un treno nella stazione di Bologna, per me la stazione di Bologna è la porta di casa. E tante volte ho guardato la ferita sul muro dove fu collocata la bomba e l'orologio fermo sulla facciata ricostruita. E' stato giusto così, lasciarli lì perché servono a ricordare e spingono a capire cosa è avvenuto il 2 agosto del 1980. Ma la domanda: perché e chi, non ha ancora una risposta definitiva e completa. Le sentenze della Magistratura in tutti i gradi di giudizio hanno definitivamente confermato quello che c'è scritto nella lapide appesa sul muro della sala d'aspetto: la strage fu opera del terrorismo fascista e ne conosciamo i nomi degli esecutori. Lo ha confermato, ancora due giorni fa, la sentenza di archiviazione dell'indagine sulla cosiddetta 'pista palestinese'. Bene, un punto fermo in una vicenda che ancora ha tanti lati oscuri.

Nel nostro paese non c'è stato solo il terrorismo neo, ma per tanti anni abbiamo visto all'opera le Brigate Rosse con le loro follie e le loro tante vittime. Anche Bologna ne è stata colpita. Io non credo di poter non ricordare in questo momento Marco Biagi, un uomo mite, un giurista di valore, che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare personalmente, lavorando con lui, e oggi da Ministro del Lavoro continuo ogni giorno a vedere il lavoro che ha fatto, ciò che ha seminato e la sua utilità. E quindi, anche a lui e a tutti quelli che come lui si sono impegnati a sostegno della volontà e della necessità di cambiare questo paese e hanno pagato così pesantemente va il mio ricordo. Qualche giorno prima di essere colpito, in un convegno qui a Bologna, Biagi diceva: 'Ho preparato il Libro bianco sul lavoro perché penso che serva uno strumento per un confronto sereno, per un buon dialogo positivo'. E vedete, purtroppo, come è andata a finire.

Il terrorismo nero, però, ha avuto una sua peculiare e terribile fisionomia: per il ricorso alle stragi indiscriminate con l'impiego delle bombe, per i suoi intrecci con pezzi deviati degli apparati di sicurezza e con la criminalità organizzata e con il lato oscuro della finanza. Intrecci, complicità e depistaggi che a partire della prima delle stragi nere, quella di Milano, sono stati ricostruiti progressivamente grazie alle indagini e alle sentenze della Magistratura e grazie anche ad accurate ricerche storiche, inchieste giornalistiche e al lavoro che hanno fatto le associazioni che hanno collaborato alla ricerca della verità continuando sistematicamente a rivendicare il bisogno di capire. Non dobbiamo per questo fermarci, perché tante vicende restano oscure a ancora non pienamente chiarite.

La piena verità, naturalmente, ci serve per punire tutti i colpevoli - i delitti di strage non si prescrivono - e per avere un quadro esatto del nostro passato, che accanto ai tanti progressi e miglioramenti che abbiamo realizzato è fatto anche di cose oscure che dobbiamo chiarire. Per questo l'impegno del Governo è pieno. Il 22 aprile scorso, a meno di due mesi dal suo insediamento, il Presidente Renzi ha firmato la Direttiva per la declassificazione anticipata di tutti i documenti in possesso delle Amministrazioni dello stato riguardanti le stragi di Ustica, di Peteano, dell'Italicus, di piazza Fontana, di piazza della Loggia, di Gioia Tauro, del rapido 904 e della stazione di Bologna. In quella occasione il Presidente Renzi ha espresso un concetto che voglio qui riportare oggi, perché sintetizza efficacemente le convinzioni e le intenzioni del Governo: 'Considero la decisione di oggi un dovere nei confronti dei cittadini e dei famigliari delle vittime di episodi che restano una macchia oscura nella nostra memoria comune'. Quindi, pensiamo ch evada rapidamente approvato il Disegno di Legge, attualmente all'esame della Camera dei Deputati, che introduce il reato di depistaggio: non è tollerabile che ci sia un tradimento dell'impegno nei confronti del popolo e delle istituzioni del nostro Paese.

Una lettura coordinata di tutti i documenti potrà certamente contribuire a definire un quadro più preciso di quelle terribili pagine della storia recente del nostro paese. Dunque, è opportuno accogliere le proposte che mirino a recuperare edifici pubblici non utilizzati per provvedere alla raccolta, all'archiviazione e alla digitalizzazione di tutti i documenti sparsi nelle sedi giudiziarie e della pubblica amministrazione, mettendoli a disposizione degli studiosi e dei cittadini. Può apparire banale occuparsi di un tema come questo, ma la storia e l'esperienza ci insegnano che sono gli strumenti che servono a far sì che le volontà diventino realtà. Quindi, se noi vogliamo continuare a testimoniare, se vogliamo continuare a ricercare, abbiamo bisogno dei documenti, dei materiali e abbiamo bisogno di non perdere la nostra memoria. L'archivio, che può essere considerato un ammasso di carte polverose, nella storia diventa uno strumento essenziale per garantire la possibilità di capire, comprendere e ricordare. Senza quell'archivio, senza quella storia, parti della verità possono sparire dalla memoria di un paese e noi non possiamo permetterci di perdere pezzi di storia e di memoria.

Prima di chiudere, voglio aggiungere qualche considerazione su quello che è stato fatto e che è ancora da fare per il risarcimento delle vittime del terrorismo. E' del tutto ovvio che qualsiasi risarcimento si possa riconoscere non può cancellare lo strazio delle ferite, dei traumi riportati negli attentati o il dolore della perdita di un famigliare. Tuttavia, il risarcimento rappresenta tangibilmente il senso che la comunità nazionale e le sue istituzioni cercano di essere vicine a chi ha sofferto i danni del terrorismo e delle stragi ad esso collegate. A partire dalla Legge 206 del 2004 è stato composto un quadro normativo che ha progressivamente definito le misure con il concorso attivo delle associazioni che raccolgono le vittime del terrorismo e i loro famigliari. Cito le associazioni e le ringrazio per ricordare il grand emerito che hanno di continuare a collaborare alla ricerca della verità e per aver tenuto vivo nella quotidianità il ricordo di quanto è avvenuto, specialmente tra i giovani che non hanno vissuto quegli anni, E credo che quanto ci diceva prima Paolo Bolognesi, l'accordo con il Ministero dell'Istruzione sia davvero, da questo punto di vista, un passo importante e una responsabilità che va ampiamente apprezzata. Il lavoro sul tema dei risarcimenti è andato avanti. Ancora nei giorni scorsi, nell'esame del Decreto legge di riforma della pubblica amministrazione, con il sostegno pieno del Governo, sono state inserite norme che risolvono una parte significativa dei nodi interpretativi ancora aperti.

Ci sono ancora problemi irrisolti e, come sempre i nodi irrisolti sono i più complessi e difficili. Ma il lavoro che abbiamo svolto a Palazzo Chigi, e i risultati che sono stati raggiunti, ci dicono che questo metodo ha dato buoni frutti e con l'impegno congiunto del Governo e del Parlamento porterà alla piena attuazione della legge 206, che rimane l'obbiettivo per il Governo, da raggiungere il più brevemente possibile, utilizzando tutte le finestre normative e tutti gli strumenti tecnici che consentano di interpretare in modo equo e pieno quella legge.
Vi ringrazio per la vostra attenzione".

Testo non rivisto dall'Autore
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