Bologna, 21/03/2014

CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE. L'INTERVENTO DEL CONSIGLIERE MICHELE FACCI (FI-PDL)


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Di seguito, l'intervento del consigliere Michele facci, del Gruppo FI-Pdl, tenuto oggi nel corso della seduta solenne del Consiglio comunale per celebrare la diciannovesima Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.


"Autorità civili e militari, gentili ospiti, studenti tutti,
Colleghi consiglieri,

oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, ricordiamo le vittime di tutte le mafie.
La scelta del giorno non è casuale: nell'impegno e nella lotta a questo vero e proprio cancro, vorremmo tutti che fosse sempre primavera: come messaggio di speranza, di vita nuova, di impegno.
Come desiderio di potere vivere sempre una stagione migliore.

Purtroppo, abbiamo anche noi, qui al Nord, qui in Emilia-Romagna, qui a Bologna, la necessità di coltivare questo desiderio e questa speranza: la criminalità organizzata di stampo mafioso si è infatti insediata anche in casa nostra.

Nei nostri territori, le propaggini della criminalità mafiosa sono molto meno penetranti che altrove, ma la radice della mala pianta è purtroppo sempre la stessa.

Le statistiche diffuse dal Ministero della Giustizia, in ordine agli interventi effettuati dalle Autorità preposte nei confronti dei fenomeni di criminalità organizzata, sono degne di particolare attenzione: la nostra Regione è la terza al Nord Italia, e l'ottava su scala nazionale, ad essere interessata da questa pericolosa problematica, con negativi dati statistici in preoccupante ascesa.

La risposta da parte delle Istituzioni è stata ed è sicuramente sollecita, ma questi dati evidenziano purtroppo la cronica diffusione di una fenomenologia fino a poco tempo fa sconosciuta. Il numero dei beni confiscati alle mafie comincia ad aumentare progressivamente anche nelle nostre realtà, anno dopo anno: se i provvedimenti aumentano, questo significa che c'è vigilanza delle Autorità preposte, ma ovviamente significa, allo stesso tempo, che siamo stati contagiati dal virus, non siamo riusciti ad esserne immuni.

E come per tutti gli stati patologici, occorre individuare gli anticorpi, o meglio, il vaccino che ci possa aiutare a renderci immuni: e il vaccino altro non può essere se non una solida iniezione di legalità, intesa come cultura, come regole di vita, come virtuosa attività amministrativa in senso ampio.

E non dobbiamo pensare che questo sia un compito che spetti ad altri, fuori di qui, e che noi dobbiamo limitarci a prenderne atto. E' invece proprio il contrario: la cultura della legalità nasce da qui, dall'interno della Pubblica amministrazione, a prescindere dal livello della stessa.
La Pubblica amministrazione ha quindi il dovere – e anche noi come amministrazione del comune capoluogo di regione lo abbiamo – di alzare il livello di guardia e di attenzione.

Come bene ci ha ricordato non molto tempo fa proprio il Capo della locale Procura della Repubblica, non ci possiamo permettere di sottovalutare i chiari segnali che ci giungono dal territorio, nè tantomeno di tollerare gli stessi.

Abbiamo quindi il dovere, come Istituzione, di preoccuparci e di occuparcene, di attrezzarci, e di domandarci sempre se quanto facciamo sia o meno sufficiente, oppure se invece possiamo fare di più.

Abbiamo quindi la necessità di controllare meglio gli appalti, i subappalti (vero business per le organizzazioni criminali), le attività commerciali, specie quelle legate al credito, il settore dell'edilizia, delle forniture, lo smaltimento dei rifiuti, e via dicendo.

Abbiamo il dovere istituzionale di intervenire, anche a costo di farci dei nemici. Dico questo perchè spesso il malaffare è più vicino a noi di quanto in realtà non si possa pensare, le cosiddette persone "cerniera" sono nella pratica dappertutto, sono in mezzo a noi, sono spesso insospettabili cittadini, professionisti, a volte amministratori.
Al riguardo, mi vengono in mente le parole del compianto Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: "Ai funerali per delitti di mafia, la prima corona che arriva è sempre quella del mandante".
A dimostrazione di come sia stretta la vicinanza e la convivenza di tutti noi con la criminalità e con le persone che la animano e la gestiscono.

Ecco, tutti noi, che a vario titolo e con diverse responsabilità siamo pubblici amministratori, siamo chiamati a fare in modo che questa convivenza venga piano piano ridotta ed isolata, fino alla sua totale eliminazione.
E lo dobbiamo fare con il pretendere, a partire dai meno voluminosi e meno significativi rapporti contrattuali, fino agli appalti milionari, il rispetto delle regole e della trasparenza, con l'attivare misure straordinarie di monitoraggio sulle attività commerciali, con la predisposizione di sempre nuove forme di collaborazione e di supporto tra la Pubblica amministrazione e la Polizia Giudiziaria. Allo stesso tempo, occorre intervenire sempre più incisivamente per fornire alle persone, e specialmente alle attività economiche, quel necessario supporto per impedire che la crisi economica e le difficoltà oggettive del mercato del lavoro portino le famiglie esasperate a ricorrere a quella piaga, sempre più diffusa, che è l'usura, o che – peggio ancora – finiscano per spingere le stesse famiglie nel vortice della criminalità, per carenza di mezzi legali di sostentamento..
Certo, diverse misure specifiche sono state adottate dalle varie Pubbliche amministrazioni, ed anche dalla nostra, ma la strada è ancora molto lunga, oltre che insidiosa e piena di resistenze.

Per pretendere la legalità, dobbiamo essere i primi a praticare la legalità, ad ogni livello.

Come amministratori comunali, abbiamo quindi una grande responsabilità nei confronti dei cittadini, ed a questa responsabilità non possiamo e non dobbiamo sottrarci : siamo tutti coinvolti.

Dobbiamo infatti avere tutti il desiderio che un domani non troppo lontano, la giornata del 21 marzo torni ad essere celebrata, molto più semplicemente, come il primo giorno di primavera".
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