Bologna, 20/03/2015
|
"Buon giorno a tutti e grazie. Grazie a questa Regione Emilia-Romagna, grazie alla Città di Bologna. L'ho detto e lo ripeto, abbiamo scelto di venire qui innanzitutto per stima e per gratitudine, un senso di grande rispetto a questa regione e alla sua gente. Questa la ragione numero uno che ci ha portato a scegliere di essere qui: perché qui abbiamo trovato tra i primi supporti di una storia che ha venti anni, abbiamo trovato chi ci ha dato una mano a costruire dei percorsi, abbiamo trovato chi negli scaffali dei supermercati ha messo i primi prodotti con scritto 'Libera Terra, dalle terre confiscate dalle mafie', mentre altri ci dicevano che avrebbero avuto meno clienti se avessero esposto quei prodotti, ma ce l'hanno detto anche recentemente una grande catena di distribuzione in Italia, che non possono confondere quei prodotti sui loro scaffali. Grazie di tutto questo, ma forse io non devo dirvi grazie: avete fatto solo il vostro dovere. Punto e basta. Avete fatto solo il vostro dovere, perché dovremmo tutti inventarci di tutto, ma proprio di tutto, perché è da secoli che parliamo di mafie e dobbiamo dire basta. Mi piacerebbe sognare che si possa voltare veramente pagina tutti insieme, lo so che non è facile, non è semplice. Io vorrei vedere Agostino senza la barba e con i capelli tagliati. E' da anni che dice me la taglierò quel giorno in cui potrò avere la verità su mio figlio. La verità: ma voi lo sapete che il 70% dei familiari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità o ne conosce solo una parte. Non è possibile. Allora siamo qui per stima, per riconoscenza, anche se purtroppo siamo stati sfortunati quest'anno per lo sciopero degli aerei che ha portato alla cancellazioni di alcuni voli, quelli che vengono da Catania ad esempio, ma arriveranno stanchi morti, si andrà lontano a dormire, ma arriveranno con le loro fatiche, con le loro speranze. Qui tutti chiedono verità e giustizia. Ecco perché abbiamo voluto chiamare questa, giornata, questi momenti, questo percorso: 'La verità illumina la giustizia'. Lo avete capito, il perché. Voglio rivolgermi a voi politici, non dimenticando quelle parole del 14 maggio 1971, le ha pronunciate un papa, Paolo VI, quando a sorpresa diede della politica la più alta definizione e parlando nel Consiglio comunale dell'area metropolitana mi sembra giusto rivolgermi a voi che vi spendete per una politica di servizio, perché bisogna abitarla la politica e voi me lo insegnate, e Paolo VI la definì così: 'La politica è la più alta ed esigente forma di carità'. Sì, è un atto di carità la politica, perché vuol dire un impegno al servizio del bene comune che deve appartenere come impegno a tutti. E allora mi rivolgo a voi con stima e riconoscenza, ma anche per graffiare nelle vostre coscienze, per non dimenticarci che il comune denominatore per l'impegno di tutti, cristiani e laici, è la centralità della persona umana, è il servizio per il bene comune. Questa è la politica, e chi esercita responsabilità politiche è chiamato, pur partendo ognuno dai propri riferimenti e dalle proprie radici a rispondere innanzitutto ai bisogni fondamentali delle persone. La politica deve rispondere a questi bisogni fondamentali delle persone, a questo servizio del bene comune. Allora, vi faccio l'augurio più grande: noi dovremmo difendere meno la nostra identità e appartenenza e dobbiamo difendere di più la giustizia e l'umanità calpestata. Quando vedo la preoccupazione più per le proprie sigle, per i propri equilibri e non si trova la forza, il coraggio e la determinazione di servire a quel bene comune, e io credo, scusate se vi dico questo, ve lo dico con affetto e riconoscenza, stima, perché ci avete accolto ed è per noi una gioia essere qui, con tutta quella fatica che questi amici si portano dentro di loro, ma per voi, come per tutti noi alla sera della vita ci verrà chiesto se abbiamo difeso, se ci siamo impegnati per difendere i poveri, gli ultimi, i più vulnerabili, se ci siamo spesi per gli altri, questo ci verrà chiesto a tutti, che piaccia o no. E allora, in questo senso io credo, a questo Consiglio che ci accoglie così in modo solenne, auguro di ritrovare insieme il senso di una politica di cui abbiamo bisogno nel nostro paese, che sia capace di soddisfare la fame e la sete di giustizia delle persone e della partecipazione che permette di dare senso alla vita di tutti. E' questo l'augurio. Ieri ero a Napoli, a Casal di Principe, prima, a ricordare un sacerdote ucciso, il nostro Don Peppino Diana. Eravamo tanti a ricordarlo e poi la gioia che su richiesta di cittadini, di comunità, di gruppi, si è chiesto al vescovo se è possibile cominciare un percorso, come è stato per Don Puglisi, anche se già per noi Don Peppino è già Beato, ma c'è chi lo vorrebbe anche lui, per quello che è stato il suo martirio, il suo sacrificio. E l'omelia che ieri mattina alle 7,30 esattamente nell'ora in cui è stato ucciso in sacrestia, mentre si preparava, il Parroco di san Nicola di Casal di Principe a celebrare la Messa, con il vescovo che ha fatto un'omelia stupenda. Sono ventuno anni che vado tutti gli anni a casal diPrincipe e devo dire che per tanti anni non c'era praticamente nessuno. Nessuno. Nessuno. Ieri eravamo in tanti, e quindi il vescovo che dice 'cominciamo a vedere, perché per la gente è molto importante avere dei punti di riferimento'. E lui aveva scritto una pagina bellissima, io ero stato da lui un mese prima a incontrare la sua gente e poi in un gionaletto aveva scritto invitando la sua comunità parrocchiale a risalire sui tetti a riannunciare parole di vita. Io credo che tutto il nostro paese, che l'Italia deve salire sui tetti a riannunciare parole di vita, di speranza, di giustizia, di chiarezza, di trasparenza. E nel pomeriggio, alla presenza come voi oggi qui, di questore, prefetto, le massime autorità e di tanti famigliari a Napoli, abbiamo letto i nomi di tutte le vittime. Questa mattina in tante parti d'Italia, prima di partire per arrivare a Bologna stanno leggendo quei nomi, per non dimenticarci che il primo diritto di ogni persona è di essere chiamato per nome. Ieri una ragazzina mi ha consegnato un piccolo cuore, quando il 31 dicembre del 2007 a Torre Annunziata le hanno ucciso il papà, Giuseppe Vera Palumbo, lei aveva tre mesi, e ieri è arrivata con questo cuore tutto colorato e mi ha chiesto se potevo leggere la sua lettera al papà. Allora, ricordando ieri, vi leggo la lettera che lei mi ha chiesto di leggere, il papà si chiama Giuseppe e ieri era la sua festa e voleva anche lei essere presente con sua madre, ha voluto scrivere al suo papà. Nel palazzo della Regione di Napoli sono state esposte delle gigantografie che resteranno per tutto un anno: sono impressionanti perché sono i volti delle vittime e tutte sorridono e quegli occhi ci fulminano, ci guardano, questo grande quadrilatero con queste immense fotografie con i volti di tutti lo troverete impressionante. Vi leggo il messaggio di Ludovica che ho letto ieri, quando in quell'interminabile elenco di nomi, con quelle immagini di occhi e sorrisi che ci graffiano dentro e ci chiedono di fare meno parole e più fatti, di assumerci di più la nostra parte di responsabilità: 'Caro papà, oggi è la festa di tutti i papà, mi piacerebbe festeggiare con te questo giorno, ma so che dal cielo tu mi stai guardando. Oggi io e la mamma per te prepareremo le zeppole di san Giuseppe che a te piacciono tanto, anche perché oggi è il tuo onomastico. Ti abbraccio forte forte e ti faccio tanti auguri. Ludovica'. Troverete certo qualcuno che dirà che sono le solite cose emotive, ma non lo possiamo dire a Ludovica che il suo papà non lo ha conosciuto che sono le solite cose emotive, quando è arrivata con il suo cuoricino e ci ha chiesto se potevamo leggere la lettera al suo papà. E qui avete sentito un papà che sogna di tagliarsi quella barba, e chiede solo giustizia e verità. Perché troppo fango sulla storia di suo figlio che invece era un ragazzo generoso e coraggioso. Non posso dimenticare le parole di Giovanni Falcone che voi conoscete molto bene, ma che sono necessarie oggi, qui, quando un giorno disse: 'Adesso, fortificati dalle esperienze, nel bene e nel male acquisite, è tempo di andare avanti, non con sterili declamazioni e non più confidando sull'impegno straordinario di pochi, ma con il doveroso impegno ordinario di tutti, in una battaglia che è innanzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta'. Mi pare importante ripetere che non può esservi l'impegno straordinario di qualcuno, ma deve esservi impegno ordinario di tutti. Ecco allora che Libera è nata così vent'anni fa, per gridare con forza che le mafie sono un problema di grande trasversalità, che le radici storiche forse sono sì al Sud, ma che gli affari li hanno sempre fatti al Nord, per dire che il vero problema oggi non sono solo i poteri illegali mafiosi, ma sono anche i poteri legali che si muovono illegalmente. E anche i fatti di questi giorni ce l'hanno sbattuto in faccia con una certa violenza, per dirci ancora una volta che il problema più grave no è solo chi f ail male ma quanti guardano e lasciano fare, per dirci ancora una volta che le verità passeggiano per le vie delle nostre città. C'è chi sa, c'è chi ha visto e allora siamo qui con questa consapevolezza e con questa forza. Ringrazio il Presidente della Repubblica che al suo primo messaggio rivolto a voi, anche lui, sapete, suo fratello è morto fra le sue braccia, una storia complessa e complicata quella della sua famiglia, ma quella morte ha segnato nella sua vita un solco di demarcazione, come la tempesta che è arrivata nelle vostre vite le ha cambiate. Il Presidente ha scritto dicendo:'la Giornata nazionale ve la siete inventata voi', purtroppo è da venti anni che chiediamo al Parlamento italiano che la decreti come la giornata della memoria e dell'impegno del nostro Paese. Ma c'è chi non la vuole, c'è chi la etichetta, c'è chi dice che è colorata in un certo senso. Ma Libera non ha nessun colore, nessuna bandiera di nessuno, di nessuno. Vi prego, guai a chi dà un colore a Libera è disonesto, perché Libera al suo interno tutti i volti di storie diverse di persone. Nessuno si nasconda dietro Libera. E la cosa più difficile, la porta aperta per tutti nella chiarezza e nella trasparenza. Domani l'unica bandiera sia quella di Libera, perché Libera è un coordinamento di 1600 associazioni che si riconoscono in quest'impegno, in questa ricerca di verità e di giustizia ed è l'unica realtà che è riuscita a contenere tutti i sindacati insieme nel corso di questi anni e questo è già un miracolo. Insieme. Non bandiere di nessuno, ma una bandiera sola che ci deve unire e noi ci auguriamo che questo grido che da 20 anni chiediamo a questo Paese di riconoscere, perché l'avete voluto voi - il 95% di famigliari delle vittime chiede - e non possono essere i senatori e i deputati a decidere se ci debba essere questa giornata o ce ne debba essere, come qualcuno vuole, un'altra. Non possono essere loro. Ci sarà pure qualcuno che ascolta la voce dei cittadini, la vostra voce. Il Presidente dice la Giornata Nazionale ci permette di ribadire con fermezza un no incondizionato nei confronti di ogni forma di criminalità organizzata. E attenti - il passaggio più importante - e di complicità, connivenza o semplice acquiescenza. E sta qui il grido del Capo dello Stato, perché sarebbe troppo facile fermezza solo nei confronti delle organizzazioni mafiose, ma le mafie sono nessuno sapete se non trovano quelle alleanze, quelli che li prendono a braccetto e gli permettono di avere tutto questo potere e di fare tutti questi affari. E allora mafie e corruzione sono veramente due facce della stessa medaglia, oggi più che mai, nel nostro Paese. Le altre cose ce le diremo domani, camminando insieme. Vi prego domani a leggere i nomi sarete molti di voi, però domani, chiunque sia a camminare deve spogliarsi del suo ruolo. Domani camminiamo, tutti cittadini, siamo tutti cittadini semplici, con la voglia e la passione dentro di portare anche noi la nostra zampata, per dare veramente una spinta perché in questo Paese si possa voltare pagina. Lasciatemi ricordare Pio La Torre, perché è stato il protagonista di quel 416bis che io credo oggi dovrà essere aggiornato, perché dopo tanti anni si sono aggiunto tanti altri passaggi, ma tocca a chi ha quella responsabilità farsene carico. Noi vogliamo solo portare il nostro umile contributo. Pio La Torre disse questo - non vide la sua legge, lo uccisero prima, ma le sue parole restano per noi importanti - disse: 'dobbiamo considerare la lotta alla mafia come un aspetto molto importante e decisivo - era l'82 - non a sé stante, ma nel quadro della battaglia più generale per la difesa dello Stato democratico e quindi della lotta per l'ordine democratico nel nostro Paese'. Credo che lo dobbiamo ripetere con umiltà e con forza ancora oggi. Allora vi invito, chi lo desidera a riflettere e a pregare questa sera. Leggeremo tutti quei nomi nella Cattedrale. L'anno scorso è venuto il Papa e quando gli dissi guardi che l'elenco è molto lungo, è lungo, lui disse io vengo e voglio stare tutto il tempo, voglio abbracciare i familiari, non potrò camminare con voi - per varie ragioni altrimenti lo avrebbe fatto, sapete. Domani il Papa sarà in contemporanea a noi a Scampia, sarà in quella terra dove molte persone hanno perso la vita per questa violenza criminale e mafiosa. E domani cammineremo insieme, tutti uguali come cittadini, non ci saranno onorevoli, non ci saranno nomi importanti, non ci saranno sindaco, saremo ognuno con la propria responsabilità, ma saremo tutti uguali. E non dimenticate che a camminare con noi ci saranno tanti ragazzi e tante ragazze della giustizia minorile, perché dovete sapere che ad andare nelle carceri dai minorenni oggi in Italia sono i familiari delle vittime di mafia. Molti di loro hanno scelto di andare lì, non lo si può chiedere a tutti e Libera sta portando avanti dei progetti con la Giustizi minorile italiana proprio perché, proprio perché, vedete, sono andato in carcere l'altra mattina, in grande silenzio, a incontrare quei ragazzi, quelle donne, quei giovani che hanno sbagliato, che devono rispondere, ma che devono anche potere trovare delle prospettive. Chiudo con loro, cammineranno con i familiari i ragazzi della giustizia minorile, accompagnati dai loro educatori, dalla polizia penitenziaria in borghese, stanno facendo dei percorsi meravigliosi. E non dimenticherò mai quella donna che camminerà con noi, che non vuole apparire, ma che è qui con noi, quando proprio in un carcere tempo fa, eravamo insieme nel cortile del carcere minorile, e questa donna nella sua grande riservatezza e umiltà a u certo punto mi ha detto: 'Stammi vicino perché quel ragazzo che sta venendo verso di noi è quello che ha ucciso mio figlio. Ma io, quando ho visto le condizioni della sua famiglia, quando ho visto dove abitano, io e mio marito ci siamo chiesti che cosa fare. Ha l'età di mio figlio, ha ucciso mio figlio, è giusto che la giustizia faccia il suo percorso, ma ci siamo chiesti quando uscirà chi lo accoglierà. E siamo noi che veniamo a trovarlo e noi lo aspetteremo'. Sono tante storie qui che attraversano questi nostri amici che sono cariche della loro fatica e del loro dolore. E allora non dimenticate che non è un corteo, è un abbraccio a loro, è una memoria che ha un grande valore etico, sociale, ma anche politico. Sono loro, cari amici e vi ringrazio del Consiglio, che ci stimolano a ricercare una maggiore giustizia, come avete sentito nelle parole accorate di Agostino, a impegnarci di più per quei valori che vanno affermati nella vita quotidiana, nel nostro essere fino in fondo cittadini responsabili. Domani saremo tutti cittadini responsabili che cammineranno insieme e vi prego, cerchiamo di fare insieme di fare insieme della memoria il seme di una nuova speranza. Meno si parla di Luigi Ciotti, più ci fate un regalo, perché è il noi che vince, non è opera di navigatori solitari. E diffidate di chi strumentalizza le persone. Libera c'è perché è un noi, è un noi, fatene parte anche voi".
|