Bologna, 04/05/2015

CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE LEMBI IN RICORDO DI MIRELLA BORTOLOTTI. IL CONSIGLIO LE HA DEDICATO UN MINUTO DI SILENZIO


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Di seguito l'intervento, in apertura della seduta ordinaria del Consiglio comunale odierno, tenuto dalla presidente Lembi in ricordo di Mirella Bortolotti. La presidente ha chiesto al Consiglio di dedicarle un minuto di silenzio.

"Cari consiglieri e consigliere, gentili componenti della Giunta, voglio dare il benvenuto alle persone presenti in Consiglio oggi, che hanno scelto di partecipare a questa parte del Consiglio comunale in cui intendiamo ricordare Mirella Bartolotti, venuta a mancare nei giorni scorsi.
Come in modo puntuale è stato osservato da Cesare Sughi, 'la figura della Bartolotti ci riporta ad una fase cruciale della nostra vita politica e culturale' e per questo scelgo di aprire il Consiglio Comunale di oggi ricordandola.

Era nata ad Alfonsine in provincia di Ravenna il 2 aprile del 1931, il padre Raoul, funzionario pubblico, letterato, la madre Ada, maestra elementare.
La famiglia, di salde tradizioni antifasciste, aveva piena consapevolezza dell'impegno delle donne per l'emancipazione. A testimonianza di questo farò un breve cenno alla biografia famigliare di Mirella Bartolotti, ricordando la nonna materna, Domenica Vasi, mandata in risaia all'età di nove anni, ortolana per tutta la vita, unica componente della famiglia a sapere leggere e scrivere, perché volle fare studiare tutte le tre figlie (la madre di Mirella divenne maestra, le altre si laurearono).
Le generazioni delle giovani ragazze di oggi, protagoniste della piena scolarizzazione delle donne - da circa 20 anni in Italia è più alto il numero delle laureate rispetto ai laureati - deve moltissimo a queste pioniere che per prime ci hanno abituato all'idea di sentirci a nostro agio in un'aula universitaria, dopo otto secoli di esclusione.
Vale la pena ricordare, inoltre, che ad inizio del secolo scorso Bologna è città impegnata in una massiccia azione comunale di contrasto all'analfabetismo. Ricordo tra tutte la campagna elettorale con cui Francesco Zanardi venne eletto Sindaco nel 1915, le cui parole d'ordine erano Pane e Alfabeto.
Nella famiglia di Mirella Bartolotti questo diviene un impegno quotidiano, insieme con la lezione secondo cui le donne possono essere anche altro oltre che 'angelo del focolare' modello femminile prevalente su cui il fascismo costruisce parte dell'identità nazionale.

Mirella Bartolotti crebbe in questo contesto quando, nel 1956 viene eletta in Consiglio comunale a Bologna con 123.090 preferenze ed eletta anche assessore ai problemi delle donne, assistenza e beneficenza.
In un Consiglio comunale di 60 componenti in cui le donne elette furono 7, Mirella Bartolotti fu l'unica donna a sedere in Giunta, la prima in assoluto a ricoprire un incarico di governo comunale a Bologna, il primo assessore ai problemi delle donne in tutta Italia, ci dice la rivista NoiDonne nel 1957, assegnando a Bologna (quella del Sindaco Dozza) l'essere stata la prima amministrazione comunale ad aver voluto affrontare le cause di disuguaglianza tra le persone, facendosi carico del punto di vista delle donne nella squadra di governo della città.
'Noi Donne', il periodico dell'UDI, l'associazione femminile più longeva d'Italia, nel 1957 salutava questa scelta con il titolo profetico: “un po' di futuro a Palazzo d'Accursio” e poi scriveva: 'i bolognesi, dopo aver superato la prima impressione di perplessità, hanno accettato il nuovo singolare assessorato comunale, quello ai problemi femminili, convinti che sia un'iniziativa felice e vantaggiosa non solo per le donne, ma per tutta la città'.
Il settimanale 'La Lotta', il 10 gennaio 1957 coglieva poi un punto importantissimo, su cui, molto più avanti, si sarebbe costruita la fortuna di quella delega: 'le novità a Bologna erano due: l'assessorato ai problemi della donna e quello al lavoro assegnato a Giorgio Scarabelli'.
Nella conferenza stampa di presentazione del lavoro dei due assessorati, Bartolotti fu molto decisa nel presentare il proprio lavoro. Disse:
'Vi sono problemi infatti che interessando tutti i cittadini, manifestano una particolare accentuazione in riferimento alle condizioni della donna' e ancora, dopo aver ben definito di quali condizioni si stava parlando: scarsa scolarizzazione, accesso marginale al mondo del lavoro, Bartolotti affermava 'questi e altri dati pongono in luce una situazione piuttosto precaria da cui discende l'esigenza di avere nel nostro Comune un Assessorato che dedichi ad essa una attenzione particolare (...) per questo, in ogni quartiere della città, verranno presi contatti e stabiliti permanenti legami con tutte le donne mediante frequenti incontri'.
Dicono entrambi gli assessori che, anche se i problemi appena segnalati (questione femminile e lavoro), non possono essere risolti direttamente dal Comune, tuttavia lo stesso può 'concorrere alla loro soluzione mediante un'azione costante ed illuminata, di guida e di orientamento che, seppur svolta anche in passato, richiede, allo stato attuale delle cose, un assessorato specificatamente dedicato a questo compito'.
Ecco il punto quindi: problemi non nuovi che necessitano, per essere affrontati, di nuovo vigore, di nuove scelte, anche di nuovi strumenti amministrativi.
Dozza fece quindi una scelta precisa: tradusse in atti concreti ciò che poco prima aveva dichiarato in un intervento rivolto alle donne riunite in occasione della Conferenza della donna lavoratrice promossa dalla Camera del Lavoro di Bologna dove affermò: 'l'amministrazione comunale si sente vicina alle donne lavoratrici: fra i suoi primi compiti e doveri sente quello di fare tutto ciò che è in suo potere per esse”. Disse anche che il compito dell'assessorato - parole preziose - era quello di 'studiare e analizzare tutti i problemi che si pongono alle donne della nostra città, complicando in mille modi la loro vita'.
Mirella Bartolotti si dedicò a questo per tutto il mandato.
Le prime iniziative del nuovo assessorato mirarono a fornire un sostegno concreto ai bisogni delle donne partendo da quelli delle donne lavoratrici: nel bilancio del '57 furono stanziati 5 milioni di lire per affittare i locali da adibire ad asili e costruirne sette di nuovi (compito per cui un'altra donna, Adriana Lodi, nei mandati successivi si impegnò duramente). Vennero poi istituite lavanderie elettriche pubbliche, questione che fu molto seguita da un'altra amministratrice, Vittorina Tarozzi.
Spero di non aver dato l'impressione di dilungarmi troppo sulla questione della delega affidata da Dozza nel 1957. Volevo mettere in evidenza che, mentre nel Governo nazionale quel punto di vista è stato pienamente riconosciuto con la creazione del Ministero delle Pari Opportunità nel 1996, Bologna vede affidato questo incarico amministrativo a Mirella Bartolotti nel 1957.
Mirella Bartolotti fu nuovamente eletta nel mandato successivo incrementando il numero dei voti ottenuti cinque anni prima. Ebbe anche incarichi politici anche se, la politica, a un certo punto la mise da parte, credo come troppo spesso accade quando le donne non sono più una novità. Mirella Bartolotti non si era tuttavia limitata all'impegno amministrativo.

In questi giorni, giustamente, i due giornali che ne hanno parlato hanno messo in evidenza il suo lavoro di storica attraverso alcune pubblicazioni che si possono considerare in senso stretto opere divulgative, ma che sono a mio parere molto di più.
Bartolotti ha collaborato al manuale 'Corso di Storia', insieme col marito, il professor Finzi, un manuale per i licei di alto livello che ebbe buona fortuna;
inoltre, ha lavorato a due volumi di una collana monografica di Storia pubblicata dalla Zanichelli intitolata 'Le origini del fascismo'. Un'opera importante (tradotta in altre lingue, che ebbe molta fortuna in Portogallo) perché fece il punto sulla storiografia fino ad allora.
Non sono però solo queste due opere a parlare in favore della qualità del suo lavoro in quanto storica: aveva collaborato con Zangheri ad una ricerca (fortemente voluta da Luciano Romagnoli, segretario della Federbraccianti) sulle lotte agrarie in Emilia Romagna. Il volume, pubblicato da Feltrinelli nel 1960 si intitolava 'Lotte agrarie in Italia. La federazione nazionale dei lavoratori della terra. 1901 – 1926'. Faceva seguito ad una conferenza, tenuta solo cinque anni prima, che a lungo fu l'unico punto di riferimento in tutta Italia su questi temi.
Inoltre, si occupò di storia di Bologna, soprattutto del '400, al tempo del Papato di Nicolò V.
Cantinori le aveva chiesto di essere sua assistente, ma lei, impegnata in politica e molto attiva come insegnante, aveva preferito non dedicarsi all'Accademia.
Sobria, modesta, parole non scelte a caso dal professor Gianni Sofri, che ai famigliari, nel momento della scomparsa si è rivolto per sottolineare come questo modo di essere le abbia 'impedito di ottenere quei riconoscimenti, sul piano degli studi, che ampiamente meritava'.
Fu, inoltre, segretaria del circolo di cultura a Bologna, cui parteciparono intellettuali del calibro di Francesco Flora, Giuseppe Branca, Giovanni Favilli, Mario Oliviero Olivo e molti altri ancora.

Il professor Finzi, suo marito, che ho sentito in questi giorni, per manifestargli il nostro cordoglio, ha tenuto a dirmi che fino alla fine si è battuta per un mondo in cui la dignità di ogni uomo e di ogni donna fosse l'obiettivo da raggiungere.
Lascia il marito Roberto e la figlia Federica, la piccola Sofia, sua nipote, cui rivolgo il cordoglio del Consiglio Comunale di Bologna.

Invito il Consiglio, la Giunta e le persone presenti a tenere un minuto di silenzio in memoria di Mirella Bartolotti".
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