Bologna, 29/05/2015
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"Saluto il sindaco di Bologna e il Consiglio Comunale per le belle parole che hanno detto e anche Federica e Andrea per l'onore che mi hanno fatto, invitandomi oggi qui in quest'aula alla quale sono molto legato, perché è il simbolo della nostra città e anche della sua grande passione politica. Cari amici, a distanza di tre anni, la tristezza per la perdita di Maurizio Cevenini non si è fatta più lieve. Il "Cev" come lo chiamavano tutti era un amico, un uomo gentile e per bene, ma soprattutto era un politico impegnato e onesto, un amministratore appassionato, un uomo di sinistra e un democratico sincero e autentico. Ed era un bolognese doc, quel ponte tra i cittadini e le istituzioni che lo rendeva molto amato da tutti, è stato detto, indipendentemente dalle appartenenze di parte. Popolare senza essere populista, sapeva connettere la città e il Palazzo, in una Bologna che ha sempre visto nel Comune un punto di riferimento imprescindibile anche negli anni più difficili. La sua passione civile, il suo entusiasmo, il suo garbo e la sua correttezza hanno lasciato un segno importante nella vita pubblica di questa città. Aveva tante anime il Cev: politico, tifoso sfegatato del Bologna -credo che sia in palpitazione anche da lassù in questo momento, vista la scadenza di stasera; sindaco del Dall'Ara - come lo chiamavano - recordman indiscusso di matrimoni celebrati in Comune, mister preferenze - oltre 19.000.000 quelle raccolte nel 2010 alle elezioni regionali. E' molto difficile tracciare il profilo di un uomo così poliedrico e complesso, per questo mi limiterò a sottolineare brevemente i tratti che nel mio ricordo ne rendono la figura ancora così presente. Negli oltretrent'anni del suo impegno pubblico, iniziato nel 1980 nell'allora Pci come consigliere di Quartiere ai Colli ha testimoniato ininterrottamente la sua interpretazione della politica come servizio e come impegno per il bene comune. Credo sia istintivo per tutti noi associare il nome di Maurizio Cevenini al suo amore per Bologna e per i bolognesi, quei bolognesi per quali non si è mai risparmiato, dedicando loro forze ed energie. Sotto le Due Torri la sua storia politica si è inevitabilmente intrecciata con la vita di tante persone e sopratutto di tante coppie che ha unito in matrimonio nella Sala Rossa di Palazzo d'Accursio che oggi porta il suo nome. Sono 4000 in soli15 anni, un record di cui andava fiero. Il Cev era ovunque, la sua presenza e la sua cordiale disponibilità hanno sempre rappresentato il caposaldo di ogni manifestazione popolare di Bologna, dagli appuntamenti politici alle iniziative di beneficenza, agli incontri con i cittadini in Quartiere ai raduni sportivi, in particolar modo allo stadio, dove non mancava mai. Era sempre lì tra le Istituzioni democratiche e la gente, sentiva gli umori e toccava il polso dei cittadini. Aveva la capacità innata di interpretare il sentimento collettivo e una sensibilità sociale che lo rendeva in grado di instaurare con estrema naturalezza rapporti di fiducia e di confidenza anche fuori dal suo schieramento politico di appartenenza. Proprio per questo era guardato con sospetto, talvolta con sarcasmo e ironia dai colleghi della politica, ma proprio per questo, quando l'8 maggio del 2012 ha deciso di porre fine alla sua vita ha lasciato un'intera comunità nell'incredulità e nello sgomento. Ricordo quando all'indomani del suo ricovero in ospedale andai al trovarlo. Maurizio fu molto contento della mia visita, era un'ulteriore dimostrazione che l'affetto che le persone nutrivano nei suoi confronti non aveva confini politici e prescindeva dalle appartenenze partitiche. Ci sedemmo, chiacchierammo a lungo, era molto stanco ma sereno: in quell'occasione mi sentii di dargli un consiglio fraterno: "smetti di andare sempre in giro, gli dissi, devi darti una calmata!". Lui mi rispose con la spontaneità e la schiettezza che lo contraddistingueva: "io sto bene in mezzo alla gente, mi rilasso. Tu pensi che sia una fatica per me, ma quando partecipo alle tombole o ai tornei di carte mi sento a casa mia, non è questo il motivo della mia stanchezza". Dunque questo suo bisogno di stare continuamente in mezzo alla gente era probabilmente un modo per esorcizzare una timidezza innata, così come il suo sorriso affabile attraverso il quale riusciva a mascherare un carattere in realtà più chiuso e introverso. E la politica vissuta tra le persone, quella politica che come ebbe a dire, "quando ti entra nelle vene non ti lascia mai", era il suo rifugio. Ecco perché quella dell'ottobre del 2010 fu la più difficile delle rinunce. Quella che aveva spezzato via di colpo il sogno di una vita, la possibilità di diventare primo cittadino di Bologna. "La mia corsa si ferma qui", aveva scritto nella lettera con cui aveva annunciato il proprio ritiro dalla corsa a candidato sindaco a seguito di un'ischemia, "ma ci sono momenti in cui è necessario avere l'umiltà di fare un passo indietro". Ed è proprio in quel passo indietro che oggi si possono rintracciare le radici di una crisi esistenziale profonda, di una solitudine non sempre colta dai pur tantissimi amici che gli sono stati vicini. A tre anni dalla sua scomparsa la storia di Maurizio Cevenini continua, essa rappresenta una bella pagina di interpretazione della politica. Mi auguro che insieme al rimpianto per non avere saputo cogliere in tempo la sua tristezza resti viva in tutti noi la lezione umana di come la persona, quella vera, possa essere semplice, familiare, comprensibile e amata dagli altri. Certo, non avremmo voluto perderlo così, ma è un motivo in più per pensare insieme a ciò che rappresenta la nostra città di Bologna, la sua storia e i nostri uomini migliori. Il senso di un destino comune che lo scorrere degli anni ci fa sentire sempre più fortemente."
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