Bologna, 02/08/2012

2 AGOSTO, 32° ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL MINISTRO DELL'INTERNO ANNAMARIA CANCELLIERI


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Trasmettiamo intervento del Ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, tenuto questa mattina nella Sala del Consiglio comunale di Bologna in occasione del 32° anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.


"Cari familiari delle vittime della strage del Due Agosto,

non me ne vogliano il sindaco, gli onorevoli, i consiglieri, tutte le autorità che saluto calorosamente, ma è a voi, prima di tutti, che voglio rivolgermi.

A voi, mamme, papà, figli, nipoti, zii, che avete pagato un prezzo assurdo per quella maledetta bomba.

A voi che con composta dignità avete portato il peso di questo dolore immenso e che con costante tenacia avete preteso la verità.

A voi che a distanza di 32 anni - sono sicura - ancora vi chiedete: perché? Da chi?

A voi che con la vostra presenza ci rammentate, quotidianamente, il dovere della memoria.

Cari familiari considero un onore poter essere qua, nella sala del Consiglio Comunale di Bologna, oggi, a commemorare la Strage del Due Agosto 1980.

Non è la prima volta.

Due anni fa lo feci come Commissario del Comune.

Oggi sono commossa e onorata di poterlo fare come rappresentante del Governo.

Ed è a nome del Governo, oltre che mio personale, ma vorrei dire a nome di tutto il popolo italiano, che vi porto i sentimenti di vicinanza, solidarietà e partecipazione.

Ricordare le vittime di qualsiasi reato è un dovere civico.
Ricordare le vittime dell'orrenda strage è qualcosa di più.

L'efferatezza, la crudeltà, l'assurdità di quel gesto che ha colpito cittadini inermi per perseguire un folle disegno di destabilizzazione dello Stato, rende il ricordo un imperativo morale, direi politico, nel senso più alto del termine.

La memoria, in questo caso, non chiama in causa solo le nostre responsabilità di cittadini, ma quelle di uomini.

Sono convinta che quella bomba, così come purtroppo le tante altre bombe che hanno insanguinato l'Italia in quegli anni, siano prima di tutto un crimine contro l'umanità per il totale disprezzo della vita umana che portava con sé, per la cieca ferocia, per l'efferatezza che le ha contraddistinte.

Ecco perché la vostra composta reazione, quella di questa grande città e quella dell'intero popolo italiano sono un valore che va ricordato, tramandato, onorato.
È un valore assoluto.

Un valore che ci appartiene e che dobbiamo rivendicare con forza, contrapponendolo a quelle false rappresentazioni di un costume italico dalla coscienza civile debole e vacillante.

Non è così e, se ci fosse bisogno di tangibili dimostrazioni, una di queste è proprio nella reazione della città e di tutto il Paese messa in mostra dopo la bomba alla stazione.

Consentitemi di sentirmi anche un po' bolognese perchè questa città mi è entrata nel cuore. Bologna in quelle ore e in quei giorni mostrò al mondo intero quelle doti di umanità, solidarietà, efficienza e tenuta democratica che spesso tiene celate dietro la proverbiale riservatezza.

Voglio dirlo con le parole che usò il sindaco Renato Zangheri, cui va un rispettoso saluto, durante l'orazione funebre per le 85 vittime della strage.

"Sono state attaccate le conquiste della Costituzione - disse - il diritto dei lavoratori a costruire una società più giusta, le attese delle giovani generazioni, l'esigenza umana e politica del cambiamento. Ci batteremo duramente perché questa prospettiva non sia negata. Abbiamo forze e convinzioni che non si esauriranno nel giro dei giorni e degli anni".

Aveva ragione Zangheri.

Aveva perfettamente ragione. Non solo Bologna. E' stata tutta l'Italia intera, con la sua gente, a contrapporre le ragioni della democrazia alla follia delle bombe; la forza della vita al nichilismo della morte.

È stata l'Italia intera a mostrarsi più forte delle stragi, più forte anche di chi avrebbe voluto fargli prendere derive totalitarie.

Un cammino duro, difficile.

Il raggiungimento della verità giudiziaria sugli autori del massacro costato la vita a 85 persone e la salute a più di 200 feriti non è stato né breve né indolore. È stato lungo, faticoso, pieno di insidie e di tranelli.

C'è voluta tutta la forza, la pazienza, la volontà dei familiari delle vittime, dei magistrati, delle istituzioni bolognesi e, lasciatemelo dire, la fiducia dei cittadini italiani, per arrivare a scoprire i responsabili di un episodio, che per la sua devastante brutalità, non può essere catalogato come il semplice gesto di qualche folle.

Molti interrogativi però restano ancora senza risposta e, di fronte a questi, non possiamo lasciare chiusa nessuna porta.

E io sono con voi pronta a percorrere tutte le strade che possano portarci a comprendere fino in fondo quello che accadde in quegli anni.

C'è una verità giudiziaria, ma ci sono molti passi avanti da fare per arrivare a una ricostruzione della verità storica senza alcun pregiudizio di sorta, con spirito laico e onestà intellettuale.

Un obiettivo che va perseguito - come ha detto il Presidente della Repubblica - "con rigore di metodo, con giusto distacco da una condizionante vicinanza emotiva o da troppo facili schemi interpretativi, e con possibilità maggiori di accesso a tutte le fonti essenziali".

Gli strumenti per farlo ci sono.

È in corso - e lo ha detto proprio il Presidente Napolitano in occasione del giorno della memoria, il 9 maggio scorso, dedicato alle vittime del terrorismo - un'evoluzione positiva in materia di accesso agli atti, compresi quelli degli organismi di intelligence e sul terreno della riorganizzazione dei loro archivi per accelerare il versamento di documenti all'Archivio storico del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) e quindi all'Archivio Centrale dello Stato, presso il quale siano consultabili.

Attraverso la vigilanza e la sollecitazione esercitate dal COPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica), il Parlamento segue più in generale il rinnovato impegno del Governo all'applicazione di regole stringenti in materia di ricorso al segreto di Stato che scongiurino il pericolo delle distorsioni, durante gli anni del terrorismo e delle stragi, che sono state spesso e in più sedi denunciate.

E proprio ieri è stato approvato il provvedimento che amplierà i poteri di controllo del Parlamento sull'utilizzazione del segreto di Stato.

Del resto, proprio il Presidente Monti poche settimane fa, esattamente il 23 maggio scorso, in occasione della commemorazione delle stragi di Capaci e via D'Amelio, ha usato una frase inequivocabile che è un impegno di questo governo: "L'unica ragione di Stato - ha detto Monti - è la verità".
Per quanto mi riguarda, aggiungo, mi impegnerò sempre perchè vengano dati tutti i possibili contributi alla verità e alla trasparenza.

Per troppo tempo abbiamo assistito all'indecoroso esibizionismo dei carnefici che ha prevaricato i diritti delle vittime.

È una stortura della nostra democrazia, un prezzo altissimo che dobbiamo pagare per la conquista ed il consolidamento di quei valori di libertà che proprio il terrorismo vuole negare.

Ma l'attenzione alle ragioni delle vittime dovrà sempre prevalere, in ogni direzione.

Proprio per questa convinzione ho voluto dare un segno di attenzione all'associazione delle vittime manifestando tutta la disponibilità mia personale e dei miei uffici ad ogni iniziativa che possa favorire il superamento delle residue difficoltà interpretative della normativa che prevede benefici a favore delle vittime e dei loro familiari.

Proficui incontri sono stati già svolti in tale direzione ed altri sono in programma a breve.

Se resisteranno problemi applicativi sono disponibile a promuovere una soluzione che affidi ad un ufficio specifico, una sorta di commissario straordinario, il compito di sciogliere quei nodi.

L’impegno e la determinazione dello Stato, oltreché mia personale, di fare un'opera di trasparenza su quegli anni, deve andare di pari passo con l’impegno per dare a questo giorno del ricordo un significato scevro da contrapposizioni.

La commemorazione delle vittime della strage della Stazione non deve mai più essere una occasione di divisioni ideologiche.

Lo dobbiamo a loro, alle vittime innocenti della strage, lo dobbiamo ai loro familiari, lo dobbiamo alle giovani generazioni, lo dobbiamo a noi stessi.

La fiducia di poter arrivare a quella che ho chiamato la verità storica deve andare di pari passo con il recupero pieno della dimensione solenne, nazionale, pacifica del ricordo.

Il Due Agosto è la giornata in cui affermiamo i valori della democrazia, della lotta al terrorismo, della Costituzione.

Ma il Due Agosto è, prima di tutto, la giornata in cui con commozione tutti insieme piangiamo e ricordiamo i morti della stazione di Bologna.

I nostri morti".
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