Bologna, 24/07/2015

QUESTION TIME, CHIARIMENTI SUL PROGETTO DELLE CASE DELLA SALUTE


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L'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha risposto alla domanda d'attualità della consigliera Cocconcelli (LegaN) sul progetto delle Case della Salute.

Domanda d'attualità della consigliera Cocconcelli
"Alla luce dei mutamenti del tessuto socio sanitario e dei bisogni della popolazione bolognese e nell'ottica di ridurre l'afflusso improprio di cittadini presso i pronto soccorsi bolognesi (dove le visite improprie arrivano al 36%) chiedo all'Assessore Rizzo Nervo anche alla luce di quanto emerso dalla CTSS, a che punto sia il progetto delle case della salute nato nell'ottica di sviluppare una vera e propria medicina del territorio, con particolare riguardo alla popolazione anziana e pediatrica".

Risposta dell'assessore Rizzo Nervo
I motivi strategici che la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, insieme alle aziende del nostro territorio e in particolare l'azienda Asl di Bologna si sono date, guardano con attenzione alle progettualità che riguardano il territorio e alla capacità di interpretare al meglio le esigenze dei cittadini. Le direttrici strategiche fondamentali per l'area delle cure e dell'assistenza primaria possono essere sintetizzate in questi termini: l'orientamento per la prossimità delle cure, ispirandosi ai principi di accessibilità ed equità, favorendo soluzioni di natura domiciliare; lo sviluppo appunto delle Case della Salute come driver per l'assistenza primaria, puntando al consolidamento dell'aspetto strutturale ed organizzativo, secondo un modello multidisciplinare e interprofessionale, con ridefinizione dei ruoli e delle relazioni; il riconoscimento, nel perseguire lo sviluppo complessivo del territorio, delle caratteristiche operative dell'assistenza primaria, che è per sua stessa natura generalista, includendo la promozione della salute, attraverso la prevenzione delle malattie, la diagnosi, la cura e la riabilitazione. E' un approccio olistico, essendo interessato alla persona, al contesto familiare e alla comunità di riferimento e deve essere sicuramente orientato alla continuità delle cure, perché utilizza tipicamente strategie di presa in carico, di controllo nel tempo dei problemi di salute. Ancora, è in evoluzione permanente, per quanto riguarda una integrazione delle occasioni di assistenza ambulatoriale specialistica. Le direttrici prevedono inoltre la gestione delle patologie croniche prioritariamente a livello territoriale, riconoscendo nella continuità assistenziale la miglior garanzia per risultati di salute per la popolazione assistita. E ancora, la promozione del riassetto dei servizi socio sanitari, in maniera da coniugare la capacità di risposta appropriatamente ed efficacemente ai bisogni dei cittadini, con la salvaguarda di esigenze di sostenibilità di natura economica del sistema.

Le case della salute rappresentano un elemento caratterizzante di questa strategia. L'Azienda usl di Bologna e la CTSS hanno orientato la propria progettualità verso un modello centrato sulla presa in carico dei pazienti con patologia cronica, in particolare anziani fragili e bambini, lo sviluppo della medicina d'iniziativa, l'integrazione professionale e perseguono l'attuazione in coerenza in continuità con le attività già realizzate negli anni scorsi.
Le principali aree si sviluppo e innovazioni che riguardano questo ambito per il 2015 prevedono la realizzazione, che è già in parte realizzata della banca dati sulla fragilità, uno strumento di cui Bologna si è dotata e che mette insieme i dati di fragilità sociale e i dati di fragilità sanitaria, consentendo appunto interventi di carattere preventivo, d'iniziativa e non solo di attesa e riparativi, con l'attivazione di interventi per i pazienti con maggior indice di rischio per ricoveri ed eventi critici. Ancora, prevedono il completamento delle banche dati per sulle patologie croniche, lo scompenso cardiaco e il diabete, come da programmazione regionale, e la chiamata attiva dei pazienti per interventi preventivi ed educativi in ambulatori infermieristici dedicati. Ancora, l'integrazione professionale fra medici e pediatri di famiglia con gli specialisti territoriali ed ospedalieri, per promuovere percorsi di presa in carico che consentano di ridurre l'utilizzo improprio dell'assistenza ospedaliera, in particolar modo a quello che la consigliera citava come l'improprio accesso ai punti di Pronto soccorso.
Ancora, la prevenzione primaria, secondaria e terziaria, le vaccinazioni dell'infanzia, gli screening oncologici, la promozione della salute e dei corretti stili di vita, delle attività motorie e gli interventi orientati al maggiore benessere fisico e psicologico. Ricordo che in questo ambito abbiamo messo in campo, insieme all'Asl e ai soggetti della promozione della salute, come le associazioni sportive, un osservatorio, che è un luogo di integrazione delle diverse iniziative proprio per la promozione di salute e benessere psicofisico. Inoltre, la realizzazione dell'ambulatorio per le cure palliative messe in rete con gli altri setting assistenziali; la valorizzazione del ruolo del farmacista, con incontri con i medici di medicina generale e gli specialisti sull'appropriatezza e l'erogazione del primo ciclo di terapia da visita specialistica ambulatoriale e la presa in carico di pazienti complessi, con la ricognizione tra strutture sanitarie per la sicurezza del paziente; la diffusione della figura dello psicologo per la consultazione di base in stretta collaborazione con il medico di famiglia; la promozione di campagne di informazione in alleanza con il volontariato, l'associazionismo, la scuola, le famiglie e i professionisti.

La Casa della Salute si configura, quindi, come una piattaforma per la connessione dei processi di presa in carico della patologia cronica, un centro dinamico di accoglienza, orientamento, promozione della salute, una sede della comunità coinvolta in programmi di cittadinanza, capace di integrarsi con le migliori risorse locali del capitale sociale.

La pianificazione delle Case della Salute nell'area cittadina prevede la realizzazione della Casa di Borgo Reno, che è già stata inaugurata nel 2013; della casa della salute di San Donato san Vitale, di via Beroaldo, che a sua volta è sostanzialmente già operativa, anche se non ancora inaugurata formalmente; la realizzazione della Casa della Salute Navile, con un progetto con gara già aggiudicata e attuazione programmata per il 2017, che insisterà nell'area ex mercato ortofrutticolo; e ancora la sede della Casa della Salute in via Sant'Isaia, dove oggi c'è il poliambulatorio ex Roncati e altre sedi possibili, ad esempio c'è una riflessione in atto su tutta la zona est della città, Savena e dintorni, che andranno valutate anche in base alle indicazioni che l'assessorato regionale emanerà entro l'anno su questo tema. La Casa della Salute di Borgo Reno è la sesta Casa inaugurata nel nostro territorio provinciale, dopo Crevalcore, Sasso Marconi, Loiano, Vergato e Budrio, molte di queste nel conteso metropolitano sono all'interno degli Ospedali.

Borgo Reno è stata la prima Casa della Salute a Bologna, nata con l'ambizione di rinnovare la capacità di leggere e interpretare la domanda di prevenzione, cura e assistenza dei cittadini. Non leggerò tutte le attività in atto, in relazione alla cronicità, con l'adozione del cronicair model con una evoluzione profonda del vecchio modello del poliambulatorio. In questa realtà si percepisce anche dal punto di vista dei cittadini un vero cambiamento, non è solo un restyling, ma davvero un processo innovativo. Che non è completato, che necessita di fare dei passi ulteriori, ma ad esempio, una cosa di cui vado fiero, si stanno integrando le professionalità sanitarie con quelle sociali. Durante questo mandato abbiamo fatto due importanti accordi storici, perché da tanto tempo si cercava una strada comune e non ci si era riusciti: l'integrazione sociosanitaria sull'area minori e su quella adulti dall'altro, fra specialisti sanitari e operatori sociali dei nostri servizi. Le Case della Salute devono essere sempre più il luogo di accesso anche per questi percorsi di integrazione sociosanitaria, per questo lavoro multidisciplinare che peraltro si è dotato di unità di valutazione multidimensionale e di equipe territoriali integrate, e dovranno essere davvero luoghi in cui attivare percorsi di presa in carico territoriale dei bisogni delle persone, con approccio d'iniziativa impostata sulla logica dell'andare verso il cittadino, sulle reti multidisciplinari di presa in carico e di continuità assistenziale. Devono essere le strutture che danno sostanza, fuori dalle parole, a un rapporto virtuoso fra ospedale e territorio, dove il territorio non è l'alternativa in minore della risposta ospedaliera, ma è davvero un sistema integrato, in cui tutte le acuzie trovano risposta nella rete ospedaliera diversificata metropolitana esistente, mentre tutta la parte di continuità assistenziale, di cronicità e presa in carico continuativa, come sempre più i modelli di presa in carico chiedono, trovano nelle Case della Salute un riferimento.

Cito solo una cosa che lei ha richiamato, la lettera che ci hanno inviato il Collegio Ipasvi e gli altri collegi professionali delle professioni sanitarie. Devo dire che, come ho espresso in tante occasioni, ribadisco il mio assoluto favore rispetto a un coinvolgimento maggiore e pieno delle professioni sanitarie nella riorganizzazione dei nostri servizi sanitari. Un ruolo maggiore sia in ambito clinico, che gestionale, che chiede modelli organizzativi conseguenti, che portino a valore le capacità professionali dei soggetti e degli operatori sanitari, come oggi sono, formate da percorsi accademici e con una sempre maggiore assunzione di responsabilità sui casi. Certamente sulle case della Salute, in sede di Città metropolitana ma anche in sede di Comitato di distretto per quanto riguarda la città di Bologna abbiamo con molta forza segnalato all'Azienda sanitaria, trovando il loro consenso su questo punto, perché questa deve essere forse la più significativa svolta da percepire concretamente nei prossimi anni. Le Case della Salute devono diventare un punto di riferimento certo per i cittadini, che possa far preferire quella risposta che ha i termini dell'appropriatezza rispetto a un accesso ospedaliero troppo spesso inappropriato. Un processo anche culturale, ma che deve essere accompagnato da investimenti e da scelte coraggiose che devono ancora più fortemente sostanziarsi nei prossimi mesi".
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