Bologna, 02/08/2012

2 AGOSTO, 32° ANNIVERSARIO: IL DISCORSO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Trasmettiamo l'intervento del Sindaco di Bologna, Virginio Merola, tenuto in Piazzale Medaglie d'Oro, in occasione della commemorazione del 32° anniversario della strage alla stazione del 2 agosto 1980.



"Signora Ministro, Autorità civili e militari, cari familiari delle vittime del 2 agosto, care cittadine e cari cittadini.

Lo scorso anno, nel mio discorso in questa piazza, dissi: 'E’ miope non voler vedere, non aver l'intelligenza del cuore per vedere come questo giorno sia sentito da noi bolognesi'. Mi riferivo all'assenza di rappresentanti di Governo.

Per questo voglio prima di tutto esprimere soddisfazione e gratitudine per la Sua presenza, Signora Cancellieri, in qualità di Ministro dell'Interno e a nome del Governo nazionale.

E’ un segno di rinnovata attenzione e rispetto, di credibilità istituzionale e umana, che chiude con atteggiamenti forzati e imbarazzanti. Di questa sua sensibilità ne ero certo Signora Cancellieri, l'abbiamo conosciuta e apprezzata nel suo periodo di Commissario al governo del nostro Comune.

Sono trascorsi 32 anni da quella terribile strage, ma sono ancora vivi in noi i ricordi di quel giorno, come fosse oggi: 85 morti e 200 feriti, famiglie distrutte o segnate per sempre.

La nostra comunità ha subìto duri colpi, hanno provato a piegarci in tanti modi, la follia terrorista non ci ha risparmiato nulla. Ma nessuno è riuscito a spezzare la nostra forza e la nostra coesione.

Il periodo storico che stiamo attraversando è altrettanto duro. Le certezze che abbiamo ereditato dai decenni trascorsi sono messe in discussione. La crisi economica è devastante, tanti, troppi giovani sono senza lavoro, e chi ha perso il lavoro in età adulta fatica a trovarne un altro.

Quindi, qualcuno potrebbe dire, che questa commemorazione è vecchia, è solo rituale, che ci sono cose più importanti di cui occuparsi. Ma si sono mai chiesti chi erano i nostri morti?

Erano persone che lavoravano, erano giovani nel fiore degli anni che studiavano e avrebbero trovato la loro professione.

Non sono spettri di un antico passato, era l'Italia che lavora che rimase sotto le macerie di una sala d'aspetto di seconda classe. E allora anche questa è un battaglia in nome del lavoro e dei lavoratori, non dimentichiamolo mai.

Certo, la situazione è difficile, e le nostre comunità hanno soprattutto bisogno di ritrovarsi, di stare unite, di non cedere alle recriminazioni, al rancore, perché i sacrifici di oggi trovino senso nella rinascita e ricostruzione civile e morale dell'Italia. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “E’ importante salvaguardare la coesione sociale nell'interesse generale del Paese”.

Per guardare avanti e costruire il futuro abbiamo bisogno di non dimenticare le cose buone e le cose cattive del nostro passato, perché una società senza memoria è una società senz'anima.

Abbiamo bisogno di una memoria condivisa, che non sia eterno oggetto di dispute e polemiche. E allora una cosa va detta, e va detta una volta per tutte, care cittadine e cari cittadini, una cosa che noi sappiamo con chiarezza: non hanno vinto loro, abbiamo vinto noi.

In quella sala d'aspetto furono massacrate persone come noi: che parlavano tra loro, sonnecchiavano, leggevano o semplicemente erano immerse nei loro pensieri. Aspettavano il loro treno per andare in vacanza, al lavoro, incontrare i loro amici. Aspettavano.

Dopo quella bomba anche noi potevamo diventare una smisurata sala d'aspetto, una comunità sospesa ad aspettare la verità. Ma noi in questi decenni ci siamo detti: Bologna non è un'eterna sala d'aspetto.

Non abbiamo aspettato, e abbiamo cominciato a farci giustizia senza forche, tribunali speciali, plotoni di esecuzione o linciaggi.

Ci siamo fatti giustizia alla luce del sole, in modo dolce e spietato insieme, facendo la sola cosa giusta: abbiamo iniziato a fare quella cosa che i vecchi facevano con i giovani, abbiamo tramandato una storia, una storia terribile e semplice, e questa storia sarà a sua volta tramandata ad altri e ad altri ancora, ai nostri figli ai nostri concittadini di altre città e nazioni.

Questo è il senso delle tante iniziative che precedono e seguono il 2 agosto. Tramandare una storia che resti viva in ogni ragazzo e ragazza che per età anagrafica non era ancora nato, o era troppo piccolo nel 1980. Per 32 anni non abbiamo smesso di raccontare questa storia, e non smetteremo di farlo.

Quest'anno abbiamo raccolto in un blog accessibile dal sito del Comune, i pensieri di chi vuole ricordare le vittime. Tanti ricordi di quel 2 agosto 1980, raccontati da ogni cittadino della nostra città.

Questo per noi è farci giustizia da soli, perché non dimenticare è una risurrezione continua della verità.

Credetemi, ci siamo riusciti, e credo che questa storia non si fermerà mai, qualsiasi forma vorremo dare domani a questa celebrazione, perché questa storia contiene al suo interno una morale semplice e duratura, che è alla base del senso civico e religioso della nostra comunità, e cioè che la luce vince contro le tenebre, sempre.

Questa memoria condivisa non sarà minimamente scalfita dai tentativi di riscrivere la storia e i fatti storici. Bologna dice no a chi, puntualmente, si sveglia alla vigilia di questa celebrazione per mettere in discussione le sentenze di condanna dei terroristi fascisti che hanno compiuto la strage, o a chi attacca la reputazione e il ruolo dell'Associazione dei familiari delle vittime e del loro Presidente Bolognesi.

Bologna dice no. Se ne facciano una ragione. Le tenebre, i mandanti nascosti nel buio hanno già perso, e noi abbiamo vinto.

Nel buio che hanno scelto come riparo stanno morendo dentro o sono già morti, in silenzio, come meritano. Perché nel buio che li ha coperti finora non hanno tramandato nessuna storia che abbia una dignità.

Nessuno al mondo vuole essere parte di una storia di vigliacchi e di assassini come la loro.

Per far luce in maniera definitiva occorre superare e applicare le norme per il segreto di Stato, perché sia la verità l'unica ragione che muova l'azione del nostro Stato.

Passerà altro tempo e noi saremo ancora qui o ci ricorderanno. Loro non ci saranno più da un bel pezzo, inghiottiti nell'oblio più nero. Noi abbiamo vinto e continueremo a vincere, e loro hanno perso, si sono persi per sempre.

Care cittadine e cari cittadini, la storia che abbiamo tramandato ha funzionato, si è radicata nelle anime, ha preso una goccia di sangue dai nostri cuori, e oggi, ogni bolognese grande e piccolo, porta nel cuore una piccola cicatrice, la cicatrice che questa storia ci ha lasciato.

Una cicatrice che ciascuno di noi porta con orgoglio.

Malgrado il più terribile dei dolori e delle ingiustizie abbiamo vinto.

E quel che è sicuro continueremo a fare e cercare giustizia, perché ieri come oggi, e come domani, noi siamo Bologna, Città Medaglia d'Oro della Resistenza e Medaglia d'Oro al Valor Civile".
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