Bologna, 09/11/2015

CITTADINANZA ONORARIA AD ANTONINO DI MATTEO, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Di seguito, l'intervento del Sindaco di Bologna, Virginio Merola, in occasione del conferimento della Cittadinanza Onoraria al Magistrato Antonino Di Matteo.

"Un caro saluto a tutte le autorità civili e militari presenti, un particolare saluto, me lo consentirete oggi, al signor Prefetto e al signor Questore per l'ottimo lavoro che hanno saputo fare in questi giorni, per l'efficace lavoro di ordine pubblico. Un saluto particolare alla presidente dell'Assemblea legislativa regionale e a voi care ragazze e cari ragazzi.
Caro Antonino Di Matteo è un onore averla qui. Il suo impegno come magistrato nella lotta alla mafia non ha mai vacillato, neanche dopo più di 20 anni vissuti sotto scorta. La nostra gratitudine e il nostro ringraziamento va a lei e a tutto il personale delle Forze di polizia che vive con lei questa situazione da molto tempo.
Per il Comune di Bologna, questo conferimento è l'espressione di un impegno istituzionale e concreto contro le mafie. Mafie che ormai dobbiamo sapere non sono lontane, sono anche nella nostra regione e nelle nostre città. È in corso il processo Aemilia, il più grande mai visto in Emilia-Romagna. Ora non dobbiamo certamente abbassare la guardia o dimenticare, o credere che questa sia una soluzione a un problema. Abbiamo bisogno del doveroso impegno quotidiano di tutti.
In un'intervista di questa estate Antonino Di Matteo ha detto "l'unica speranza di sconfiggere definitivamente la mafia non passa dall'azione dei magistrati o delle Forze dell'ordine, ma passa da una rivoluzione culturale che deve partire proprio dai giovani". Quando l'ho letta, ho pensato a quel lungo abbraccio di 200.000 persone che a marzo di quest'anno, in occasione della XX Giornata della Memoria e dell'Impegno ha riempito Bologna per dimostrare pieno sostegno alle vittime innocenti di tutte le mafie. Tantissimi tra quelle 200.000 persone erano giovani arrivati da tutta Italia. Loro sono la nostra speranza, come lo solo i ragazzi presenti qui oggi, che quest'anno hanno partecipato al progetto "Fai la cosa giusta", realizzato dal Comune di Bologna e cofinanziato dalla Regione, per promuovere il senso civico, la cultura della cittadinanza responsabile e della legalità tra i giovani, per favorire la conoscenza del fenomeno mafioso, prevenire il fenomeno del gioco d'azzardo e anche della ludodipendenza. Dal 2011 ha coinvolto finora 460 classi di 40 istituti scolastici di Bologna e 11 centri di aggregazione giovanile della nostra realtà. 
Grazie al lavoro e all'impegno dell'assessore Monti, il nostro assessore alla Legalità, all'impegno della Regione, l'appena citata legge regionale che ha fatto scuola a livello nazionale, noi continuiamo in un'opera diffusa di iniziative che convergono sull'obiettivo delle lotta per la legalità. Vorrei citare il primo master in Italia che la nostra Università ha organizzato sui beni confiscati e il loro utilizzo, un utile strumento di formazione anche per tutti i dipendenti delle diverse amministrazioni. Vorrei citare il fatto che il Comune di Bologna ha provveduto ad aiutare la DIA ad avere qui una propria sede regionale, mettendo a disposizione degli immobili. Vorrei citare le tante iniziative a cui ha fatto riferimento la presidente del Consiglio. Il nostro centro di iniziativa sulla legalità, il primo sportello sos giustizia, questo progetto, le iniziative che facciamo da tempo con la Guardia di Finanza attraverso il patto per la legalità e la lotta all'evasione fiscale. Nonché la buona esperienza del progetto "affitti in nero convenienza zero" che continuiamo a portare avanti insieme anche all'Università, alla GdF, all'Agenzia delle Entrate e ad altri enti della nostra comunità.
Diverse quindi sono le iniziative in campo nella città di Bologna su questo tema. e comprendono anche con soddisfazione, lo voglio sottolineare, il fatto che la confisca dei beni rappresenta ancora oggi uno strumento di affermazione e crescite della e legalità e dell'impegno civile. Siamo riusciti a recuperare tre beni confiscati dei 5 presenti sul territorio. In via Galliera si è realizzato un ufficio assegnato alla Corte d'appello. In va Matteotti un garage destinato a finalità di lucro con reimpiego dei relativi proventi esclusivamente per finalità sociali. In via San vitale un appartamento ora destinato ad attività di accoglienza della Casa delle Donne. La consegna a una associazione di un bene confiscato per reati contro la pubblica amministrazione ha un alto valore simbolico, è il segno che la città fa proprio il principio secondo cui i patrimoni illegali vanno riconsegnati alla collettività sotto forma di servizi.
Ci ha fatto molto piacere come comunità, caro Di Matteo, raggiungere un accordo con tutte le nostre associazioni economiche e sindacali per un protocollo sugli appalti che anticipa concretamente la direttiva europea e la legge in discussione nel nostro Parlamento per un maggiore controllo sul tema degli appalti, che applicheremo secondo le direttive UE dall'1 gennaio 2016 a tutta la nostra realtà metropolitana e a tute le società partecipate del Comune. Quello sulla mafia quindi è un impegno, ma è innanzitutto una battaglia culturale, non dobbiamo stancarci di stare soprattutto su questo punto. Le azioni di Polizia sono importantissime, l'operato della magistratura va riconosciuto e sostenuto, ma è in gioco il futuro del nostro Paese. E' una battaglia innanzitutto culturale perché non sia sottovalutato il problema, perché ci sia consapevolezza di come la mafia si infiltra nelle comunità ed è una battaglia culturale tesa a fare in modo che ognuno di noi si senta impegnato a prendere posizione, a non trascurare qualsiasi segnale rispetto a questo tema. Il fondamento per la battaglia contro le mafie è avere una comunità che rispetta la regole e non si rassegna ad adagiarsi al fatto che si possano trasgredire le regole impunemente. Nello stesso tempo una comunità deve sapere, come ci insegna don Ciotti. che la battaglia per la legalità va di pari passo con la battaglia per la giustizia sociale. Molte zone del nostro Paese hanno questo problema, dove si interviene con efficacia con le Forze di polizia e con la magistratura. Ma se non interviene lo Stato si creano zone grigie nelle quali si creano situazioni non risolte, dovute alla mancanza di lavoro e a una situazione dove attraverso l'illegalità si trovano occasioni di lavoro.
Questo è il quadro che noi dobbiamo contrastare nel suo insieme. Lo possiamo fare meglio in questa comunità metropolitana e regionale per la tradizione di forte coesione sociale e di rispetto delle regole del senso civico che contraddistingue questa comunità. Quello che dobbiamo consegnare ai nostri giovani è questa eredità perché ne sappiano fare il migliore uso possibile, nella consapevolezza che nessuna comunità oggi di fronte al fenomeno delle mafie può permettersi di pensare di esserne fuori o colpita solo indirettamente. La mafia usa strumenti modernissimi di l'infiltrazione nella nostra economia. La trasparenza degli atti è un fatto fondamentale da parte della pubblica amministrazione, occorre però che accanto a tutto questo ci sia la consapevolezza dei cittadini che essere a sostengo dell'azione della magistratura e delle Forze dell'ordine è necessario perché è importantissimo il clima che si crea intorno a questa operazione. La parola clima non è un fatto simbolico, significa persone che scendono in piazza, persone che ricordano i gironi nei quali diversi magistrati e Forze di polizia sono state vittime della mafia e fanno di questo ricordo un impegno civico quotidiano.
Per tutti questi motivi noi le chiediamo di accettare la cittadinanza onoraria di Bologna. Bologna ha la consapevolezza di quanto lei sta facendo per il bene del nostro Paese, Bologna è una città accogliente e aperta, il nostro slogan rispetto a molti giovani che oggi si interrogano sul loro futuro è molto semplice, siamo una città aperta, con 120 nazionalità diverse, il 10% dei cittadini dell'area metropolitana bolognese ogni 10 anni cambia, solo il 30% dei residenti di Bologna è nato a Bologna, la nostra forza è e sarà sempre di più nel sapere convivere con gli altri, a cominciare da queste ragazze e ragazze, nati qui o meno, che condividono progetti insieme per la convivenza civile, per il senso civico e per il futuro della nostra comunità. Quindi lei si consideri a casa sua e come dico ai nostri giovani, scappate a Bologna prima che potete".
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