Bologna, 04/07/2014

QUESTION TIME, CHIARIMENTI IN MERITO ALLA QUESTIONE DEI RIFIUTI TOSSICI


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L'assessore all'Ambiente Patrizia Gabellini ha risposto oggi, in sede di Question Time, alle domande dei consiglieri Mirka Cocconcelli (Lega Nord), Lorenzo Tomassini (Forza Italia), Federica Salsi (Gruppo Misto), in merito ai presunti rifiuti tossici presenti in città.

La domanda della consigliera comunale Mirka Cocconcelli (Lega Nord)

Facendo seguito all'articolo pubblicato da Libero, il 1°luglio 2014 e attinente alle 1.500 tonnellate di materiali tossici pericolosi ritrovati nel sottosuolo della sede storica di Hera, in viale Berti Pichat 2/4, come riportato da alcune intercettazioni telefoniche del 28/05/2014,come riportato dall'articolo di stampa del  giornalista Amorosi.
 Chiedo alla giunta
  • se la notizia abbia qualche fondamento e se corrisponde al vero che il Comune di Bologna fosse stato avvertito della presenza di 1.500 tonnellate di rifiuti tossici, tra cui alcuni metalli pesanti (Cadmio,Cromo,Piombo,Tallio e Cianuro),oltre ad un idrocarburo aromatico il naftalene,ricordo tutte sostanze potenzialmente cancerogene.

Il naftalene provoca la distruzione dei globuli rossi, sospetto cancerogeno categoria 3 che dà luogo ad una sintomatologia con nausea, vomito, diarrea
  • se sussistano gli estremi per una probabile contaminazione del sottosuolo e relative falde acquifere e se, in tal caso, sia stata avvertita l'Arpa, dato il suo compito istituzionale di vigilanza e di controllo ambientale del territorio.
La domanda del consigliere comunale Lorenzo Tomassini (Forza Italia)

Il sottoscritto chiede al Sindaco di sapere come giudichi la denuncia di Libero. In particolare, chiede di sapere cosa il Comune di Bologna abbia fatto per garantire la salute dei cittadini dopo essere stato investito del problema da Hera nel 2008.


La domanda della consigliera comunale Federica Salsi (Gruppo Misto)

In riferimento alle notizie di stampa su Hera "I veleni di Bologna" (Libero, 1° luglio 2014, e articolo di Antonio Amorosi) chiedo al Sindaco e alla Giunta:
  • quale sia l'opinione dell'Amministrazione in merito al contenuto delle intercettazioni telefoniche della Guardia di Finanza tra Dirigenti e Funzionari di Hera e di alcune sue controllate;
  • se l'Amministrazione era al corrente di tale vicenda giudiziaria e se non ha trovato inusuale il lasso di tempo intercorso tra il rinvenimento da parte di Hera di sostanze pericolose nel sito di viale Perti Pichat il 28 maggio 2008 e l'effettiva comunicazione al Comune il 18 giugno 2008;
  • se e come sono state smaltite le 1.500 tonnellate di rifiuti citate nell'articolo e in che modo l'Amministrazione intenda vigilare sul regolare svolgimento delle opere di bonifica;
  • se vi sono dei rallentamenti nella riqualificazione dell’area sita in Bologna, Viale Berti Pichat, se sì, quali sono i motivi, che tempi sono previsti e che disagi potrebbero comportare qiesti rallentamenti in relazione all'operazione immobiliare in corso;
  • se vi siano stati o vi sono dei problemi con i tunnel dell'alta velocità che passano in quella zona, in relazione ad esempio al rispetto delle distanze di sicurezza previste.


La risposta dell'assessore all'Ambiente Patrizia Gabellini:

"Anticipo la risposta alla domanda che mi viene posta sia dal consigliere Tomassini, che chiede di sapere come giudichi la denuncia di Libero, sia dalla consigliera Salsi, che chiede quale sia l'opinione dell'Amministrazione in merito al contenuto delle intercettazioni telefoniche della Guardia di Finanza. Dall'articolo apprendo cose di cui non ero al corrente, come le intercettazioni del 2008, le indagini e la conclusione del 2011,così come i termini della recente denuncia. Questo l'ho appreso anche io e mi sono ovviamente informata, ed a riguardo prendo atto dell'informazione che mi è stata fornita da Hera, relativamente e limitatamente a questi aspetti di natura giudiziaria.
Cito quello che mi è stato risposto: "La magistratura penale nel corso delle indagini attivate dalla Guardia di Finanza non ha rilevato alcun elemento che potesse configurare l'ipotesi di reato connesso alla tardiva comunicazione amministrativa dall'inizio del ritrovamento, tanto che nel 2011, in fase di udienza preliminare ha disposto all'assoluzione dei funzionari Hera coinvolti perché il fatto non sussiste. La sentenza di assoluzione ha spiegato che la condotta scritta agli imputati era una mera omissione che sottendeva una semplice contravvenzione. Quindi nessuna violazione in materia di gestione del rifiuto come hanno potuto accertare le scrupolose indagini effettuate dalla magistratura, poi vagliate dal giudice dell'udienza preliminare. Per quanto riguarda la seconda vicenda giudiziaria, mi si dice che il procedimento in sede civile, citato negli articoli, è stato avviato da Hera poiché il compratore non ha ottemperato alle clausole contrattuali relative ai pagamenti, e si è rifiutato di sottoscrivere l'atto di accertamento della condizione risolutiva del contratto. Il compratore era perfettamente a conoscenza del progetto operativo di bonifica, per altro allegato al contratto di compravendita, e che l'onere di bonifica era in capo alla società venditrice Hera. Ovviamente è una questione che io riporto a titolo informativo e poi non è cosa che ci riguardi.
Invece quello che ritengo necessario è mettere in fila sono i passaggi di una procedura che è stata nel contempo e in maniera integrata sia di bonifica del sito sia di definizione della destinazione urbanistica, perché le due cose sono andate di pari passo intrecciandosi. Quindi riassumo la vicenda, e poi risponderò alle vostre domande riprendendole una ad una, cercando di sciogliere una situazione di allarme che si è determinata, perché come vedrete la situazione è nelle mani dell'Amministrazione e di Arpa con tutte le necessarie cautele.
Comincio con il riassunto dei passaggi più rilevanti. L'area Hera è sottoposta ad un procedimento di bonifica dei siti contaminati già a partire dal 2003, quando fu fatto un accordo territoriale che coinvolgeva non solo il comune di Bologna, ma anche la Provincia, il Comune di Granarolo, e altri comuni dell'area oggi metropolitana. La vicenda partì nel 2003 con un accordo territoriale che assumeva la necessità di bonificare quest'area e spostare le attività industriali di Hera in un sito idoneo, non all'interno della città. Con il primo accordo territoriale si decise che sarebbe stato necessario un accordo di programma convenzionato per poter procedere poi alle operazioni che si sapeva essere piuttosto impegnative. Le numerose indagini che sono state eseguite nel sito hanno accertato un diffuso stato di contaminazione nei suoli, per i parametri idrocarburi leggeri, pesanti e aromatici, in particolare il naftalene, cianuro ferrico, arsenico, piombo, rame e altri metalli. Quindi è partita subito una caratterizzazione dell'area con la presa d'atto che il terreno era inquinato in quanto l'attività industriale che storicamente è stata svolta nel sito aveva comportato attività di depurazione e separazione del gas e quello di distillazione del catrame. Sempre in questa caratterizzazione, che è stato il primo passo, per quanto riguarda le acqua sotterranee è stata accertata la contaminazione per gli stessi parametri, nella prima falda, che è contenuta in quello che gli esperti definiscono acquitardo effimero, caratterizzato da scarsa permeabilità, da basso gradiente idraulico, e portata limitata. Il primo vero acquifero si trova ad una profondità superiore ai 12 metri dal piano di campagna e non risulta contaminato. Questo a conferma di una buona separazione fisica tra le due falde, a diverse caratteristiche qualitative. Quindi si definisce irrealistico ipotizzare un collegamento con i livelli di falda sfruttati a fini acquedottistici; per altro in modo molto più semplice la stessa direttrice di Arpa ieri rispondendo a Radio Città del Capo ha affermato che non c'è inquinamento di acqua, facendo riferimento all'acquifero vero e proprio di cui parlavo prima.
Le contaminazioni rilevate sono strettamente legate con l'attività industriale e il progetto operativo di bonifica autorizzato prevede attività di rimozione di rifiuti, trattamento in sito, e messa in sicurezza permanente dei suoli e delle acque. L'attuazione della bonifica è prevista per fasi, alcune già terminate - sono già state rimosse e smaltite circa 13.000 tonnellate di rifiuti pericolosi - correlate a queste attività di rimozione, con l'attuazione degli interventi di trasformazione urbanistica dell'area della quale poi vi dirò. Per altro è lo stesso progetto operativo di bonifica che prevede la verifica in contraddittorio con Arpa, del raggiungimento degli obiettivi di bonifica e controlli in corso d'opera, anche sulla qualità dell'aria. Tutto il procedimento di bonifica, dalla caratterizzazione fino all'autorizzazione del progetto operativo, è stato condotto nel rispetto delle norme vigenti. Ogni stato di avanzamento del procedimento è stato formalizzato e verbalizzato in sede di conferenza dei servizi e lo potete trovare in rete. L'Amministrazione comunale ha riportato anche nella Carta dei vincoli del Piano strutturale comunale disponibile anch'esso in rete, il confine della contaminazione, così come è stato approvato nel 2011, e il sito risulta correttamente tra quelli con procedimento in corso, perché quando si individuano aree contaminate e si procede con piani di bonifica gli strumenti urbanistici devono registrare gli esiti di questa operazione.
Gli interventi di bonifica realizzati che non sono ovviamente completati, si sono resi necessari non solo per lo stato qualitativo rilevato nelle diverse matrici ambientali, ma anche in ragione dei nuovi usi che si intende insediare attraverso la riqualificazione urbanistica dell'area. Questo è un passaggio importante, la bonifica degli aspetti che sono assoluti e la bonifica degli aspetti relativi all'uso che è prospettato per quel luogo. Alla luce della normativa vigente sono infatti le caratteristiche sito specifiche dell'area, morfologia, stratigrafia, il modello idrogeologico, ecc.. e lo scenario di progetto, usi previsti, che determinano attraverso una analisi del rischio sanitario e ambientale, i massimi valori accettabili di concentrazione degli inquinanti, che sono ritenute soglie di rischio che se vengono superate diventano le concentrazioni obiettivo da raggiungere attraverso le operazioni di bonifica. In questo contesto normativo in un sito industriale anche non contaminato potrebbe risultare necessario avviare un procedimento di bonifica anche solo a seguito delle previsioni urbanistiche. Sempre quando c'è un sito industriale, ancorché , non è il nostro caso, non contaminato, se si prevede di fare interventi che portino a residenza, uffici , alberghi, studentati, bisogna fare queste verifiche. Le concentrazioni soglia-rischio sono determinate attraverso valutazioni sul sistema sorgente, relative al trasporto e al bersaglio della contaminazione, e prendono in considerazione anche parametri di riferimento come i tempi di permanenza del bersaglio umano, in relazione agli usi previsti. Questo spiega alcuni passaggi che mi sembra ci siano nel successivo comunicato stampa di De Franceschi quando fa riferimento ai tempi di permanenza, questo è previsto per legge, nella valutazione di mettere in conto a seconda di quello che si vuole fare e a seconda dello stato di inquinamento e delle diverse sostanze quale sia la soglia accettabile, e sono parametrizzati i tempi. Quindi è una modalità che è così concepita, e questo spiega perché poi presa a sé potrebbe anche apparire strano, invece si procede in questo modo. Ogni modifica delle previsioni di trasformazione urbanistica deve prevedere una verifica di accettabilità delle concentrazioni dei contaminanti, e se necessario l'attivazione o la modifica degli interventi di bonifica laddove il rischio viene verificato accettabile.
La risposta alle vostre domande mi consente di aggiungere dei dettagli. Una vicenda cominciata nel 2003 con alcune ipotesi, che poi ha avuto uno stop proprio in seguito alla caratterizzazione dell'area, e si sono ripresi i lavori per arrivare a quell'accordo di programma che era previsto nell'accordo territoriale del 2003 a distanza di anni. Quindi si riprende nel 2007 con già anche delle modifiche che riguardano sia le destinazioni d'uso sia il carico insediativo, proprio perché ci fu la presa d'atto di una situazione del sito che mal si accomodava con alcuni usi e con un carico insedativo importante, per quelle relazioni che ho cercato di spiegare in merito alla soglia di rischio che è relativa a ciò che si vuole andare a fare.
Comincio a rispondere alle domande più puntualmente. Il sito è sottoposto a procedimento di bonifica ai senso del decreto legislativo 152 del 2006. L'Amministrazione comunale ha approvato un progetto operativo di bonifica per fasi, che prevede interventi sulle matrici ambientali, suolo, sottosuolo, acque sotterranee, oltre ad una valutazione di rischio sanitario, prescrivendo anche monitoraggi specifici. Ad oggi sono stati attuati alcuni degli interventi previsti, oltre ad attività di rimozione rifiuti e di messa in sicurezza. Il progetto prevede altre fasi operative di bonifica da eseguirsi secondo un cronoprogramma depositato, e sono in programma anche ulteriori interventi di rimozione dei rifiuti e di messa in sicurezza. La quantità di rifiuti pericolosi già rimossi è pari a 13.000 tonnellate, così come documentato da Hera nella relazione tecnico-descrittiva di collaudo con numero di protocollo 226303 del 2008. In particolare, nel giugno 2008 Hera ha effettuato una prima messa in sicurezza di emergenza dello scavo della vecchia officina, rimuovendo una prima parte di terreno contaminato da cianuri, 44 tonnellate. L'intervento di scavo è quindi proseguito e ha previsto la rimozione del materiale al di sotto dei vani interrati dell'officina, oltre la profondità di 4,5 metri dal piano di campagna, stabilita dal progetto. Successivamente sono state effettuate ulteriori opere di messa in sicurezza di emergenza e una nuova caratterizzazione dell'area. Questo primo intervento di rimozione rifiuti è stato previsto e attuato in corrispondenza dell'area denominata vecchia officina. Lo ripeto perché poi vi dirò che cosa va ad insistere su questa area, a seguito dell'approvazione in conferenza dei servizi dei siti contaminati del 23 marzo 2007, con la partecipazione di Arpa, Provincia di Bologna a Ausl, del piano di rimozione dei rifiuti, che è del 2007. I lavori sono iniziati il 28 maggio 2008; il 27 giugno 2008 il direttore dei lavori ha trasmesso con PG 154704 del 2008 - quindi sono tutti atti che sono nella documentazione che noi abbiamo - una nota contenente anche la stima dei volumi di materiali da scavo da movimentare, circa 7.600 tonnellate di terreno riutilizzabile e 7.000 tonnellate di materiale da avviare in discarica. Il 23 giugno 2008, anche questo con protocollo, Hera ha comunicato la messa in sicurezza di emergenza dello scavo a seguito del rinvenimento di uno strato omogeneo di colore azzurro intenso e fortemente maleodorante, non previsto dal piano dei lavori, consistita nella parziale rimozione del materiale contaminato. L'intervento di scavo è quindi proseguito dopo la messa in sicurezza con la rimozione di ulteriore materiale che ha messo però in evidenza ulteriori criticità per quanto riguarda la reale estensione degli inquinanti. Conseguentemente la Provincia di Bologna ha emesso specifica ordinanza, questa è del 2008, prescrivendo la realizzazione di ulteriori interventi di messa in sicurezza di emergenza e una caratterizzazione integrativa dell'area. In risposta all'ordinanza di cui sopra e in relazione all'attività di rimozione rifiuti concluse, Hera ha trasmesso quella relazione che citavo prima dove quantificava e dava come consuntivo la quantità dei rifiuti pericolosi rimossi, ossia 13.000 tonnellate.
Come anticipato per quanto riguarda lo stato di contaminazione delle acque si è accertata una contaminazione solo nella prima falda, e che quindi non si ipotizzano collegamenti con i livelli della falda vera e propria, del vero e proprio acquifero e non ci sono pericoli a fini acquedottistici. Quello che aggiungo è che è una attività che sta andando avanti, anche di monitoraggio.
Abbiamo una fase nella quale c'è stata una rimozione d'emergenza, un approfondimento degli ulteriori lavori da fare, questo spiega perché si siano programmate delle fasi e c'è un monitoraggio che viene continuamente fatto, anche questo cadenzato da parte di una laboratorio che è esterno al gruppo Hera, anche a campione sia per l'acqua che per l'aria, dal quale si evince che non ci sono profili di rischio. Mi sto attrezzando per cercare di fare una comunicazione scritta con anche una cronologia che aiuti a capire meglio, per fare chiarezza, perché mi sembra che sia assolutamente importante. Il progetto urbanistico sull'area è costituito di due parti, una parte che è sopra quello delle officine, quello contaminato, che è in uso ad Hera, e c'è invece una parte che prevede usi ad uffici. Concludo dicendo che c'è stata una revisione degli usi, si sono esclusi tutti gli usi che prevedono presenza di residenza e studentato già da anni e c'è una richiesta di ulteriore riduzione dell'uso dell'area che specificherò ulteriormente".
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