Bologna, 18/06/2013

ISTRUTTORIA PUBBLICA INFANZIA, INTERVENTO DELL'ASSESSORE ALLA SCUOLA, MARILENA PILLATI


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Trasmettiamo intervento dell'Assessore alla Scuola, Marilena Pillati, in apertura dell'Istruttoria Pubblica sul tema "I servizi educativi e scolastici per l'infanzia nella città di Bologna".


"Voglio innanzitutto rivolgere un saluto a tutti i presenti a nome del Sindaco e della Giunta comunale, oltre al mio personale benvenuto. Voglio ringraziare fin d'ora tutti coloro che porteranno in queste giornate il loro contributo. La loro disponibilità a intervenire e a contribuire renderà queste giornate davvero un'occasione proficua di riflessione e di ascolto.
Bologna è una città che ha una storia ricca di iniziative nel campo dell'educazione e della formazione, che le ha consentito di sviluppare un enorme patrimonio di opportunità per l'infanzia, di servizi educativi e di scuole, nei confronti del quale il Comune ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale. Il frutto di questo impegno straordinario non è solo un tasso di copertura della domanda di servizi tra i più alti della regione e d'Italia, ma è anche un impegno diretto sull'intero sistema e sulla sua qualità che ha pochi eguali nel Paese. Un impegno che si traduce in un investimento che corrisponde a circa un quarto del bilancio del Comune di Bologna.
Siamo oggi però di fronte a sfide dettate da molti cambiamenti. Nella nostra comunità aumenta la domanda di servizi e di scuola, aumentano le complessità con cui nei servizi e nella scuola è necessario confrontarsi, cresce la vulnerabilità sociale e culturale in un quadro complessivo di risorse che calano. Ma in un contesto sociale sempre più plurale caratterizzato da ambiti familiari differenti, da differenti orientamenti culturali e religiosi, modelli e stili educativi diversificati, crescono anche le differenze; differenze che occorre sapere valorizzare affinché non diventino divisioni o di emarginazioni.
In questo la progettazione dei percorsi educativi e formativi ha un ruolo determinante. Se la città e la sua comunità non sono capaci di trovare risposte adeguate, i mutamenti in atto e la crisi economica globale rischiano di determinare nuove emergenze educative, più difficili da governare di quelle del passato. Per questo abbiamo bisogno come non mai di rilanciare pensieri forti attorno ai temi dell'infanzia, dell'educazione e della scuola. Se da un lato tutta la comunità è chiamata a partecipare a questo obiettivo, perché l'infanzia chiama in causa la responsabilità educativa di una comunità intera, il Comune non può non essere protagonista di questo progetto.
Per questo abbiamo prima di tutto scelto di ridare impulso e slancio a una storica e fruttuosa alleanza tra Amministrazione comunale e Università di Bologna, con la Facoltà, oggi Scuola, di Scienze della Formazione e con il Dipartimento di Scienze dell'Educazione. In particolare, voglio richiamare in questa occasione il lavoro e la riflessione comune portata avanti nei mesi scorsi tra "esperti dell'educazione", che ha visto coinvolti ricercatori e docenti universitari da un lato e pedagogisti del Comune di Bologna dall'altro, sulle prospettive e il futuro dei servizi rivolti all'infanzia, partendo dalle finalità educative dei servizi stessi nel nuovo contesto sociale, culturale ed economico.
L'obiettivo è quello di definire, mettendo insieme il lavoro di ricerca universitaria e l'esperienza quotidiana di chi lavora sul campo, un “Manifesto pedagogico”, che consenta di rimettere l'infanzia al centro di una rilettura dei servizi che si rivolgono ai bambini e alle bambine da 0 a 6 anni, individuando quegli obiettivi fondamentali che devono essere alla base di azioni di miglioramento della qualità dei servizi stessi. Servizi, il cui progetto pedagogico deve sapersi confrontare con i mutamenti sociali e culturali in atto, con un contesto sempre più plurale e deve, quindi, sapere rispondere a istanze anche molto eterogenee, ma individuando un nucleo comune di elementi fondanti la cultura dei diritti dell'infanzia.
Parallelamente a questo, abbiamo promosso un percorso partecipato per coinvolgere la città intera in una riflessione condivisa sui servizi all'infanzia, che contribuisca, insieme al lavoro degli esperti dell'educazione, a definire linee guida per servizi educativi e scolastici di qualità, in grado di recepire i cambiamenti che attraversano la nostra società, di offrire risposte ai nuovi bisogni e di generalizzare pari opportunità educative.
Volevamo che fossero tanti e diversi i punti di vista a confronto, perché il sistema integrato dei servizi per l'infanzia nella nostra città, che da molti anni caratterizza il modello dei servizi educativi e scolastici di Bologna, deve sempre più fondarsi sull'idea di una qualità diffusa e condivisa, di una relazione tra diversi servizi e soggetti e sulla messa in circolo di saperi e buone prassi.
Crediamo che le carte dei servizi che si rivolgono all'infanzia, pur nella diversità e nella specificità che caratterizzano i diversi servizi e i diversi soggetti gestori, dovrebbero ispirarsi tutte ad alcuni indirizzi comuni. Il nostro auspicio è che l'esito dell'intero percorso aiuti a definire una cornice, i cui principi culturali e pedagogici possano essere un riferimento utile ad arricchire tutti i servizi e le attività che si rivolgono ai bambini da 0 a 6 anni, che dobbiamo aiutare a consolidare e sviluppare perché patrimonio dell'intera comunità.
Gli esiti del percorso potranno poi costituire la cornice di riferimento per l'elaborazione delle carte dei servizi comunali e per la rivisitazione dei nostri regolamenti, sempre in materia di servizi all'infanzia, che devono rispondere sempre più e meglio ai diritti di crescita, di sviluppo, di autonomia delle bambine e dei bambini e ai bisogni delle famiglie.
Per realizzare questo progetto ci siamo avvalsi ancora della collaborazione dell'Università di Bologna, questa volta del Dipartimento di Sociologia, e abbiamo definito un percorso partecipato in più fasi che, utilizzando metodologie e tecniche già ampiamente sperimentate per favorire la partecipazione dei cittadini nella definizione delle politiche pubbliche, permettesse il coinvolgimento e l'ascolto attivo di genitori, educatori, insegnanti, collaboratori, pedagogisti, operatori dei servizi sociali, dell’AUSL e tutte le agenzie del territorio. Le riflessioni, gli spunti e le proposte che sono emerse nell'ambito dei Focus group, del World Cafè e degli OST, che hanno caratterizzato la prima fase del progetto, costituiscono il punto di partenza dell'Istruttoria Pubblica, che oggi si avvia e che ha visto una forte adesione da parte di diversi soggetti della nostra comunità, oltre che dei componenti il Consiglio comunale e i Consigli di quartiere.
Auspico davvero che queste giornate possano costituire un momento di autentica riflessione aperta all'intera città sulle problematiche relative all'infanzia. Vogliamo mantenere viva, come abbiamo saputo fare in passato, quella capacità del "fare insieme", della condivisione del pensiero, della visione, ma anche del contesto e delle difficoltà che dobbiamo quotidianamente affrontare e di cui è necessario tenere conto per poter cooperare. Serve responsabilità, serve consapevolezza. Dobbiamo essere consapevoli che questo è un momento difficile, non solo per la nostra città , ma anche per il nostro Paese, e di fronte a questo possiamo scegliere se essere spettatori o se fare delle scelte. Quando il Sindaco mi chiese di entrare a fare parte della Giunta per occuparmi di scuola sapevo che si sarebbe trattato di un incarico impegnativo, ma non avrei mai immaginato quanto lo sarebbe diventato di lì a pochi mesi. La difficile situazione finanziaria, l'azzeramento dei trasferimenti dallo Stato, le numerose restrizioni sulla spesa di personale e la sempre più esigua autonomia degli enti locali hanno reso via via più difficile dare risposta ai tanti bisogni della nostra comunità. Hanno reso e rendono sempre più complesso perseguire l'obiettivo di mettere in sicurezza e sviluppare il patrimonio dei servizi educativi e di scuole dell'infanzia comunali per garantire il diritto all'educazione e all'istruzione dei nostri cittadini più giovani.
Non è stato facile in questi mesi affrontare questo scenario, evitando la deriva delle soluzioni più semplicistiche o dell'immobilismo in attesa di tempi migliori, che per altro tardano a tutt'oggi ad arrivare, o affrontare i danni derivanti da un clima conseguente, solo in parte inevitabile e comprensibile, di tensione e di conflittualità diffusa.
La sfida per l'Amministrazione e per tutta la città in questo scenario non può essere la manutenzione ordinaria di ciò che il nostro passato ci consegna, perché la conservazione oggi rischia di portare a una riduzione dei servizi per l'infanzia e della loro qualità. E’ necessario ricercare e trovare una via di uscita attraverso nuovi strumenti, che ci consentano di preservare un patrimonio pubblico di servizi all'infanzia e di non mettere in secondo piano i bambini e i loro diritti.
Per quanto difficile questo è necessario e questo è l'impegno che si è assunta l'Amministrazione comunale.
Non pensiamo che la tutela di questo patrimonio possa realizzarsi mantenendolo costantemente nella precarietà. Da alcuni anni, infatti, si sta vivendo una vera e propria situazione di emergenza sul fronte del personale per le pesanti limitazioni alle assunzioni e la conseguente costante crescita dei rapporti di lavoro precario in un ambito nel quale la stabilità e la continuità costituiscono elementi essenziali su cui costruire la qualità.
La scelta di realizzare un ente strumentale comunale, che si occupi unicamente di educazione e formazione, può consentire di superare le difficoltà sul piano normativo, che oggi rendono difficile la gestione diretta da parte del Comune e mettono a rischio l'identità e la qualità dei servizi. Si tratta di una scelta che assume anche un'altra valenza: una gestione dei servizi più coordinata consente di ricondurre a unitarietà i molteplici processi che la compongono e che fanno la qualità del servizio; può consentire di valorizzare il progetto pedagogico cittadino, che, pur nelle diverse declinazioni territoriali, applica linee guida comuni all'intero sistema.
Dobbiamo guardare avanti, per consegnare i nostri servizi al futuro, e per farlo dobbiamo recuperare quella vocazione pedagogica, quella capacità di sperimentare e innovare che è appartenuta altri amministratori di questa città. La capacità di innovare deve coinvolgere l'intero sistema dei servizi all'infanzia, e la riflessione chiama in causa tutti gli attori che lo compongono, che sono numerosi e che oggi nella nostra città, in chiave sussidiaria, si occupano di infanzia e di servizi ad essa dedicati, fornendo risposte diversificate, ma tutte importanti quando sono di qualità, e arricchiscono l'offerta formativa. E’ anche a tutti loro che mi rivolgo, perché oggi più che mai è importante essere in rete per comporre un sistema integrato rinnovato e vivo, rispetto al quale il Comune deve svolgere un ruolo di regia, per costruire connessioni e favorire pratiche di scambio e cooperazione.
Questi tre giorni sono un momento di ascolto molto importante che la Giunta, come ricordava la Presidente Lembi, ha chiesto di promuovere. Ringrazio davvero, in modo non formale, tutti quelli che hanno scelto di dare il loro contributo di idee, di riflessioni, di proposte. Ascolterò tutti con grande interesse. La presenza di tante persone non solo è un grande piacere, ma testimonia il grande interesse, la grande attenzione della nostra comunità cittadina rispetto al tema dell'infanzia e ai servizi ad essa dedicati.
Ettore Tarozzi più di 45 anni fa in quest'aula disse “la vita intera di Bologna, con la sua consuetudine e ragione di civiltà, conduce a considerare se stessa come tutta una scuola". Ed è "la vita intera di Bologna" che sempre più deve sostenere, promuovere e rendere esigibili i diritti dell'infanzia".
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