Bologna, 05/05/2014

IL RICORDO DI MAURIZIO CEVENINI IN CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Di seguito, l'intervento del Sindaco di Bologna, Virginio Merola.

"E' il momento dei ricordi e dei punti di vista personali. Per quanto riguarda i ricordi voglio segnalarne uno, una delle poche volte in cui ho visto Maurizio Cevenini abbastanza preoccupato e sconcertato, in seguito a una mia gaffe sul Bologna, si era subito preoccupato di istruirmi nel dettaglio. Ma quello che vorrei ricordare in particolare di lui, su un punto che abbiamo discusso in privato tante volte, è che è vero che Maurizio lo ricordiamo per le sue doti di relazioni personali, per la sua capacità di stare in mezzo alla gente, per la sua enorme simpatia, la grande capacità di lavoro, c'era sempre possibilità di incontrarlo nelle occasioni di rilievo o meno della nostra città e spesso si scherzava su questo. Era una grande dote, ma mettiamo i puntini sulle "i", Maurizio non era uno Zelig, uno che diventava a seconda delle occasioni quello che era di gradimento o quello che gli altri volevano sentirsi dire. L'ho anche sentito difendere ragioni altre rispetto a quelle che prevalevano e lo poteva fare perché aveva una grande capacità di ascolto e di immedesimazione. In sostanza questa dote principale di Cevenini, difficilmente imitabile perché richiede una grande capacità personale, è dovuta anche ad un aspetto che voglio continuare a sottolineare: Cevenini amava la politica, era la grande passione della sua vita, aveva dei forti valori, una ben precisa posizione di parte che difendeva e allo stesso tempo era molto capace di comprendere che bisognava cercare la soluzione più condivisa per risolvere i problemi in modo adeguato. Credeva molto in questa istituzione, come le altre che aveva frequentato e lo si capisce leggendo gli scritti dei suoi vari interventi in Consiglio comunale che oggi ci colpiscono perché oggi tornano di attualità, come la città metropolitana che oggi siamo tutti chiamati a realizzare.

Credo che ci abbia lasciato un insegnamento importante: la capacità della politica per tornare a dare fiducia, stare tra la gente, sapere ascoltare e poi parlare con i cittadini. E ci ha lasciato anche la convinzione che per poterlo fare adeguatamente bisogna avere una propria opinione, credere nelle proprie idee, non inseguire in nome della moda del momento quali sono le richieste che possono prevalere. Certo farsene carico, ma comprendere che la cosa più importante è cercare il confronto anche duro sulle idee, ma senza salire nei toni rispetto agli avversari e senza offesa. Capite cosa ci separa a due anni dalla morte di Maurizio sottolineare questo passaggio, questo chiama a una corresponsabilità a tutti noi, ma io Maurizio non l'ho mai sentito offendere qualcuno o salire nei toni pur difendendo la propria opinione. E' importante ricordarlo oggi, aveva forti ideali, ogni giorno cercava di praticarli, però riusciva ad usare un timbro, uno stile, un linguaggio, nel Consiglio comunale, provinciale, nell'Assemblea regionale come in piazza Maggiore, alla pesca della Festa dell'Unità e allo stadio. Ciò non significa che era un "capo popolo" nel senso che voleva ingraziarsi l'opinione di tutti. Era una caratteristica che difendeva come tratto caratteristico della necessità di una politica democratica. La politica democratica o è popolare e partecipata oppure non un'autentica politica democratica. Oggi discutiamo molto del significato di popolare, siamo in un'epoca che viene definita per molti versi di populismo, sicuramente era lontano dalla politica volgare. C'è una frase, fra le tante, tra gli scritti che ci ha lasciato e che voglio sottolinearvi che Maurizio ha detto ricordando Marco Biagi: "la politica non può essere solo scontro che porta all'aridità intellettuale".

In questi giorni difficili, in questa situazione di crisi economica e sociale, di valori, queste parole sono molto importanti e devono risuonare in tutti noi come una specie di monito. In sostanza cosa voglio dire e ribadire: Cevenini era profondamente popolare anche perché era un uomo colto. La separazione tra politica e cultura, questa dicotomia che si vuole fare passare a tutti i costi tra il fatto di essere popolare ed avere proprie convinzioni e studi seri, è una separazione che ci fa unicamente dei danni e che offende il termine stesso di popolare. Ci tengo a dirlo nel momento in cui ricordiamo la sua simpatia, la capacità di stare con gli altri come se questa fosse una caratteristica estranea alla politica. I migliori politici sono stati questi, ce ne sono tantissimi anche oggi, anche se non prevalgono nei messaggi dei mass media. Certo, Maurizio sapeva stare tra la gente ma insieme interpretava un ruolo alto della politica. E' stato detto da altri ma, voglio riprendere, ricordate quella frase Hannah Arendt: "La politica è l'organizzazione fra diversi". Questa è la politica democratica. Maurizio in fondo ha cercato di testimoniarci questo e non vorrei che venisse disperso sotto unan generica rievocazione del Cev solo dal punto di vista della simpatia. Amava molto l'ironia e la bonomia dei bolognesi, la loro tolleranza e il pragmatismo della nostra comunità e quindi la sua capacità di innovare che è una delle nostre migliori tradizioni.

Fare politica era il modo di Cevenini per esprimere il suo amore per questa città, ricordiamoci di questo se vogliamo onorarne la memoria nel modo più autentico e cerchiamo di esserne all'altezza".
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