Bologna, 10/03/2014

CONSIGLIO COMUNALE, SEDUTA SOLENNE DEDICATA ALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA. L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI


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Si trasmette il discorso della presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi, tenuto oggi nel corso della seduta del Consiglio comunale solenne dedicata alla Giornata internazionale della donna.

""Signor Sindaco, Signore Consigliere, Signori Consiglieri, autorità civili, militari, religiose, gentili ospiti, cari studenti, cari studentesse,

il Consiglio comunale di Bologna ha scelto, ormai da diversi anni, di celebrare l'8 marzo, Giornata internazionale della donna, in seduta solenne. Si corre sempre il rischio, quando si celebrano Giornate sancite in un tempo che sembra non essere più il nostro, di venire fraintesi o, peggio, di cadere nella retorica.

Per questo abbiamo sempre voluto ancorare il nostro confronto a questioni molto presenti nella nostra quotidianità. L'anno scorso il Presidente dell'ISTAT Giovannini ci raccontò dati alla mano, la difficile condizione delle donne italiane in questa lunga crisi economica e sociale. Quest'anno vogliamo ricordare e celebrare episodi non vicini nel tempo, capaci però ancora oggi di dare risposte alle questioni aperte nel nostro presente. E' quello che, complessivamente, ha significato la Resistenza, il cui frutto più maturo rimane la Costituzione italiana, e voglio salutare a nome del Consiglio comunale il Presidente dell'ANPI di Bologna William Michelini.

Bene quindi ha fatto il Comitato per le celebrazioni della Resistenza a voler ricordare, in modi diversi e con molte iniziative da svolgersi nel corso di tre anni (celebrazioni che culmineranno il 25 aprile di quest'anno e poi il 25 aprile dello scorso anno), ha voluto celebrare e poi ricordare cosa ha significato la Resistenza e come e quanto quei gesti, quei valori affermati nel 1945, siano oggi ancora estremamente attuali.
Il contributo che vogliamo dare, all'interno delle celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza, è quindi quello di conoscere meglio e riconoscere quindi, un episodio di particolare rilevanza, forse tra i meno noti di quegli anni. Si tratta dei Gruppi di Difesa della Donna e per l'assistenza ai combattenti per la libertà, sorti ufficialmente nel novembre del 1943, poi diventati operativi nella primavera del 1944. I dati li conosciamo, migliaia di donne provenienti da schieramenti politici e condizioni sociali molto diverse scelsero di unirsi, a partire da pratiche condivise, per rivendicare un Paese nuovo per sè e per tutti.

Siamo, nell'autunno del '43, nella fase più difficile della seconda guerra mondiale, quella dopo l'8 settembre, quella dello sbandamento dello Stato, del Re in fuga, della successiva nascita della RSI, della frammentazione dei riferimenti istituzionali in tutto il paese.

Le donne dei Gruppi di Difesa provenivano da ogni parte dello schieramento antifascista e seppero, pur senza alcuna preparazione politica alle spalle, interpretare, con molta forza, quel bisogno, quella necessità di avere un Paese nuovo. Non che prima le donne non avessero alcuna storia emancipazionista, ci furono, certo, le battaglie americane le battaglie europee nel '700, nell'800 e in Italia, è bene ricordarlo, si arrivò quasi ad un passo dal diritto di voto alle donne già nel 1919, ma di quella storia, diverse cesure, in Italia, impedirono che ne fosse tramandata la memoria.

E' per questo, è anche per questo, che assume un maggior valore l'impegno delle donne riunite nei Gruppi di Difesa, donne che chiedevano un Paese nuovo, non sulla base di un pensiero generico, come ci si poteva aspettare da chi non aveva mai agito sulla dimensione pubblica, ma sulla base di rivendicazioni precise: dignità nel lavoro, parità di salario, tutela della maternità, istruzione per i figli, e ancora richiesta di diritti sociali, civili e politici, a partire dal diritto di voto.

Assume molto valore anche la scelta dei gesti delle donne dei Gruppi di Difesa: raccogliere indumenti per chi non li aveva, reperire cibo per chi non poteva più farlo da sé, nascondere uomini che altrimenti sarebbero stati mandati in campo di concentramento o pronti per la fucilazione. Azioni quindi tutt'altro che prive di pericolo, un vero e proprio protagonismo che, in modi diversi, in forme differenti, permeerà poi le scelte delle staffette, delle partigiane in armi e poi delle 21 componenti elette all'Assemblea Costituente. Non ho qui il tempo di ricordare tutte le leggi che hanno reso concreti quei diritti rivendicati dalle donne dei Gruppi di Difesa. A grandi linee, credo siano qui noti.

Mi preme però ricordare come, mentre questo cammino contemporaneo dell'emancipazione è iniziato avanti ieri (70 anno non è storia antica, è un tempo che una persona ricorda, meno della durata di una vita), la maggior parte delle conquiste che diamo per scontate sono di molto più recenti: è dell'anno scorso la legge sul femminicidio, è di pochi anni fa la legge sullo stalking, è di un anno fa l'equiparazione dei diritti dei bambini nati dentro e fuori al matrimonio, è di qualche decennio fa la parità dei coniugi. Si tratta di leggi recentissime. Per la mentalità comune invece, questo percorso è da considerarsi ormai concluso, e di fronte alla crisi molti sostengono che le priorità siano altre.

Se così fosse, perché ci pare, aprendo i giornali, di leggere veri e propri bollettini di guerra, di una guerra non dichiarata ma presente contro le donne, donne che vengono violentate, malmenate, uccise?

Se davvero fosse così, se fosse storia antica, passata, perché una donna su due, oggi (un dato storicamente consolidato non dovuto solo alla crisi) in Italia non ha un lavoro? Perché una donna su due, in Italia, tra i 20 e i 40 anni, cioè nell'unico momento in cui ragionevolmente è possibile avere un figlio, non può dire di vedere garantiti, oggi nel 2014, i diritti di maternità? Perché il lavoro flessibile prima e la disoccupazione crescente oggi ci ripropongono ancora, dopo 70 anni, i diritti alla maternità non disgiunti dal diritto al lavoro, a sua volta non disgiunto dalla scarsa condivisione tra uomini e donne del lavoro di cura e dalla carenza di servizi pubblici, carenza destinata ad aumentare con la crisi?

Ecco l'esempio dei Gruppi di Difesa, (scelte e pratiche molto precise) ci aiuta anche a rispondere alle questioni che ho appena sollevato. Temi attuali mentre parliamo di Gruppi di Difesa, dei loro obiettivi e del loro agire, perché, come scrisse Vinza Fiorino "non si riconosce, se non si conosce" e quindi il riconoscimento dei diritti è legato sia alla definizione e ai fondamenti stessi dell'oggetto sia alla conoscenza dei soggetti cui il diritto stesso si attribuisce.

Signor Sindaco, Signore Consigliere, Signori Consiglieri, consideriamo molto rilevante che da diversi anni e da diversi mandati le Giunte di Bologna siano composte paritariamente da assessori e da assessore, è un dato da ricordare oggi che questo sia il Consiglio comunale più paritario nella storia amministrativa di Bologna. Lo possiamo vedere nelle scelte che il Comune compie: quasi 40 milioni per i nidi d'infanzia, 36,8 milioni per il sistema integrato della scuola dell'infanzia, di ulteriori 3,5 milioni per altre opportunità sulla prima infanzia, e azioni ormai consolidate nel nostro bilancio di contrasto alla violenza, e avere voluto il Centro delle donne, uno dei più longevi e importanti in tutta Italia. Si tratta di scelte consolidate, frutto certo anche di una partecipazione amministrativa importante da parte delle donne della nostra città. Voglio poi aggiungere che è strategica la scelta di un bilancio di genere. Vedremo a breve i primi risultati di questa scelta, nel consuntivo del 2013, quindi prima di decidere quale bilancio votare per quest'anno.

Inoltre (credo sia importante farlo in occasione di questo 8 marzo), è certo di grande rilevanza che l'attuale Governo sia, per la prima volta nella storia d'Italia, un Governo composto in misura eguale da uomini e da donne e che sia stata assegnata la delega alle pari opportunità. Sono dati che abbiamo il dovere di non disperdere, consapevoli che insieme alla questione dell'accesso delle donne alla politica, c'è' anche, soprattutto, quella del loro permanervi. Il mio augurio è che questa questione sia tenuta bene in considerazione anche nel confronto parlamentare di questi giorni sulla nuova legge elettorale.

Sono queste, questioni che non riguardano solo le donne, ma la qualità della nostra democrazia, leve concrete, necessarie per innovare il nostro paese tanto da non poter essere liquidate con frasi ad effetto.

Oggi, ricordiamo i Gruppi di Difesa, ricordiamo a noi stessi come la concretezza dell'agire politico e la capacità di dialogare tra mondi diversi, pratiche molto diffuse nell'agire politico delle donne, siano, ancora oggi, valori attuali con cui affrontare una crisi durissima.

Ecco quindi il senso della seduta solenne del Consiglio comunale, quello di non lasciare sulle spalle delle singole la trasmissione di quella memoria, ma di metterla nelle gambe delle istituzioni. La memoria di quegli anni quindi è per noi un atto dovuto a partire dalle istituzioni, non come semplice atto celebrativo, ma come fondante il nostro futuro. E qui sta tutta la nostra sfida: quella di riuscire a permeare le nostre azioni amministrative di quei valori e di quei gesti, di quelle scelte, rivendicate dai Gruppi di Difesa, poi sancite nella Costituzione Italiana.
Viva l'8 marzo!"
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