Bologna, 10/02/2014

CONSIGLIO COMUNALE IN OCCASIONE DEL "GIORNO DEL RICORDO", INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Si trasmette l'intervento del Sindaco Virginio Merola, tenuto questa mattina nel corso della seduta Solenne del Consiglio comunale dedicata al "Giorno del Ricordo".

"Grazie Presidente, un saluto a tutte le autorità, civili e militari, un particolare saluto alle ragazze e i ragazzi degli Istituti Archimede e Belluzzi, un ringraziamento particolare da tutti noi al professor Raoul Pupo per l’importante relazione che abbiamo potuto ascoltare che davvero ha fatto un quadro convincente di quanto oggi stiamo ricordando. Un saluto di vicinanza in particolare a Marino Segnan e a tutti i componenti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Oggi il Consiglio comunale e la città di Bologna tutta, si stringe ai parenti delle vittime, agli esuli. La Giornata del Ricordo, come ha ricordato Marino Segnan, è stata istituita 10 anni fa, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Il presidente Marino Segnan ha ben richiamato il lavoro fatto in questi 10 anni dall'associazione in collaborazione con le nostre istituzioni.
Ricordare quindi oggi quanto accaduto significa per tutti noi riconoscere un passato di conflitto e violenza e questo implica una riflessione, come anche oggi abbiamo fatto, sulle responsabilità perché quegli errori non vengano più ripetuti né mai dimenticati.
Ricordare significa prima di tutto tenere nel cuore le vittime, questo è il significato letterale della parola "ricordare", perché il loro sacrificio non sia vano, significa rendere onore alle vittime e significa riscoprire che la ricerca storica, la definizione della verità storica è un fatto fondamentale in cui la nostra comunità deve essere impegnata. Si sono fatti passi in avanti notevoli per eliminare quell’assordante silenzio che circondava il ricordo delle foibe, che meriterebbe una ricostruzione anche questo, il lavoro diplomatico del dopoguerra per mantenere quell'assordante silenzio, un silenzio che circondava l’esodo delle popolazioni italiane, dell’Istria e della Dalmazia. Deve essere compito delle istituzioni, sempre più in raccordo con le scuole, con i nostri giovani, continuare ad aumentare questa consapevolezza, perché vedete, ragazzi e ragazze, la verità esiste, può essere approssimata, può essere continuamente indagata ma la verità storica esiste e nel nostro presente esiste la verità, ci vuole il coraggio per affermarla in certe situazioni e la verità di essere italiani, e per questo noi dobbiamo continuare a rendere onore all'associazione, a un certo punto ha richiesto un grande coraggio affermare di voler essere italiani, questo ce lo dobbiamo ricordare.
Noi non possiamo essere testimoni attenti e sensibili del nostro tempo se non conosciamo bene quello che ci ha preceduto, senza la consapevolezza delle responsabilità storiche e la ferma condanna di ogni tentativo di sminuire giustificare e mitigare questa come altre tragedie noi non possiamo intraprendere con efficaci il cammino di civile convivenza e solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno. Bologna non è sempre stata accogliente, non lo è stata nel '38, quando improvvisamente parecchie persone, solo perché ebree che vivano in questa città nel silenzio generale, e non lo è stata nel '47 quando c'è stata una manifestazione contro l'accoglienza delle persone che erano state costrette all'esodo, lo dobbiamo ricordare perché abbiamo una grande tradizione di accoglienza, io davvero condivido le parole finali oltre che l'insieme della relazione del professor Pupo. La vera questione su cui questa vicenda ci chiama a impegnarci, è come continuare ad essere accoglienti, sapendo che non lo siamo stati in periodi cruciali, e capire perché non lo siamo stati, non crogiolandoci in una retorica generica sulle nostre capacità di accoglienza e tolleranza, che io per primo come sindaco rivendico e che sono la testimonianza del valore civile di questa città, Bologna è medaglia d'oro al valore civile, medaglia d'oro alla Resistenza ma anche a Bologna è potuto succedere , e quindi anche nel nostro presente può succedere.
Dalla storia di violenza e sopraffazioni cui furono oggetto i nostri connazionali, condannati per il solo fatto di essere riconosciuti come italiani, emerge chiara la necessità del dialogo, per fare in modo che la nostra nuova frontiera sia davvero quell’Europa unita che dobbiamo impegnarci a perseguire non solo sul terreno delle istituzioni giuridiche ed economiche, ma anche come coscienza comune, convivenza pacifica perché solo così possiamo risolvere e superare odi e divisioni che purtroppo ancora, nel recente passato, hanno insanguinato il nostro continente e che rischiano sempre, in forme nuove, di riemergere, qui sta il significato cinico della memoria, non è solo tener nel cuore ma è un impegno nel presente perché certi avvenimenti non possano ripetersi. Noi quest'anno, il 2014 ricorderemo anche il centenario dello scoppio della Prima Guerra mondiale, l'analisi di contesto a cui ci invitava il professor Pupo ci fa comprendere a quanto dobbiamo estendere la nostra ricerca per comprendere tutte le cause, gli effetti, gli intrecci che si sono determinati, abbiamo sentito parole fondamentali su questo. Credo che estendere la comprensione significherà anche comprendere che ci siamo trovati nel Primo conflitto mondiale senza che nessuno fosse in grado di prevederlo ma con una serie di circostanze concomitanti, improvvisamente, ci siamo trovati in una guerra di proporzioni mondiali che ha prodotto milioni di morti e che sicuramente ha inciso su quanto è avvenuto, successivamente, anche nelle terre istriane.
La strada migliore per la soluzione dei conflitti è dunque il dialogo, il confronto democratico, entrando nel merito delle questioni, lasciando in secondo piano le ideologie e i pregiudizi, cercando di depotenziare i contrasti e disinnescare i meccanismi di violenza, in favore del senso di comunità. Esiste oggi, anche nel nostro Paese e in Europa, un pericolo evidente di nuove conflittualità tra persone di diversa provenienza e cultura, e anche tra parti della nostra stessa società e Nazione. Questa riflessione sul passato ci può aiutare ad accorgerci per tempo degli errori e degli estremismi nascenti, a fermare gli atti espliciti di ostilità e di odio prima che sia di nuovo troppo tardi. L’impegno di noi tutti deve essere orientato a considerare il confronto tra le diverse istanze culturali e politiche come opportune e necessarie, all’interno delle regole costituzionali e democratiche che ci siamo dati, per il rispetto di ogni individuo.
La pluralità delle identità: è da un secolo che questo tema non viene affrontato se non dal dopoguerra con la costruzione dell'Europa e la prospettiva dell'Europa unita la pluralità delle identità va salvata non nel senso di stabilire maggioranze o minoranze, identità prevalenti ed entità minoritarie ma lavorando per la convivenza tra identità diverse come occasione storica per affermare una comunità aperta e, qui si, una nuova frontiera comune senza l'imposizione di nuovi confini.
Insieme all'eccidio delle foibe, oggi ricordiamo anche l’esodo, voglio ridirlo, di 350.000 italiani che forzatamente hanno abbandonato tutto e tutti per rimanere italiani. Ringrazio dunque ancora Marino Segnan e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per il lavoro che quotidianamente svolge, non per chiedere vendetta, ma per tenere vivo il ricordo di quanto è avvenuto e ritrovare un rimedio perché il compito nobile della politica è quello di trovare rimedio, che non è una brutta parola, alle tante violenze e ingiustizie subite nell'impegno per la verità come significato autentico del ricordo a cui noi che viviamo oggi siamo chiamati e in fondo perché non si possa più ripetere come è successo a questi nostri connazionali, di essere costretti a scegliere se essere cittadini italiani o meno: questo è il nostro impegno. Grazie".
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