Bologna, 25/01/2016

GIORNO DELLA MEMORIA: SEDUTA SOLENNE DEL CONSIGLIO COMUNALE, L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI


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Di seguito l'intervento tenuto dalla presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi, nella seduta solenne del Consigli comunale dedicato al Giorno della memoria.

"Signor Sindaco, signore consigliere, signori consiglieri, colleghi di Giunta,
a nome del Consiglio comunale di Bologna saluto le autorità civili e militari presenti oggi e voglio dire loro quanto per la comunità bolognese tutta si preziosa questa ampia partecipazione, che non è solo numerica, ma evidente dimostrazione di quanto qui si sia attenti all'impegno civile e politico che questa giornata richiama. Permettetemi di salutare le persone, le, autorità che hanno accettato il nostro invito ad intervenire oggi: Renzo Gattegna che è Presidente delle Comunità ebraiche d'Italia, Sergio Della Pergola che è docente all'Università ebraica di Gerusalemme e Adachiara Zevi che è Presidente della Fondazione Arte in Memoria

Dirò solo tre cose in questo mio breve saluto di apertura dei lavori della seduta solenne del Consiglio comunale di Bologna convocato in occasione della Giornata della Memoria: la prima è sul senso del lavoro di Bologna, la seconda riguarda più specificatamente il lavoro svolto con le scuole, la terza il contesto in cui si svolge questa giornata.

Circa la prima questione vorrei dire questo: qualche anno fa un deportato del Bolognese, Gasiani affermò: “con questa legge mi hanno fatto un regalo, perché ora so che non sono più solo a ricordare”. Il senso della legge del 2000 che ha istituito questa giornata nella data che segnò la liberazione del campo di Auschwitz sta, a mio parere, molto nelle sue parole: il bisogno di ricordare, il dovere di ricordare. Che significa riuscire a trasmettere la memoria e per farlo essere in grado di conoscerla e di riconoscerla.

Mi si permetta di esplicitare l'impegno del Comune di Bologna, ed in particolare del Consiglio comunale, che non ha scelto di promuovere singole iniziative, di per sè sarebbe già una lodevole scelta, ma di istituire e coordinare i lavori di un tavolo istituzionale cui partecipano la Regione Emilia Romagna, l'Università, l'Ufficio scolastico regionale e la Comunità ebraica, il Museo Ebraico, l'Associazione Figli dalla Shoah, l'Istituto storico Parri di Bologna e anche l'Istituto storico della Resistenza.
Le numerose iniziative di questi giorni sono frutto di un lavoro costante, poco visibile se non in questa settimana, ma capillare cui lavoriamo insieme, tutto l'anno, scegliendo come fare memoria, quale singolo aspetto di quella immane tragedia approfondire a attivando, ognuno per la propria parte, relazioni con i cittadini, con gli insegnanti, con gli gli studenti, con l'obiettivo comune di sensibilizzare e coinvolgere la più ampia popolazione. Non siamo interessati ad iniziative spot, non aiutano ne la memoria ne la comprensione di quei fatti, ma a promuovere una conoscenza diffusa di ciò che è stata la deportazione, delle cause che l'hanno resa possibile certi che questo sia indispensabile per sviluppare nella società gli anticorpi alla malattia del l'intolleranza.
Di tutto questo il Consiglio comunale di Bologna, che quel confronto presiede, può esserne fiero. Permettetemi quindi, poiché questa è l'ultima cerimonia legata al 27 di gennaio, in questo mandato, di ringraziare tutti i colleghi, i consiglieri e le consigliere, che hanno voluto dare suggerimenti, consigli, e che in molti modi si sono prodigati in questo lavoro. A nome di tutti tengo particolarmente a ringraziare per il confronto constante il Presidente della Comunità ebraica, Daniele De Paz, la sua comunità, il presidente del Museo Ebraico di Bologna, Guido Ottolenghi, e il Direttore Vincenza Maugeri.
Tengo a sottolineare il confronto costante con le istituzioni pubbliche che hanno partecipato a questo lavoro, e in particolare la Presidente dell'Assemblea legislativa Simonetta Saliera, la dottoressa Renda, l'Universita di Bologna il cui nuovo Rettore ha delegato il professor Bazzocchi, ma anche gli altri docenti che si sono impegnati in questo lungo confronto, l'Ufficio scolastico regionale. Poi certamente l'Associazione Nazionale ex Deportatin, presieduto dalla Presidente Irene Priolo, Angela Berzuini, l'istituto Parri, il suo Presidente Alberto De Bernardi e il direttore Luca Alssandrini.
Mi scuseranno i presenti se ho fatto uno strappo alla regola che questo Consiglio ha sempre avuto di salutare le autorità in modo più generico, mettendole tutte sullo stesso piano alla pari, è una scelta solo per il timore di dimenticare qualcuno, ma desideravo molto a fine di questo mandato dire che se ci sono stati inciampi, qualche errore, la responsabilità è solo ed esclusivamente mia. Del lavoro invece positivo, svolto insieme, tutto il merito va al Consiglio e a chi, delle istituzioni che ho appena citato, è stata parte attiva. Grazie.

La seconda questione che voglio brevemente richiamare riguarda il nostro rapporto con le scuole. Le molte manifestazioni di questi giorni implicano nella prevalenza dei casi una forte e folta presenza di studenti, che si è maturata attraverso attività didattiche importanti. Due delle quali saranno presentate oggi in Consiglio comunale. E per sottolineare l'importanza di questa scelta, desidero far riferimento alla mostra “I mondi di Primo Levi” inaugurata ieri al Museo Ebraico. La mostra racconta una pagina particolare della storia della nostra città. Fa riferimento a un episodio nel 1961 quando Primo Levi viene invitato a Bologna e al Teatro Comunale e tiene un ciclo di lezioni: trent'anni di storia italiana con Giorgio Bassani, Giulio Supino, Enzo Enriques Agnoletti e Pietro Caleffi. Aveva già pubblicato 'Se questo è un uomo', nel '58, certamente stava lavorando a 'La Tregua' che pubblicherà nel 63, e soprattutto inizia qui il racconto, non attraverso la scrittura, ma nel confronto diretto col pubblico, della sua esperienza. Ed è proprio negli anni 60 che dedicherà molto del suo tempo e del suo lavoro, al confronto con gli studenti in tutta Italia il lavoro che definirà il suo terzo, oltre a quello di chimico e di scrittore.

In 'Testimonianze di Eichmann', pubblicata proprio nel '61 disse: Il processo Eichmann e la documentazione delle nefandezze naziste hanno un indubbio valore educativo, ma non bastano. La loro efficacia, la loro portata, non sarà grande finchè permane, in Germania e in Italia, l' ambiguo clima di vacanza morale che è stato inaugurato dal fascismo, e gli sopravvive parte per inerzia, parte per sciocco calcolo. Questa necessaria restaurazione morale non può che venire dalla scuola. Che Eichmann sia colpevole salta agli occhi; ma occorre che ogni cittadino, fin dai banchi della scuola, impari cosa significa verità e menzogna, e che non si equivalgono; e che si può macchiarsi di colpe gravissime a partire dal momento in cui si abdichi alla propria coscienza per sostituirla col culto del Capo 'che ha sempre ragione'.
Ecco, non sono mai certa, anzi, mai mi illudo che sia sufficiente svolgere il lavoro di cui prima ho fatto cenno perché non accada più la persecuzione, lo sterminio, riprendo le parole di Levi 'l'idea che ogni straniero è nemico', ma so che è indispensabile rivolgersi alle nuove generazioni. Per far conoscere quanto accaduto. Per spiegare che la risposta che si dette allora fu alta: la nascita delle istituzioni europee e il lento, non ancora concluso per la verità, cammino per rendere principi e diritti sanciti nelle carte costituzionali patrimonio comune esigibile nella vita quotidiana delle persone.
Infine, per comprendere che nulla è dato per sempre e che non si è mai sufficientemente al riparo dagli odi nazionali, religiosi, culturali, che furono alla base della deportazione e dello sterminio, riconoscendo i quali oggi avremmo qualche strumento in più per evitare di pagarne le conseguenze.

Arrivo alla terza e ultima questione. Quest’anno il Giorno della memoria si situa in un momento storico particolare: l’attività terroristica di impronta islamica, spesso diretta contro le comunità ebraiche, a Parigi, ma non solo, la ripresa del conflitto israelo-palestinese, la crescita di episodi di antisemitismo, penso alla Francia, ma anche alla Svezia e Paesi nordici europei in genere, alla Polonia, l'Ungheria, le polemiche sul boicottaggio dei prodotti di Israele, e in alcuni paesi la crescita esponenziale del numero di ebrei che abbandonano l’Europa per Israele, non considerando più questo un territorio sicuro, ci impongono tutti questi fatti nuova attenzione, parole sagge e intelligenza nelle azioni.
Anche in questo sta il senso del Memoriale che verrà inaugurato dopodomani, il 27 di gennaio. Ecco io non so dire se questo, l'istituzione della legge sul Giorno della memoria che invita le Istituzioni a promuovere il ricordo di quanto accaduto 70 anni fa nel più ampio territorio europeo sia davvero un regalo perchè aiuta non solo i deportati ma tutti quanti a ricordare e a trasmettere quella memoria, ma sono certa dell'impegno di questo Comune ed in particolare del Consiglio comunale".
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