Bologna, 25/11/2014

CONSIGLIO COMUNALE, SEDUTA SOLENNE PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE SIMONA LEMBI


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Di seguito, l'intervento della presidente Simona Lembi nel corso della seduta solenne del Consiglio comunale dedicata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

"Signor Sindaco, gentili Assessori, signori Consiglieri e signore Consigliere, autorità civili e militari,

permettetemi, per prima cosa, di salutare la Presidente della Casa delle Donne per non subire violenza, Susanna Bianconi, e le tante esponenti di associazioni che hanno scelto, come da diversi anni a questa parte, di partecipare alla Seduta solenne che il Consiglio comunale di Bologna annualmente convoca per celebrare la giornata internazionale contro la violenza alle donne, sancita dall'ONU 15 anni fa.

Gli anniversari tondi sono, comunque, occasione per tracciare un bilancio di quanto fatto e accaduto nel corso di quel tempo. Nel nostro caso vale forse la pena domandarsi se e quanto gli inviti che le organizzazioni internazionali rivolgono agli Stati incidano sui comportamenti istituzionali quali leggi, provvedimenti, anche delibere comunali, come pure riescano a modificare comportamenti di singole persone.

Non avere dati completi per rispondere a questa domanda è già un fatto, che però non ci impedisce di sostenere che da quando l'ONU ha istituito questa giornata internazionale, più di una cosa è cambiata: è cambiato il racconto di questo fenomeno, oggi sempre più i mezzi di comunicazione sono disponibili a raccontarlo, anche in modo nuovo rispetto al passato, fino a promuovere trasmissioni televisive specificatamente dedicate al racconto di questi casi, non solo in occasione del 25 di novembre. E credo che in pochi lo avrebbero previsto tutto questo quando le case degli italiani vennero scosse dalla messa in onda del più noto processo di stupro del 1978, quello in cui una giovane Tina Lagostena Bassi difese una giovanissima donna con l'obiettivo di rovesciare, come bene ha rilevato Paola Di Nicola nel volume La Giudice “quella cultura che vede sul banco degli imputati le poche donne che denunciano e non gli uomini che sono denunciati”. Quel filmato, che pure lasciò non indifferente l'opinione pubblica circa la sua messa in onda, vinse il Premio Italia nel 1979 come migliore documentario dell'anno e una sua copia è conservata al MoMA di New York.

Sono cambiate le leggi, ricordo in particolare quelle più recenti, e voglio sottolineare questo aspetto, che nel nostro paese la legislazione di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne è particolarmente recente ma finalmente presente come la legge del 2009 sullo “stalking, l'adesione nel 2012 alla Convenzione di Istambul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e infine più recententemente, nel 2013, quella legge denominata femminicidio, più precisamente recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere.

E' poi cambiato anche il modo, penso non solo quantitativamente ma qualitativamente del racconto di questo fenomeno. Fino a pochi anni fa, sostengono numerose studiose che il racconto della violenza in parte consolatorio in parte omissivo. da lungo tempo si è raccontato un fenomeno in cui prevalentemente gli uomini coinvolti erano stranieri, solitamente le violenze avvenivano in un luogo pubblico. Poi l'Istat ha fatto chiarezza circa un fenomeno che ha contorni netti: avviene prevalentemente dentro le mura domestiche e coinvolge prevalentemente persone che si conoscono.

Infine, c'è un'altra lettura, che io definirei omissiva, che nel corso degli anni ha teso a dimenticare che quando si parla di violenza contro le donne, si intende violenza maschile contro le donne. Ha prevalso il racconto della donna debole, vulnerabile e vittima, che ha come implicito il fatto che gli uomini siano forti e invulnerabili, in un contesto in cui ancora troppo spesso le vittime sono viste con compassione e pietà e non sempre come soggetto di diritti. Questa lettura vittimizzante, ha più spesso reso visibile lei, il suo tentativo di difendere sé e spesso il figli, mettendo in secondo piano l'azione violenta dell'aggressore.

Tornano, da questo punto di vista, le parole del Sindaco di Bologna che sempre ha affermato che la questione della violenza è prevalentemente una questione maschile. Come tale, ha bisogno, per essere pienamente affrontata, di un impegno maschile e di una presa di parola pubblica netta, più forte di quella che per decenni ha prevalso da parte degli uomini.
Di queste azioni, perché non sono le prime, quelle che presenteremo oggi in Consiglio, abbiamo diverse tracce.

La prima azione di cui abbiamo traccia, è partita dal Canada nel 1991. Si intitolava White Ribbon Campaign, la campagna del fiocco bianco, ideata e promossa da Michael Kaufman, educatore, scrittore e consulente, che a lungo ha lavorato con le Nazioni Unite.
Kaufman venne a Bologna nel 2006, ospite della Casa delle Donne e della Provincia, partecipò a molti incontri con operatori, operatrici, studenti e anche con amministratori locali.
Successivamente, nasce a Bologna e credo sia un tratto caratteristico della capacità di innovazione della città, Maschile Plurale, una associazione che fin dal suo esordio nel 2007 ha voluto offrire un punto di vista diverso, maschile, sulla violenza maschile sulle donne. Più di recente questa città ha visto nascere e una campagna comunicativa efficace, intitolata NOI.NO, uomini contro la violenza, promossa dalla Fondazione Dal Monte, per volontà esplicita del suo Presidente.

L'aspetto nuovo che vogliamo qui mettere in evidenza, è come queste azioni siano promosse in modo innovativo da uomini disponibili a 'metterci la faccia' a 'mettersi in gioco' o come come io preferisco dire a 'fare la propria parte' partendo da sé.

Ringrazio molto quindi Sandro Casanova e Marco Cammelli per aver accolto il nostro invito ad essere presenti e a raccontare al Consiglio comunale un punto di vista meno noto, ma indispensabile per affrontare questo fenomeno così radicato e così diffuso.

Tengo, a conclusione di questa mia breve introduzione, a precisare che indagare questo nuovo punto di vista, l'altra faccia della stessa medaglia per intenderci, non può, però, in alcun modo essere inteso come una nuova azione che mette in discussione la principale: cioè quella di sostenere i Centri antiviolenza.

E' bene infatti ricordare a noi stessi quanto le istituzioni pubbliche abbiano appreso dalle pratiche dei centri anti violenza: penso all'azione di tutela delle donne, dei loro figli, al rispetto delle scelte che le donne fanno autonomamente quando si rivolgono ai centri.
Per questo esprimo grande preoccupazione per l'appello che la rete dire dei centri anti violenza dell'Emilia Romagna ha rivolto a noi tutti, circa il contenuto del documento elaborato dalla Conferenza Stato Regione, documento che definisce le caratteristiche dei centri antiviolenza, ne norma il funzionamento e ne prescrive i requisiti strutturali e organizzativi per poter accedere ai finanziamenti previsti a partire dal 2015.
Mi risulta in questo senso un'apertura da parte del nostro Governo: è una buona notizia, di questa mattinata, la seguiremo con attenzione.

Sostengo, come sapete da tempo, che le nostre istituzioni nazionali abbiano molto più da apprendere che non da insegnare, dal territorio e dai Comuni, circa le azioni di contrasto alla violenza. Per questo auspico che i finanziamenti nazionali rispettino la natura dei Centri antiviolenza, esattamente come fa il Comune di Bologna, come facciamo noi, impegnati nel rinnovo della convenzione in scadenza a fine anno.

Infine il mio pensiero va alla manifestazione che si terrà tra poco a Bologna come in molte altre parti d'Italia. Anche al Giardino intitolato alle Sorelle Mirabal, le donne cui la ricorrenza del 25 novembre è dedicata. Abbiamo il dovere di ascoltare le parole della piazza, delle donne che riempiono di manifestazioni le nostre città e che ci ricordano che fare azioni di contrasto alla violenza contro le donne è un impegno quotidiano.

Ringrazio nuovamente i relatori per aver accolto il nostro invito, a loro do immediatamente la parola:
Sandro Casanova è esponente dell'associazione Maschile Plurale. E' stato tra coloro che hanno aderito tra i primi alla campagna del fiocco bianco di cui ha condiviso la didattica nelle scuole secondarie inferiori e superiori partecipando ad incontri su tutto il territorio provinciale di Bologna. Ha conseguito un master su “Genere, pari opportunità e intercultura: politiche socio-educative in contesti globali” presso l'Università di Firenze ed è stato educatore presso la scuola di pace di Montesole di Marzabotto a cui partecipa anche il Comune di Bologna.
A seguire, Marco Cammelli, già professore ordinario di diritto amministrativo presso il nostro ateneo, dal 2005 è Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e principale promotore della campagna NoiNo.org - uomini contro la violenza sulle donne".
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