Bologna, 27/01/2014

GIORNO DELLA MEMORIA, SEDUTA CONGIUNTA DEI CONSIGLI COMUNALE E PROVINCIALE, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Di seguito, l'intervento del sindaco Virginio Merola, in occasione della seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e Provinciale dedicata al Giorno della memoria.

"Grazie Presidente, signora presidente della Provincia, signor Prefetto, caro Rabbino, Signora Ropa, autorità civili e militari, gentili ospiti, consigliere e consiglieri, carissime ragazze e carissimi ragazzi.

Oggi, 27 gennaio facciamo memoria della Shoah, del terribile crimine perpetuato dal nazismo e dal fascismo contro il popolo ebraico.
Il 27 gennaio di sessantanove anni fa furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz.
I ragazzi delle scuole superiori di Bologna e provincia che oggi sono qui presenti, con il loro viaggio ai campi di sterminio, hanno potuto toccare con mano la violenza della follia nazista e fascista e, in particolare la violenza specifica contro le donne. Vi ringrazio davvero per la vostra partecipazione, per il vostro impegno e ringrazio i vostri insegnanti.

Ricordare lo sterminio di milioni di ebrei significa per il nostro presente non solo continuare con una intensa attività di educazione verso i giovani, sui fatti avvenuti e sul loro significato storico attuale, ma soprattutto stimolare e praticare in tutti i modi possibili il rifiuto dell'indifferenza, per essere vigili sul fatto che, nella nostra vita civile e di comunità, l'orrore della Shoah e l'odio non possano riprendere vigore.

La fase di crisi economica e sociale che viviamo oggi, da cui dobbiamo e possiamo uscire è accompagnata da una crisi di valori che può fornire a chi semina odio e rancore e addita gli altri come il capro espiatorio e la causa delle difficoltà, un terreno fertile
L'antisemitismo oggi rivive nel rifiuto della diversità e delle minoranze, rivive nelle discriminazioni di genere, di religione, di etnia, di nazionalità.

Siamo dunque chiamati a riflettere su cosa renda autentica la nostra libertà, e quella degli altri. Dobbiamo valutare che uso facciamo della nostra libertà nelle relazioni con gli altri. Per fare memoria della Shoah dobbiamo conoscere, sapere che è stato possibile anche nella nostra città perseguitare persone, anche italiane, anche bolognesi, solo perché di religione ebraica. Sapere che è stato possibile che anche a Bologna persone fossero perseguitate da leggi razziali, nell'indifferenza di larga parte, della maggioranza della nostra comunità che ha la più antica università del mondo, allontanando e abbandonando al loro destino professori e studenti, in quanto ebrei.

Ricordare la Shoah significa dunque essere consapevoli che l'ignoranza non è solo assenza di conoscenza, ma anche soprattutto rifiuto di conoscere e di riconoscere, pregiudizio verso chi si vuole identificare come causa delle cose che non vanno. Ricordare la Shoah significa che nel presente occorre stare ad occhi aperti, contro il pregiudizio e contro chi semina odio, o alimenta la discriminazione, l'intolleranza. E significa soprattutto partecipare alla vita civile e politica della nostra comunità, prendendo posizione senza sottovalutazioni. Significa, infine, non solo ricordare, tenere a cuore la memoria di queste tante vittime, non solo non dimenticare, ma fare memoria con un impegno coerente.

Abbiamo perciò il dovere di continuare a tramandare la verità storica, di continuare la ricerca storica e di testimoniare i valori di libertà e democrazia con le nostre azioni quotidiane. Lo dobbiamo a persone come Nella Baroncini, lo dobbiamo a tutte le vittime, donne e uomini, e a tutti i perseguitati.
Ci sono persone che hanno saputo combattere in passato per i loro ideali, e ci sono ancora tante persone oggi che combattono contro le dittature, contro le ingiustizie del mondo in cui viviamo. Anche se non siamo noi adulti e giovani nati dopo l'olocausto responsabili di quello che è successo, siamo tuttavia responsabili di costruire un futuro diverso e migliore.

Senza coraggio e senza impegno non c'è speranza autentica. E noi adulti dobbiamo guadagnare le stima dei giovani, per poter essere per loro di aiuto e buon esempio perché siano capaci di coraggio e impegno.
Dobbiamo essere capaci di ammettere i nostri errori ed essere noi stessi il cambiamento che chiediamo agli altri, come ci insegnava Ghandi.

Voglio riprendere un concetto a me molto caro, da quando ho accompagnato di persona dei ragazzi in una visita ai campi di concentramento nazisti: una società che lotta per la democrazia e l'eguaglianza è una società capace di combattere gli errori quando nascono.
Vedete, ci sono di nuovo errori che stanno nascendo. Ogni sono minoranza in Europa i gruppi politici che si richiamano al nazismo e alla xenofobia. Ma il gruppo nazista 'Alba dorata' siede nel Parlamento greco. Ma tanti sono ormai gli episodi di razzismo e intolleranza amplificati dal meccanismo dei mass media: dalle teste di maiale che oggi abbiamo dovuto ricordare, ai cori negli stadi, anche nel nostro stadio di Bologna. Certo, noi dobbiamo condannare questi episodi, ma la democrazia non ha bisogno di ricorrere alla censura, non deve combattere il negazionismo e la menzogna di questi gruppuscoli invocando leggi più restrittive sulla ricerca storica e sulla libertà di opinione. La democrazia è forte se sa usare l'aspetto positivo della forza, la capacità cioè di sostenere le difficoltà e di lavorare alle soluzioni migliori dei problemi, senza cedere a tentazioni autoritarie, senza sottovalutazioni o pregiudizi.
Il rabbino Capo, oggi in sinagoga, ha usato queste parole: 'dobbiamo combattere una battaglia, prima di tutto una battaglia culturale'.
Ecco, fare memoria significa combattere la buona battaglia, trasformare il ricordo in un impegno coerente nella nostra vita presente. Il popolo ebraico, i perseguitati zingari, gli omosessuali, i deportati politici, i partigiani, sessantanove anni fa hanno vinto la buona battaglia.
Gli ebrei italiani, che sono stati in prima fila nelle lotte del nostro Risorgimento e nella Resistenza, hanno vinto la buona battaglia: sono stati vittime, ma non sono stati sconfitti. Le vittime sono state tante, anche perché gli stati europei di allora non seppero reagire e sottovalutarono l'affermazione di Hitler e Mussolini che, ricordo, furono eletti alle elezioni.
Quest'anno, noi ricorderemo anche il centenario della Prima Guerra Mondiale: dopo decenni di pace e di belle epoque, improvvisamente si precipitò in una guerra che coinvolse il mondo al prezzo di milioni di morti. Nessuno, allora, fu in grado di prevedere davvero cosa sarebbe successo, o sottovalutò la questione.

Vedete, è in voga oggi una teoria: la teoria del cigno nero. Quando si scoprì l'esistenza del cigno nero in Australia, tutte le basi scientifiche che accreditavano fino allora l'esistenza di soli cigni bianchi nel mondo crollarono. Noi non sapevamo di non sapere dell'esistenza dei cigni neri. Sapere è importante, conoscere e diffondere la conoscenza è importante, la scienza è un continuo processo di arricchimento e di messa in discussione delle nostre certezze e per questo, innanzitutto, richiede libertà e democrazia.
Ma i cigni neri ci sono stati l'11 settembre, con l'invenzione della bomba atomica, con il fatto sta cambiando in peggio l'equilibrio mondiale del nostro clima, con gli stermini in Ruanda, in Yugoslavia e così via. Noi sappiamo perciò che esistono e possono esistere i cigni neri, che il male, anche se incredibile, può realizzarsi. Non basta perciò la conoscenza, dobbiamo combattere la battaglia contro l'ignoranza, una battaglia culturale democratica, ma una battaglia, dove ci mettiamo la nostra forza attiva contro le intolleranze e l'odio, con la forza della verità, perché la verità esiste.

Albert Camus diceva che, quando si utilizzano male le parole, si introduce nel mondo una sofferenza inutile. Perciò lavoriamo nella nostra vita quotidiana per un'ecologia delle parole, per difendere l'uso appropriato delle parole e quindi della verità. E quando qualche parola, come ad esempio 'libertà', viene usata o stravolta per fare il male, per insulti contro persone ebree o di un altro colore di pelle, ricordiamoci del cigno nero. Capita a tutti di ricostruire a posteriori la spiegazione di cose avvenute, che non avevamo previsto, e magari ci sembra una ricostruzione esauriente. Capita, non siamo perfetti, ma possiamo fare meglio. Questo è il senso dell'utilità e dell'importanza della storia. Noi dobbiamo al popolo ebraico dopo la Shoah e agli altri milioni di vittime e di perseguitati, la certezza morale, l'impegno etico e quindi politico di essere pronti anche noi alla buona battaglia.

Il 27 gennaio di sessantanove anni fa furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz e del nazifascismo.
Continuiamo ciascuno di noi, ogni giorno, ad abbattere i cancelli dell'odio e del razzismo".
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