Bologna, 15/03/2013

CONSIGLIO COMUNALE: SEDUTA SOLENNE PER CELEBRARE LA "GIORNATA DELLA DONNA", L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Di seguito l'intervento tenuto dal Sindaco Virginio Merola in occasione della seduta solenne del Consiglio comunale per celebrare la "Giornata della donna":

"Grazie Presidente, ringrazio davvero lei e la Vicepresidente, in particolare il presidente dell' Istat Giovannini, le autorità civili e militari presenti. Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare considerazioni e dati che sicuramente sono utili per comprendere a che punto siamo rispetto alla condizione femminile nel nostro Paese, in particolare in relazione ai temi dell'economia e del lavoro. Come sapete come Amministrazione Comunale abbiamo istituito un tavolo di confronto permanente, con le associazioni femminili della nostra città. Ogni tre mesi ci incontriamo per fare il punto della situazione sulle pari opportunità in tutti i campi dell'amministrazione quotidiana. Lo facciamo con senso pragmatico, ma anche tenendo bene presente quale è la situazione e quali sono i valori da affermare. In questo senso ci sarà molto utile anche quello che abbiamo sentito oggi in Consiglio Comunale e anche i dati del nostro Settore Statistico che ci permetteranno anche di inquadrare bene la situazione dal punto di vista delle donne, in questo momento di vita della nostra città e del nostro Paese.

Solo alcune considerazioni, perché le questioni essenziali più importanti sono state dette. Certamente è emerso un dato che ci deve preoccupare e ci deve fare reagire, conquiste recenti che rischiano di regredire. Il tema del lavoro, l'antico tema dell'emancipazione sociale, che pareva un tema acquisito, è invece sempre più messo in discussione. E' messa in discussione la dignità stessa del lavoro, così come la possibilità di accedere e permanere nel lavoro, così come le tutele che erano state raggiunte, a cominciare dalla maternità, e il tema della qualità del lavoro. Il lavoro sottopagato e il lavoro precario che colpisce prevalentemente le donne del nostro Paese. Da questo punto di vista, secondo me, dovremmo lavorare per dare più valore a quanto succede nella nostra realtà cittadina, in relazione anche al nostro sistema di imprese. Sto ricavando un po' del mio tempo ed è abbastanza utile, nel visitare le diverse imprese nella nostra realtà metropolitana e tra queste imprese che ho visitato fin ora c'è un punto comune e cioè un'attenzione molto forte ai temi della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sotto il capitolo generale "benessere aziendale". Le imprese più attive del nostro territorio da tempo stanno discutendo su come conciliare i tempi di vita e di lavoro e su come spezzare quel tetto di cristallo che anche oggi è stato richiamato rispetto all'organizzazione del lavoro e rispetto alle pari opportunità di carriera professionale e accesso ai luoghi di direzione delle attività imprenditoriali. Questo, molto spesso, quasi sempre devo dire, in accordo con le organizzazioni sindacali ed è un tema che dovremo trovare insieme il modo di fare emergere, per darne consapevolezza alla cittadinanza, come buona pratica da seguire nel nostro lavoro comune.

Sicuramente per quanto ci riguarda i dati relativi sono migliori rispetto a molte altre realtà territoriali del nostro Paese, sicuramente questa crisi ci evidenzia che anche per noi sta cominciando a suonare un campanello d'allarme sulla possibilità di regredire rispetto a conquiste sociali che credevamo ormai indiscutibili, sicuramente credo che dovremmo lavorare con la consapevolezza che che noi possiamo come comunità affrontare questa crisi e uscirne al meglio, facendo la nostra parte rispetto alla situazione nazionale. Gli argomenti sono noti a questo Consiglio e a tutte le persone presenti, è evidente, anche per le cose che ci siamo detti oggi, che un Pese non può continuare a reggere senza che si rivedano le possibilità di una crescita, a cominciare dal Patto di stabilità, senza che ci sia la possibilità di investire sulla scuola e l'istruzione, sui nidi e sui servizi sociali, senza che ci sia una politica nazionale che abbia al primo posto la detassazione del lavoro, sia per le imprese che per i lavoratori dipendenti. Sono cose che ci siamo detti anche in altre occasioni e che comunque anche in questa giornata forniscono un quadro delle necessità che la nostra comunità nazionale dovrà affrontare.

Io mi limito a segnalare una questione che è emersa dagli interventi che abbiamo sentito e che anche questa fa parte di una rinnovata capacità di relazione con un Governo nazionale che tutti auspichiamo il nostro Paese riesca a darsi e che è una questione che da troppo tempo è stata lasciata a tacere. Cioè è un grave errore non basare il futuro di un Paese sulle città, sull'autonomia delle città di autodeterminare l'organizzazione dei tempi di vita e di utilizzo degli spazi urbani e della convivenza civile. E 'un grave errore questo, in cui in nostro Paese continua a cadere, non incentra le proprie politiche nazionali sulle città come motore di sviluppo e dopo una stagione di leggi importantissime, noi oggi ci ritroviamo con le città e con le amministrazioni che non hanno alcun potere di intervenire sulla regolamentazione degli orari e dei tempi di vita nelle città. Non per una nostalgia dirigistica, ma non ci sono leggi che permettono ai Comuni di intervenire, come è stato richiamato anche dalla Vicepresidente, su come regolare gli orari degli uffici e come adattarli alle mutate esigenze di vita della città. Così come su l tema dell'organizzazione della politica e dei tempi di vita e di lavoro, a cominciare dai congedi parentali, non esiste nel pubblico impiego autonomia organizzativa nella gestione del personale che permetta ai singoli Comuni di tenere conto davvero, nelle politiche retributive e nelle politiche di organizzazione degli orari e la maggioranza dei lavoratori del pubblico impiego sono donne. Questa è una questione che invece meriterebbe di essere al centro di una rinnovata riflessione nazionale, così come il tema dell'emersione del lavoro di cura e della sua retribuzione . Abbiamo sentito quali sono i carichi di lavoro non retribuiti che gravano nelle nostre famiglie sulle donne e anche qui, a proposito di ragionamenti sulla riforma del welfare, in questo quadro, non affidare ai Comuni la capacità autonoma di intervenire su questo è sicuramente un elemento molto condizionante del nostro sviluppo civile.

Noi affronteremo in sede di bilancio scelte per garantire e sviluppare ulteriormente i nostri servizi scolastici e i nostri servizi sociali. Abbiamo molto ben presente, del resto questi dati ce lo confermano, che se aumenta il grado di conoscenza e di istruzione migliora l'insieme della società; abbiamo molto ben presente che il nostro sviluppo si è basato sulla capacità di fare correre l'ascensore sociale, questo ascensore sociale oggi si sta interrompendo. Nella nostra città ci sono possibilità di reggere e di impedire che si blocchi totalmente, per le possibilità che potremmo permetterci ancora con le nostre politiche di bilancio e di coinvolgimento delle imprese su queste politiche, ma sicuramente la situazione di oggi ci conferma che siamo ad un punto limite al quale bisognerà reagire insieme, trovando anche le possibilità in questa crisi di individuare nuove modalità di gestione dei servizi e nuove modalità che tengano conto del fatto che la nostra società è formata in maggioranza da donne.

Quindi faremo il nostro bilancio di genere, terremo molto conto delle indicazioni che escono dal progetto Urbes, sulla necessità di individuare nuovi indicatori di benessere e non solo il Prodotto Interno Lordo, la crescita quantitativa, dando il giusto rilievo ad un tema che accenno solo per titolo che è quello dell' "Importanza del bene relazionale", della capacità di costruire relazioni e utilizzare il Bene relazionale come la principale risorsa civica che abbiamo a disposizione per la riforma necessaria dei servizi, che dobbiamo fare nella direzione di un welfare di comunità inclusivo. Questi sono alcuni degli spunti che ricavo, perché il mio non può e non vuole essere un'intervento conclusivo, ma sicuramente tutto questo mi fa anche pensare e ribadire ancora una volta che la condizione della donna ci segnala un problema sociale e dirimente per il progresso nostro Paese e oggi, ancor più ci segnala che è anche un questione democratica di fondo, perché al di là di tutte le questioni che abbiamo analizzato, torno a dire con insistenza che un vero progresso civile non c'è senza una ridistribuzione del potere tra i due sessi nelle istituzioni, nella vita associata e nella vita quotidiana di relazione dei nostri cittadini. Questo anche con l'umiltà di saperlo dire come uomini nella nostra città, rispetto alla nostra capacità infinita di cercare di rimediare dicendo "faremo un bel progetto e state tranquilli che i nostri progetti daranno risposte ai vostri problemi". Ecco, mia moglie quando dico così mi ricorda che la vita è quel che ti succede mentre stai facendo altri progetti. Grazie alle donne presenti."
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