Bologna, 09/07/2013

PIANO STRATEGICO METROPOLITANO, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA A CONCLUSIONE DEL TERZO FORUM


    .
Di seguito il discorso tenuto dal sindaco Virginio Merola a conclusione del terzo Forum del Piano Strategico Metropolitano.

"Oggi la comunità metropolitana bolognese si dota del proprio Piano strategico, della visione e degli obiettivi condivisi per il proprio futuro.
Si conclude un lavoro di confronto durato il tempo necessario per allargare ai partecipanti la responsabilità di assumere impegni condivisi.

Per iniziare un percorso è importante partire bene. E credo che insieme abbiamo realizzato un buon inizio. Trovando anche la mediazione e i distinguo necessari per organizzare un'adeguata convivenza tra diversi.

Ho usato due parole impegnative: mediazione e diversi.
Noi sindaci abbiamo chiaro, oppure l'esperienza ce lo chiarisce in fretta, che amministrare significa sapere ascoltare e decidere.
Quindi anche mediare, perché non viviamo in un mondo perfetto e perché a volte l’ostinata ricerca del meglio pregiudica il bene realizzabile.
Ma il discredito e la mancanza di fiducia che circonda oggi il rapporto tra i cittadini e la politica rischia ogni giorno di far pesare la volontà di condividere soluzioni e di farla passare come un raggiro dei politicanti. Penso che noi oggi abbiamo dimostrato il contrario.

L'altra parola è diversi.
Questo Piano strategico assume la diversità, la pluralità delle voci e dei modi di abitare e di vivere la città come una grande ricchezza, da preservare in futuro, in quanto costitutiva dell'anima che vogliamo per la nostra comunità.

La visione, i programmi e i progetti hanno questa base comune: il riconoscimento dell'altro e degli altri. Valorizzare le diversità significa attuare un'idea di partecipazione come cittadinanza attiva nel fare il bene comune.

Niente come questa esperienza di partecipazione, con tutti i suoi limiti certo, ci dimostra che non basta dichiarare la partecipazione, ma occorre scegliere quale partecipazione vogliamo. Il comitatismo, il no senza se e senza ma, l’interesse particolare contro l’interesse generale, la presunzione di tenere fuori dal proprio cosiddetto giardino iniziative di interesse generale, tutto questo non ha niente a che fare con l’idea di partecipazione che qui abbiamo cominciato a costruire e declinato in progetti sui diversi temi.
Sono convinto che il rafforzamento della nostra democrazia rappresentativa deve trovare il proprio perno non solo nelle riforme istituzionali e nella legge elettorale sempre più necessaria, ma anche nella metodica sperimentazione di innovative politiche di democrazia deliberativa che chiamino a pronunciare i cittadini attivi sulle basi di adeguate dotazioni di strumenti istruttorii e informativi, in un processo permanente di coinvolgimento informato sulle decisioni da prendere, e quindi sul pronunciamento popolare prima che le decisioni fondamentali e settoriali si prendano.

Ecco, questa esperienza che abbiamo fatto con il Piano strategico mi rincuora sul fatto che percorrere questa strada sia possibile.

La politica è l’organizzazione della convivenza tra diversi, ci ha detto Hannah Arendt. Ed è proprio su questa incapacità di convivenza politica fra diversi, intendendo non solo i partiti ma anche le associazioni, che il nostro Paese è bloccato da anni e dunque anche Bologna comincia a subirne gli effetti: nei comportamenti civici di convivenza, nel peso che continua ad avere il conflitto rispetto alla convergenza, ma anche nell’esigenza di preservare il passato nell’unico modo autenticamente riformatore, cioè cambiando lo stato di cose e i rapporti consolidati.

Difendere e resistere sono il contrario del cambiamento. Questo Piano strategico abbozza una strategia di riforma: certo, non tutti i progetti sono così determinanti per questa volontà di cambiamento, alcuni sono utili miglioramenti dell’esistente.
Ma abbiamo, credo tutti, la consapevolezza che le priorità sono definite da quanto è più urgente cambiare. E non si tratta di decidere se cambiare o meno, si tratta di indicare come cambiare e farlo.

La nostra tradizione è questa: innovare e cambiare. Il contrario di un'idea conservatrice e immobile di tradizione.

Il nucleo vitale di questo Piano strategico, la sua visione da rafforzare è quella della città umanistica: il concetto di persona e di libertà come responsabilità.
L’idea di comunità come società aperta e plurale fondata sulla dignità del lavoro.
L’idea di uguaglianza come pari opportunità tra diversi.
Se c’è una città predisposta ad avere questa impronta, questa anima innovativa, è Bologna.

Questo significa, per tornare bruscamente all’esigenza del presente, che le riforme istituzionali e nel nostro caso l’istituzione della Città metropolitana, sono vitali per il nostro futuro. Un PSM senza Città metropolitana è un deficit da colmare al più presto.
Al Ministro Delrio non ho bisogno di sollecitare questa esigenza. Quando era Sindaco ha scritto un libro che ho molto apprezzato: la “Città delle persone”. E, inoltre, significa che dobbiamo perseguire con la nostra capacità di autoriforma delle istituzioni locali, ad esempio verso le Unioni di Comuni che giustamente la Regione incentiva e con l'attuazione compiuta nel sistema urbano regionale, perché la pianificazione strategica decolli a pieno occorrono queste riforme istituzionali, accompagnate dalle semplificazioni e sburocratizzazioni conseguenti. Le riforme istituzionali non sono un lusso e l'incapacità di affrontarle della nostra classe politica degli ultimi 20 anni testimonia solo la miopia di conseguire il consenso dell'immediato e non di sapere guardare lontano. Le riforme istituzionali rispetto alla crisi economica, sociale e democratica che viviamo non sono qualcosa in più, ma una condizione necessaria per far ripartire il nostro Paese.

E assieme alle riforme istituzionali l’impegno per dare chance ai nostri giovani, che significa misure per creare lavoro, ma anche iniziative per investire nella formazione e nell'istruzione, per mantenere e attrarre talenti e continuare a investire nella cultura. Molti progetti parlano di questo e su questo dobbiamo concentrarci assieme nelle nostre diversità.
Di fronte a questa crisi della politica, la politica allargata che stiamo facendo, volta ad una partecipazione attiva che non si riduce agli eletti nelle istituzioni rappresentative, è chiaramente avere il coraggio di fare e condividere.
Noi ci stiamo provando ed è perciò con vera riconoscenza che ringrazio tutti voi e in particolare le persone che ci hanno permesso di arrivare fino a qui, a cominciare dal Comitato scientifico e da tutto il personale tecnico.

Poco tempo fa, l’Istituzione per l’inclusione sociale diretta da Matilde Callari Galli ha realizzato un focus di discussione in alcuni istituti professionali e tecnici della nostra città. Le allieve e gli allievi, a maggioranza non nati qui, esprimono tutto questo: si sentono legati al nostro Paese e alla nostra città, che trovano generosa nelle possibilità di inserimento che ha dato loro finora. Ma sono pronti a lasciare questa città e questo Paese di fronte alle difficoltà che troveranno per inserirsi nel mondo del lavoro.
Le esperienze migratorie che hanno vissuto con le loro famiglie li hanno messi in grado di vedere il mondo, l’intero mondo, come il luogo della loro affermazione personale e, assieme a molti altri giovani della nostra città, vedono il nostro Paese come un Paese fermo, diviso, pieno di egoismi individuali.

Abbiamo dunque iniziato bene con questo Piano strategico, per finire bene noi e la nostra città. Ora sappiamo a cosa dare risposta. Soprattutto se ascolteremo i giovani della nostra città e del nostro Paese. Quindi arrivederci a presto, per riprendere il lavoro comune e cominciare ad attuare quanto abbiamo deciso assieme".
      .