Bologna, 05/05/2014
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"Siamo in un luogo storico, dove sono stato anch'io consigliere, e ho assistito a tutte le sottili ironie di Maurizio, alla voglia di smussare gli angoli, ma mai in modo sbagliato. Probabilmente qualcuno qui crede, qualcun'altro non crede, se crede pensa che lui da sopra, ascoltandoci, si stia annoiando a morte. Perché per lui, come sappiamo noi che lo conosciamo bene, questa sarebbe retorica, con tutto il rispetto per gli interventi. Per chi non crede, dobbiamo ridare a questo ricordo i connotati di una verità. Lui era alto 1 metro e 83, pesava 70 chili ed era recordmannel guinnes dei primati di 'ciao' in 200 metri di passeggio in piazza Maggiore. 'Ciao. Ciao. Allora, si salva il Bologna? E la Virtus vince'. A volte, quando eravamo insieme, mi diceva: 'Ma cosa devo rispondere?'. A un certo punto bisogna dire la verità: era un difensore scarsissimo sotto il profilo tecnico, era un grande organizzatore di squadra e io ho un ricordo di una delle poche partite in cui fui convocato. Arrivai con cinque minuti di ritardo e lui mi mangiò la faccia. Io credo che ci sia un fatto fondamentale. Recentemente ho perso un parente al quale ero affezionato e mi sono reso conto che tutti vorrebbero fare un gesto che rappresenti qualcosa di chi è morto. Gli hanno messo sulla bara la sciarpa del Bologna. Ecco, al di là di tutte le lodi che Maurizio ha ricevuto, probabilmente alcune sono veritiere, altre un po' gonfiate dalla scomparsa, perché ci stiamo specializzando in funzioni funebri postume, e riconosciamo più dopo la morte quello che uno è stato in vita. Mentre invece Maurizio in vita è stato qualcosa di strepitoso. Ora, non so se fosse politicamente questo fenomeno che dicono tutti, ma so che Maurizio camminava per la strada, per il Festival dell'Unità distribuendo pacche sulle spalle a tutti, ascoltava, aveva voglia di entrare nello spirito delle cose e si era creato un sacco di amicizie. La sua dote era la simpatia, era proprio simpatico, spiritoso, ironico, aggrappato a questa città come un koala. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per questa città che non viene tanto supportata dai centri di potere nazionali. Tutti ci adoperano come un'amante, per poi tornare dalla moglie. Ma in realtà questa città è importate, rappresenta ancora la slow life, rappresenta ancora delle soluzioni di vita che altre città fanno fatica a rappresentare. E questo vale anche per i personaggi politici. Qui abbiamo ancora persone politicamente separate, ma che si incontrano, si salutano, vanno a cena insieme, si vogliono anche a bene, si trovano allo stadio. E Maurizio rappresentava questo: un qualche cosa che noi abbiamo perso, che tenteremo di ricordare ogni anno e io spero sempre con allegria, perché tanto se noi andiamo a guardare quegli ultimi giorni, sono stati giorni terrificanti. Io l'ho sentito un giorno prima, avevamo appena vinto una partita con il Napoli, avevamo un rapporto affettuoso, si parlava della vita, di qualsiasi cosa, non so se era un'amicizia profonda, ma sicuramente c'era una sintonia anche non espressa nei confronti di quello che si muoveva sotto questi chilometri di portici. E io spero che lui venga in qualche modo ricordato come un esempio, che siamo tutti quanti un po' più allegri, tanto adesso non ci possiamo fare niente, forse potevamo fare qualcosa prima, non l'abbiamo fatto e adesso siamo tutti un poco, per una piccola quota, responsabili di non aver capito, qualcosa che ancora adesso è incomprensibile. Per non lasciarmi prendere dalla commozione, dai ricordi di centomila incontri ovunque, io devo dire che Maurizio Cevenini avrà anche detto cose straordinarie sulla città metropolitana, però io me lo ricordo in televisione, quando gli chiedevano qualche cosa e rispondeva sempre con una leggerezza straordinaria, andando a togliere la pesantezza che a volte noi avvertiamo. E adesso questa leggerezza non c'è più, solo se vogliamo ricordarcela, ci sarà ancora per tanti anni".
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