Bologna, 23/11/2015
|
"Grazie signora Presidente, volevo salutare anch'io tutti i presenti e ringraziare in particolare le associazioni e le autorità civili e militari presenti e anche complimentarmi con Susanna Zaccaria e Giovanna Martelli, perché abbiamo una sana attitudine in questa regione al pragmatismo e a stare sul concreto, sulla base del fatto di partire da valori condivisi. Nelle loro parole abbiamo elementi per essere sicuri che non abbiamo utilizzato questa giornata per un vuoto esercizio retorico, ma abbiamo fatto di questa celebrazione un punto di riflessione sul lavoro compiuto fino ad oggi e su quanto dobbiamo ancora continuare a fare per lavorare insieme su questo tema dirimente per la nostra vita di comunità e a livello internazionale. E' vero, abbiamo approvato l'Accordo metropolitano sul contrasto alla violenza contro le donne, e lo sottoscriveremo ai primi di dicembre, lo abbiamo potuto fare sulla base del lavoro che è stato relazionato dalla nuova presidente della Casa delle Donne per non subire violenza, quindi è un'esperienza che ci ha dato la possibilità di costruire degli ulteriori passi avanti. Infatti, anche grazie alla approvazione della legge regionale 6/2014 e all'esperienza della nostra Casa delle Donne, vogliamo con questo accordo, nell'ambito della programmazione territoriale del sistema dei servizi sociali, considerare la presenza dei Centri antiviolenza quale parte integrante del sistema locale dei servizi alla persona e un riferimento essenziale per le politiche di prevenzione della violenza sulle donne. Fin dagli anni “90 le attività svolte per conto del Comune di Bologna e della Provincia di Bologna dall'associazione “Casa delle donne per non subire violenza”, si sono consolidate, sviluppate e qualificate venendo a rappresentare un punto di riferimento certo e affidabile per le donne che si trovano in una condizione di violenza sul territorio provinciale. Con l'avvio della Città Metropolitana abbiamo fatto in modo di tenere insieme le esperienze maturate nei singoli comuni e proviamo a fare un passo avanti mettendo le basi per la creazione di un sistema di livello metropolitano di accoglienza e ospitalità per donne che hanno subito violenza articolato sui tre livelli dell'ospitalità in pronta accoglienza, l'ospitalità in seconda accoglienza, la consulenza, l'ascolto e il sostegno. Questo è stato possibile grazie ai due centri di accoglienza presenti sul territorio metropolitano, la Casa delle Donne di Bologna e il Centro di Imola, Trama di Terre, cercando di fare in questo modo, con il coinvolgimento delle associazioni, un'attività qualificata e aggiornata. Non abbiamo fatto mancare i nostri contributi, sia come Comune di Bologna che come area Metropolitana, anche se il tema delle risorse è da mettere bene a fuoco, mi ha fatto molto piacere l'elencazione dei fondi che sono stati stanziati a livello metropolitano, sui quali sicuramente tutti ci attiveremo. Credo che possiamo offrire alla nostra comunità un lavoro serio e impegnato su questi temi, che non si limita a evidenziare il problema ma, anno per anno, cerca di fare ulteriori passi avanti. A questo scopo, credo che noi dovremmo, visto che da varie parti il tema si presenta intrecciato con diverse questioni e si presenta come un sistema complesso, dovremmo cercare di avere tutti, a partire dall'accordo in sede metropolitana, una capacità di tenere insieme, di connettere i vari aspetti, non solo nel rapporto tra i Comuni, ma delle politiche amministrative che se ne occupano. Quindi, considerarlo davvero una questione di battaglia culturale, dove l'esercizio della nostra libertà deve stare sempre attento e in prima fila per non adagiarsi e sottovalutare il problema. C'è un forte aspetto di volontà nel contrasto alla violenza che subiscono le donne e questo forte atto di volontà deve essere esplicitato con una maggiore incisività dell'azione pubblica in collaborazione con le donne impegnate su questo fronte, ma anche cercando di sostenere le reti di cui abbiamo bisogno, l'utilizzo dei dati che stiamo raccogliendo. Da questo punto di vista è importante, secondo me che, se è battaglia culturale, noi si cerchi di allargare il fronte del nostro intervento, non relegandolo alle politiche sociali dove per comodità lo mettiamo nei nostri finanziamenti, anche per la contingenza di dare risposte alle donne che hanno subito violenza. Dobbiamo allargare il raggio di intervento, approfittando di questo accordo metropolitano. Sono due le questioni che vi voglio sottolineare, per riprendere con incisività una iniziativa: la prima riguarda le discriminazioni sul lavoro e il mobbing perché, anche in base ai dati della consigliera di Parità della nostra Provincia, la situazione merita al più presto una nostra capacità di attenzione, di coordinamento e di integrazione per affrontare questo aspetto. Anche per la situazione di crisi, la discriminazione delle donne nel mercato del lavoro è un tema che ritorna di grande attualità, anzi peggiora, e non possiamo assistere inerti a questi dati. I casi di presa in carico di donne che hanno subito varie forme di discriminazione sono in aumento, in particolare nelle aziende private e in questi casi credo sia opportuno anche fare un approfondimento specifico, perché, a proposito di prevenzione alla violenza sulle donne dobbiamo anche metterci nell'ordine di idee che, certo, tutti pensiamo sia stato giusto approvare una legge contro il femminicidio; però è anche vero che il terreno di coltura della violenza nasce molto prima ed è fatto da gesti quotidiani, a cominciare dai luoghi di lavoro, di discriminazione della differenza sessuale, verso le donne e verso gli omosessuali ed è una situazione in cui, anche se è molto più complicato identificare le vittime di mobbing, sia necessario aggiungere la nostra attenzione per una attività più incisiva. Assistiamo da troppo tempo al fatto che donne madri, sia al momento dell'informazione sullo stato di gravidanza, sia al loro rientro al lavoro siano sottoposte a provvedimenti aziendali discriminatori, per spingere la lavoratrice alle dimissioni, anche nel territorio della nostra area metropolitana - e sto parlando sulla base dei dati della Consigliera di Parità - attraverso azioni di vario tipo: dai trasferimenti continui, ai cambi di mansione, alla riduzione dei carichi di lavoro, all'affidamento di compiti privi di senso, all'assegnazione di lavori nocivi, a minacce o violenza fisiche, a modifiche continue degli orari di lavoro fino all'assegnazione di turni non gestibili. Un mondo variegato, immagino che stiamo parlando di piccole imprese, rispetto alle quali è opportuno, insieme al mondo del lavoro, delle associazioni economiche e sindacali, che in sede di accordo metropolitano sulla violenza noi si riesca ad inserire quali azioni possiamo costruire insieme allargando il campo. Se davvero crediamo che la battaglia sia innanzitutto culturale e quindi implichi comportamenti di mentalità e di abitudini e di modi di fare, dobbiamo prenderne atto riscoprendo il tema dei luoghi di lavoro, perché è nei luoghi di lavoro che si creano quelle condizioni minimi di dignità e di libertà delle persone per affrontare altri piani. Un fronte che secondo me stiamo lasciando sguarnito, lo dico perché se stiamo facendo il punto, sarà bene riprenderlo. Mi ha colpito molto, a proposito di allargare il fronte per darci un appuntamento fra un anno con altri impegni concreti, così come ha opportunamente fatto Giovanna Martelli, il fatto di richiamare la nostra attenzione sul mondo dei giovani. Sappiamo che è stato presentato al Senato un rapporto sulla violenza e stereotipi di genere, la seconda indagine realizzata, che ci dice che un giovane su quattro giudica legittima o giustificata la violenza dal troppo amore, oppure da una motivazione legata al preconcetto che le donne siano abili ad esasperare gli uomini, e che gli abiti succinti siano troppo provocanti; attribuendo quindi alle donne la responsabilità di fare scaturire la violenza. Quasi 7 milioni di donne hanno subito abusi nella propria vita; l'11, 8% ha denunciato questi abusi. Credo che dobbiamo rimanere colpiti, magari nella convinzione che la nostra realtà non si riassume in queste percentuali, abbiamo lavorato molto sul fronte scolastico, però che a livello nazionale, il 32% dei giovani tra i 18 e i 29 si pronunci sul fatto che la violenza sulle donne è un fatto privato della coppia che va risolto tra le mura domestiche, credo sia un segnale da non sottovalutare. In questa realtà in cui la dispersione scolastica è un problema da non trascurare, credo che il secondo tema a proposito di allargare il fronte del nostro intervento, convinti che sia una battaglia culturale, credo che le nostre Istituzioni educative, a cominciare da quella del Comune, in rapporto con il Provveditorato, dovremmo incentivare e implementare, anche in base alle notizie di disponibilità ulteriore dei fondi, il nostro intervento in percorsi di educazione e sensibilizzazione rivolti innanzitutto ai giovani. L'intervento sui giovani deve essere quello a noi più caro, e in tema di prevenzione ci può aiutare anche un po' di più rispetto all'intento di modificare i comportamenti in futuro. Quindi, credo che anche su questo tema dovremmo occuparci di approfondire e rendere ancora più efficace il nostro intervento sulle giovani generazioni. Infine un'ultima considerazione, che è stata accennata in particolare da Giovanna Martelli: gli stili di vita e le differenze culturali. Anche questo ci conferma che è soprattutto una battaglia culturale quella che dobbiamo fare. Penso che, ancora prima che questa ondata di violenza bestiale ci colpisse avevamo tutti molto chiaro un tema di fondo che non dobbiamo assolutamente disperdere, ma anzi rafforzare da qui in avanti. Il fatto che se noi abbiamo a cuore i temi della democratizzazione della vita quotidiana tra persone, e quindi la rinuncia alla violenza o l'isolamento della violenza, in democrazia la questione di come le diverse culture affrontano la loro relazione con le donne, diventa non più trascurabile. Anche perché sono convinto che dobbiamo intervenire con forze militari di pace in alcune situazioni e sono convinto che bisognerebbe superare l'ipocrisia e che ci fossero le Nazioni Unite che creano un organismo di Polizia Internazionale nella guerra a questi personaggi dell'Isis o di altro genere, ma sono altrettanto convinto che c'è una questione di fondo che ci segnalano quelle società, che non sono l'intero mondo musulmano, ma di contesti nei quali c'è un atteggiamento verso la democrazia non compatibile con quello che noi riteniamo siano i valori di fondo dell'umanità. La spia di questo atteggiamento non compatibile con la democrazia sono i diritti delle donne, come le donne sono trattate in questi paesi e le conseguenze che questo ha. Noi sappiamo che gli interventi più efficaci di sostegno nei Paesi in via di sviluppo passano attraverso l'educazione, mettendo al primo posto le possibilità di occupazione per le donne, dobbiamo essere conseguenti su questo fronte anche a livello di comunità. Se quindi dobbiamo chiedere un impegno alle tante persone diverse che abitano in città, le 120 nazionalità diverse e le diverse religioni che sono presenti in città, credo che una delle prime questioni che dobbiamo affrontare è che ci siano pronunciamenti chiari su cosa si intende per democrazia a partire da come vengono trattate le donne in Italia e negli altri Paesi del mondo. Questa è la cartina di tornasole di una volontà autentica di condivisione di valori universali e questo tema deve essere al centro della nostra relazione con le diverse confessioni religiose e con i rappresentanti delle diverse etnie che ospitiamo nella nostra città. Nella stesura di un accordo contro le discriminazioni di genere e la violenza alle donne, questa questione deve vedere il pronunciamento di queste comunità, se tengono a relazioni con la città Metropolitana di Bologna. Vi ringrazio per gli impegni che abbiamo preso insieme".
|