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Bologna, 25/11/2013
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"Oggi di celebra in tutto il mondo la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. Oggi ci ricordiamo, mandiamo a mente si dice ancora nelle nostre case, che ci sono uomini, tanti, troppi, anche se ne basterebbe uno solo, che non hanno scardinato dalle loro menti e dai loro cuori l'idea che la donna possa loro appartenere, sia una merce nelle loro disponibilità. È un problema culturale, di troppe culture, presente anche nella nostra cultura. Non mi soffermo sugli esempi, ne leggiamo sui giornali spesso, purtroppo. Mi soffermo sul fatto che è un problema maschile, che è un problema di una differenziazione di genere, che sebbene esistente, viene spesso intesa in modo del tutto errato, vedendo nelle differenze un estremismo becero che negli anni, in alcuni modelli familiari, in alcune scuole, in parti della comunità politica e in alcune di quella civile, instilla prima nei bambini poi nei giovani per confermare negli adulti, l'idea che quando si è uomini si può essere padroni della vita di una donna. Oggi il mondo, e con lui, la nostra città, dice no a questa impostazione culturale e a tutti i crimini che da questa impostazione derivano. Questa mattina, tra poche ore, una produzione bolognese, al Palazzo di vetro metterà in scena lo spettacolo "Ferite a morte", già rappresentato anche a Bologna, nella sua versione inglese. Serena Dandini ha attinto dalla cronaca e dalle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un “ex”. Per una volta, sono loro a parlare in prima persona. Come in una Spoon River del femminicidio, ognuna racconta la sua storia attraverso il linguaggio della drammaturgia, giocato, a contrasto, su toni ironici e grotteschi. La scena teatrale è sobria: un grande schermo rimanda filmati ed immagini evocativi, la musica accompagna le donne a raccontare la loro storia assieme agli oggetti che hanno caratterizzato la loro tragica avventura. La mia voce e quella dei Consigli comunale e provinciale di Bologna, oggi pomeriggio, si unirà nell'azione propria della politica, contro tutti questi crimini. Lo faremo a nome delle cittadine e dei cittadini del nostro territorio che rappresentiamo. La giornata e il tema sono seri. Come la manifestazione promossa per oggi alle 17:30 intitolata "Fermiamoci", lo sciopero delle donne. Un peccato avere letto che a quell'evento, per qualche organizzatrice, "gli uomini non sono invitati: devono interrogarsi e riflettere sul fenomeno della violenza, ma non devono coprirsi dietro le nostre iniziative". Questo invito, seppur comprensibile, mi ha rattristato. Sarei andato volentieri, avrei partecipato anch'io a quella manifestazione ma mi si è chiesto di non farlo. Questa mattina uscendo di casa avevo scelto di indossare una cravatta rossa, poi, una volta per strada, mi è stato dato il volantino dell'iniziativa con quel "tu non sei invitato" non scritto ma esplicitato pubblicamente da chi organizza. Sono tornato a casa, ho indossato la mia cravatta nera togliendo quella rossa e non parteciperò alla manifestazione, come da richiesta. Non sono d'accordo con questa impostazione, non sono d'accordo nel pensare che la battaglia sacrosanta contro il femminicidio si faccia separatamente. Non ci sto e lo dico chiaro. So che non tutte le donne che parteciperanno alla manifestazione sono d'accordo con l'impostazione data, le ringrazio e aspetto che chi crede non si debba combattere assieme, anche manifestando, lo aspetto nel 2013, insieme, per vincere. Dico a loro "Assieme, donne e uomini: se non ora, quando?"
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