Bologna, 25/06/2014
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"Luigi Pedrazzi uomo del dialogo, è sicuramente una delle personalità di maggiore spicco della nostra comunità. Impegnato da sempre nel cercare di costruire ponti fra fede e mondo laico e tra le diverse religioni, ha perseguito con tenacia la collaborazione delle forze storiche, sociali e politiche, con un impegno altrettanto forte per la pace, contro la povertà, per la partecipazione democratica dei cittadini. Lo spirito del dialogo e dell'impegno democratico la esprime sin dalla gioventù quando - tra gli altri – è ispiratore della rivista "Il Mulino". Rimasi molto colpito due mesi fa quando, leggendo un'intervista per i 60 anni del Mulino, Pedrazzi spiegò cosa accadde quando anime diverse decisero di mettersi insieme per fondare la rivista: "L'idea era che ci potessero essere grani diversi, la semola e la farina bianca, una pluralità di semi che restituiva anche la dialettica del nostro gruppo tra cattolici, liberali e socialisti. Provenivamo tutti dal liceo Galvani e volevamo costruire una nuova cultura democratica". Io credo che questa sia la chiave di tutto il pensiero e l'opera che Pedrazzi ha portato avanti dalla metà degli anni '50 ad oggi. L'impegno in politica arriva, come sappiamo, su sollecitazione di Giuseppe Dossetti, quando – appena 29enne – Pedrazzi si candida con la Democrazia Cristiana alle elezioni comunali del 1956. Accetta così di far parte di quel gruppo di cattolici della sinistra DC impegnati a costruire una nuova forma di impegno politico, costruttivo e di “minoranza programmatica" in Consiglio comunale. La componente "dossettiana" si confronta "su un piano di qualità e ancora una volta di dialogo" con la maggioranza comunista e socialista. In quegli anni Bologna compie importanti scelte per il futuro della nostra città: la Fiera, la Finanziaria, i piani collinari, il piano del centro storico. Molte delle grandi scelte di allora sono state condivise da tutte le forze politiche. Luigi Pedrazzi ha sempre sostenuto che sulle ideologie dovesse prevalere la sincerità e il lavoro per il bene comune e che forze opposte potessero collaborare.Questo è un ingrediente fondamentale per la crescita di una città e della sua democrazia, ancor di più oggi attualissimo. Dopo l'esperienza in Consiglio comunale, Luigi Pedrazzi seguì idealmente il percorso di don Dossetti attraverso i lavori del Concilio Vaticano Secondo, abbandonando l'attività di consigliere. Negli anni '60 diventa aggiunto del sindaco al Quartiere Mazzini grazie all'esperienza amministrativa accumulata nel mandato precedente. E anche in questo seppe fare prevalere il confronto di merito nelle decisioni che l'istituzione avrebbe preso: “Non avevo una maggioranza – ebbe poi modo di dire Pedrazzi - perché ero di minoranza, ma questo non voleva dire niente, perché lì veramente la collaborazione tra di noi era fortissima”. Voi capite come dire meglio anche oggi che questo è lo spirito fondativo e attuale delle originali esperienze dei Quartieri della nostra città. Lontano da un ruolo politico e amministrativo per più di quarant'anni, nel 1995 c'è un nuovo inizio, una nuova esperienza in Comune, chiamato dal sindaco Walter Vitali a ricoprire la carica di vice sindaco fino al 1999, dando così vita a quella che è considerata l'anticipazione della futura coalizione dell'Ulivo. Dunque tutto il percorso personale e politico di Luigi Pedrazzi è segnato da questa collaborazione ideale tra le forze storiche della politica e della società in uno sforzo continuo di convergenza per il bene comune. In un mondo che stava cambiando, ancora una volta, tanto sul piano geopolitico, quanto su quello locale. Un mondo che Pedrazzi non ha mai smesso di seguire e tutti noi abbiamo potuto apprezzare le sue riflessioni leggendo le sue pubblicazioni e gli interventi pubblicati dai giornali. Perciò, caro Luigi, si dice spesso che contano le azioni per valutare l'operato di una persona. E da questi punti di vista il tanto che hai realizzato di positivo è molto eloquente e davvero parla da solo. Ma grazie anche per averci testimoniato con la tua umiltà e la tua capacità di ironia che spesso ognuno di noi tende a valutare gli altri per quello che fanno e se stesso per i suoi ideali. E' con profonda stima e affetto dunque che la città di Bologna oggi ti premia con l'Archiginnasio d'Oro".
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