Bologna, 19/03/2015

CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DI MARCO BIAGI, L'INTERVENTO DI CESARE BISONI, DOCENTE DI ECONOMIA ALL'UNIVERSITA' DI MODENA E REGGIO EMILIA


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Si trasmette il testo dell'intervento di Cesare Bisoni, professore di Economia all'Università di Modena e Reggio Emilia, tenuto nel Consiglio comunale straordinario dedicato al ricordo di Marco Biagi, nel tredicesimo anniversario della sua uccisione.

"Sono grato alla presidente Simona Lembi e al sindaco Virginio Merola per l'invito ad essere qui oggi a ricordare Marco Biagi nella triste ricorrenza del suo assassinio.
 
E' per me un onore poter ricordare marco nella sua città, in un luogo così prestigioso, e ricordarlo per l'attività svolta presso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia, dove ha sviluppato gran parte della sua principale attività, quella di docente di diritto del lavoro nella Facoltà di Economia, la mia facoltà, oggi Dipartimento di Economia Marco Biagi.
 
Come cercherò di evidenziare, Marco ha avuto un ruolo importante nella facoltà e, più in generale, nell’Ateneo. la presenza in questa sede del nostro rettore, professor Andrisano, che desidero ringraziare per la vicinanza che ha sempre dimostrato, è testimonianza concreta della riconoscenza dell’ateneo per l’opera di Marco e per i frutti che essa continua a produrre.
 
Poiché sono un economista e non un giurista non mi soffermerò sul contributo fornito da Marco allo sviluppo della dottrina giuslavoristica, un contributo ritenuto unanimemente importante, anche a livello internazionale, per l’originalità del suo approccio e per le sue capacità progettuali, riconosciute pubblicamente da molti suoi colleghi di disciplina. La capacità di progettare era una caratteristica di Marco, che si manifestava anche nelle altre attività in cui era impegnato. 
Del suo contributo al diritto del lavoro credo si occuperà il collega Carlo Zoli, certamente piu titolato di me. 
La mia è, quindi, una testimonianza sulla figura di Marco, che si basa sui molti anni passati insieme nella Facoltà di Economia, dove abbiamo anche condiviso la direzione del Dipartimento di Economia aziendale. 
 
D'altro canto marco era per me, oltre che un collega, un amico, e sono quindi molti i ricordi di natura personale e professionale, che si intrecciano tra di loro.
 
Della persona ricordo, innanzitutto, la voglia di migliorare lo stato delle cose, di qualsiasi cosa si trattasse, e il suo modo di farlo: portare delle idee, discuterle cercando il coinvolgimento di molti, convinto com’era che da più voci nascessero più frutti, poi favorire una sintesi affinchè si ottenesse un risultato, ossia il risultato di avere, alla fine, una situazione migliore rispetto a quella di partenza. E il raggiungimento del risultato era favorito dalla semplicità del suo linguaggio, dal suo carattere aperto, dalla capacità di porsi nei confronti degli altri con spirito cooperativo. 
 
Di Marco va poi sottolineata, la capacità di svolgere, allo stesso tempo, in modo eccellente, sia l'attività di ricerca sia quella organizzativa. E' questa una qualità non comune nel corpo accademico.
 
Riguardo all’attività di ricerca segnalo la nascita, voluta da Marco, presso il Dipartimento di Economia aziendale, del Centro Studi Internazionali e Comparati, con l’obiettivo di promuovere e sviluppare la ricerca nelle aree del mercato del lavoro, delle relazioni industriali, delle politiche della formazione, dell'organizzazione del lavoro, della salute e della sicurezza sul lavoro, del collocamento dei giovani laureati nel mondo del lavoro.
Questo centro andava ad affiancarsi al Centro Studi Banca e Finanza, che contemporaneamente avevo promosso per sviluppare la ricerca nel campo degli intermediari e dei mercati finanziari. 
 
Con Marco avevamo individuato nei Centri la modalità più adeguata per facilitare le relazioni con le istituzioni e con le diverse tipologie di imprese esistenti nel territorio. Tali relazioni sono indispensabili per lo sviluppo della ricerca applicata e per cercare di dare concretezza – ecco un’altra sua caratteristica di Marco, Marco amava molto la concretezza, ed era una caratteristica che ci univa - per cercare di dare concretezza - dicevo - alla ricorrente affermazione, proveniente da più parti, della necessità di una maggiore collaborazione tra Università e mondo del lavoro. Ci sembrava infatti che, al di là delle parole, prevalesse una sostanziale diffidenza e che fosse necessario attivarsi per porvi rimedio. Ancora molto resta da fare.
 
Già nella denominazione del Centro rispecchiava la visione di Marco rispetto al modo di vivere la sua disciplina: l’internazionalità e la comparazione. Marco era convinto della necessità di andare oltre i confini nazionali nell’analisi dei problemi e di effettuare, in collaborazione con colleghi di altri Paesi, confronti che aiutassero a comprendere come essi erano stati affrontati nelle altre realtà nazionali, con l’obiettivo di proporre soluzioni che prendessero il meglio di quanto esistente. Del resto l’internazionalizzazione dei mercati e la nuova dimensione europea, ben compresi da Marco, rendevano superata la visione esclusivamente nazionale dei problemi.
 
Lo spirito internazionale di Marco è certificato dalle intense relazioni che aveva sviluppato con colleghi di ogni parte del mondo - relazioni ancora attive e di cui ancora beneficiamo - e, inoltre, dall’attività di consulenza e collaborazione con la Commissione europea, segno anche della sua convinta adesione al progetto europeo, certo com’era della necessità di agganciare il nostro paese al processo di riforme in corso in Europa.
 
Ma non solo, altri segni del suo spirito internazionale sono la docenza al Dickinson College e alla John Hopkins University di Bologna, l’organizzazione, sempre a Bologna, dell’annuale Summer School of Comparative Industrial Relations, occasione di incontro e di studio per una trentina di studenti provenienti da molti Paesi. 
Ricordo con nostalgia la serata conclusiva della summer school, cui marco regolarmente mi invitava.
 
Riguardo al ruolo di Marco nella vita interna alla Facoltà di Economia di quegli anni vi è un aspetto che mi sembra importante sottolineare.
 
Il corpo accademico di una facoltà di economia è molto variegato. Vi convivono matematici, statistici, storici, economisti teorici, economisti applicati, economisti d’impresa, giuristi. Vi convivono, cioè, studiosi che provengono da aree scientifiche diverse, con storie e tradizioni diverse, abituati ad utilizzare metodologie di ricerca diverse.
Molto spesso il dialogo è difficile, in particolare dal punto di vista della ricerca.
La ricerca interdisciplinare richiede impegno, qualche rinuncia, volontà e capacità di mettersi in discussione in un ambiente che non è quello abituale.  queste qualità in marco abbondavano. Grazie al suo stimolo negli anni la collaborazione tra i giuristi e i docenti delle altre aree e, in particolare, gli economisti aziendali, categoria a cui appartengo, ha fatto importanti passi in avanti.
 
Spesso provocavo Marco, chiedendogli quando sarebbe tornato a casa, ossia in una Facoltà di Giurisprudenza, obiettivo della stragrande maggioranza dei giuristi. La risposta era sempre la stessa, quella che gradivo: resto a Modena e in questa Facoltà perché questa è la mia casa, quella in cui trovo colleghi con cui posso discutere del mondo dell’impresa, approfondirne i problemi, farne tesoro per i miei studi e le mie proposte. 
 
E' doveroso sottolineare che Marco ha tracciato un fruttuoso percorso di collaborazione fra le varie discipline che è proseguito negli anni.
 
Un ruolo importante, sotto questo profilo lo ha svolto, e lo sta svolgendo, la Fondazione universitaria Marco Biagi, costituita per volontà della famiglia e dell'Università di Modena e Reggio Emilia per onorare la memoria di marco e promuovere il suo pensiero riformatore.
 
Questo ruolo lo svolge attraverso attività, prevalentemente rivolte ai giovani, dirette a consolidare e sviluppare il rapporto tra l'università e il mondo del lavoro. E lo svolge anche grazie all’opera di alcuni dei giovani collaboratori, oggi non più giovanissimi, che Marco aveva radunato attorno a sé soprattutto negli ultimi anni della sua vita.
 
La Fondazione, in cui convivono studiosi di molte discipline, è attiva sia nel campo della ricerca, attraverso progetti nazionali e internazionali, sia in quello della formazione. In particolare, è sede del corso di dottorato internazionale in lavoro, sviluppo e innovazione dell'Universita di Modena e Reggio Emilia.
 
L’obiettivo del corso è quello di selezionare e formare, attraverso un metodo di lavoro interdisciplinare e comparato, giovani ricercatori destinati a operare, già nella fase di svolgimento del dottorato, in imprese, organismi internazionali, istituzioni, associazioni e organizzazioni sindacali. una caratteristica della didattica è l’uso alternato di più lingue di lavoro.
Il corso di dottorato, pertanto, rispecchia appieno l’approccio di Marco alla ricerca: internazionalità, interdisciplinarietà e comparazione.
 
A Marco l’ateneo modenese e reggiano deve anche l’avvio di un servizio strutturato di orientamento al lavoro e placement, oggi pienamente attivo, dedicato a facilitare l’organizzazione di tirocini aziendali e a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, servizio di cui i nostri studenti stanno oggi beneficiando. Un segno tangibile dell’attenzione che Marco prestava ai giovani e al loro futuro.
 
Questa mattina ho ricordato Marco, prima che iniziassero le lezioni, rivolgendomi a tutti gli studenti dei nostri corsi di laurea presenti in dipartimento.
Lo facciamo ogni anno, perché, da un lato, vogliamo che il suo ricordo non sbiadisca e, dall’altro perchè va ribadito con fermezza che, come pensava Marco, il confronto delle idee è la base di ogni civile convivenza ed è la condizione per la crescita delle persone e di ogni paese. 
 
E' tanto più necessario farlo in una sede universitaria, centro di formazione per eccellenza, e verso giovani che, essendo allora bambini o adolescenti, possono non aver ricordo di quel tragico evento e, oggi, non avere l’esatta percezione dei rischi che il terrorismo, di ogni specie, comporta per la vita di tutti.

Marco ci è mancato e ci manca molto".
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