Bologna, 19/03/2014

CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DI MARCO BIAGI, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Si trasmette il testo dell'intervento tenuto dal Sindaco Virginio Merola nel corso del Consiglio comunale straordinario in ricordo di Marco Biagi, nel dodicesimo anniversario della sua uccisione.

"Il 19 marzo di 12 anni fa, le Brigate Rosse uccisero brutalmente il professor Marco Biagi. Fu un gesto vile, dettato da una ideologia inaccettabile che sconvolse la nostra città e l'intero Paese. Da quel giorno siamo tutti orfani. Siamo orfani di un padre di famiglia, di un eccellente e stimato professore, riconosciuto in tutto il mondo per le sue qualità e per il suo lavoro. Siamo orfani di un esempio di impegno civile per tutti noi, in primo luogo per noi amministratori locali. Ma siamo soprattutto orfani di un esempio di coraggio. Il coraggio che tutti oggi riconosciamo come l'ingrediente determinante per fare le riforme necessarie a cominciare da quelle del mercato del lavoro.

Perciò ricordare oggi per noi non è solo un dovere istituzionale che abbiamo nei confronti della famiglia di Marco, della nostra società e della comunità bolognese, ma un modo per ribadire a chi vorrebbe uno Stato autoritario, dove l'ordine delle cose è sovvertito da atti di violenza e sopraffazione, che non ci stancheremo mai di reclamare uno Stato di diritto, civile e democratico, fondato saldamente sui valori della nostra Costituzione, che pone tra i propri principi fondamentali l'uguaglianza tra le persone, senza distinzione alcuna, ed il rispetto delle idee altrui, la libertà e la fratellanza.

La memoria, e le tante iniziative che si susseguono per ricordare Marco Biagi, è il modo che abbiamo per essere consapevoli che dobbiamo ritrovare la forza e il coraggio di combattere per i nostri diritti e e le riforme necessarie per affermarli. Marco Biagi ha pagato duramente, con la vita, per il proprio impegno pubblico contro la precarietà e la condizione di insopportabile diseguaglianza che ancora oggi colpisce la nostra società, in particolare le nostre giovani generazioni. Parlò apertamente di diritto dei disoccupati, cercando in ogni modo di regolamentare quell'area grigia costituita dall'assenza del lavoro o, peggio, da un lavoro precario senza tutele. Individuò le ingiustizie del nostro ordinamento del lavoro e portò avanti battaglie prima di tutto etiche. Infatti tra l'individualismo e lo statalismo ci ha insegnato che c'è da salvaguardare la persona, l'idea di una libertà responsabile che non può continuare ad essere negata nella ricerca di un lavoro o nell'esercizio di un lavoro conquistato.

In questo momento storico il pensiero di Biagi è sempre più attuale perché il perdurare della crisi impone un ragionamento su come riaprire una prospettiva di lavoro per i nostri giovani. A tale proposito credo che le riforme che il Governo ha annunciato esprimano quella necessità di coraggio che serve per dare subito risposte concrete. Perché una democrazia solo dialogante rischia l'inconcludenza, mentre il confronto deve servire a rafforzare una democrazia che decide.

Marco Biagi aveva la consapevolezza che, in particolare per le giovani generazioni, bisognasse introdurre regole per evitare la precarietà e garantire percorsi certi e tutelati di ingresso nel mondo del lavoro. La prospettiva di costruire un contratto unico per il mondo del lavoro e di introdurre un trattamento di disoccupazione universale capace di superare le discriminizioni e le esclusioni oggi perduranti è la prospettiva su cui lavorare. Nel 2008 il tasso di disoccupazione nella nostra provincia era del 2,2%. Nel 2012 questo dato è salito al 6,9%. Più grave la situazione per i giovani dai 25 ai 34 anni, per i quali la disoccupazione è salita dal 2,2% del 2008 all'8,1% del 2012. Anche se con percentuali inferiori rispetto a quelle nazionali, anche la nostra comunità metropolitana sul tema del lavoro e della disoccupazione vive una della sue sofferenze maggiori, oggi abbiamo tutti, istituzioni, mondo della formazione, lavoratori ed imprese, la necessità di agire insieme per dare un futuro migliore ai nostri giovani e chiederci, ad esempio, se la nostra realtà in tema di rinnovate relazioni sindacali tra imprese e lavoratori non sia già pronta per un salto di qualità nella democrazia economica, per quella che da anni le più avanzate realtà europee definiscono cogestione, codeterminazione e partecipazione dei lavoratori alle politiche di sviluppo delle imprese.

Per Biagi nel mondo del lavoro italiano c'era un “disperato bisogno di Europa". E proprio guardando all'Europa il professore credeva possibile per il nostro Paese un cambiamento in senso positivo dell’impianto sociale ed economico, che non rispondeva più, e non risponde tuttora, alla crescente sfida economica internazionale e ai nuovi bisogni sociali che essa ha generato. Le promesse fondative dell'Europa, la pace, che oggi torna di attualità anche in relazione alle vicende della Crimea e i diritti sociali che trovarono risposta nella costruzione del welfare oggi debbono essere rinnovate per consolidarsi nel futuro comune dell'Europa. C'è un destino comune da perseguire tra la nostra Repubblica e l'Europa. E c'è un destino comune da rafforzare tra le imprese e i lavoratori che deve fare perno sulla costruzione di una maggiore libertà e pari opportunità per le persone, in particolare i giovani che cercano lavoro e che attorno al lavoro vogliono costruire il loro progetto di vita.
Lo dobbiamo a Marco Biagi, lo dobbiamo ai nostri figli".
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