Bologna, 22/04/2013
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"Gentile Sindaco, colleghi consiglieri e consigliere, autorità tutte, gentili ospiti, sono stata informata, dell'impossibilità da parte della signora Ministro Cancellieri di partecipare alla seduta odierna del Consiglio comunale come pur previsto anche dalla nostra convocazione, perché impegnata alle 17 a Roma per il giuramento del Presidente Napolitano. Il Ministro ha fatto pervenire un messaggio che intendo leggere subito al Consiglio e così dice: << La cerimonia del giuramento del Presidente della Repubblica davanti alle Camere riunite in seduta solenne mi impedisce di essere con voi per la consegna della cittadinanza onoraria a Patrizia Moretti. Mi dispiace perché era una occasione particolare per testimoniare la vicinanza e l'affetto per la mamma di Federico Aldrovandi. Voglio comunque fare arrivare la mia solidarietá e il mio ringraziamento alla signora Moretti che mi aveva invitato e a tutta Bologna che, come sempre, ha saputo dimostrare di essere cittá dalle grandi qualitá civili e morali. Annamaria Cancellieri >> Per parte mia, intendo fin da subito evidenziare la buona prova che tutte le forze politiche elette in Consiglio comunale stanno dando con la loro presenza a questa cerimonia. Sarebbe ipocrita nascondere le polemiche che ci sono state, ma la presenza di tutti in Consiglio è un segno evidente di come ci si possa anche duramente scontrare, ma che poi il rispetto delle scelte prese prevale sopra ogni opinione espressa. Nel merito della cittadinanza onoraria, permettetemi solo di dire quanto io sia convinta del fatto che si tratti sempre, anche se sono gesti simbolici, di scelte di particolare rilevanza per la città e che in più, nel nostro caso l'eco di questa nostra scelta è andata ben oltre la città che rappresentiamo. Credo per due ragioni di fondo: la prima è che la storia della Signora Moretti è, senza dubbio, esemplare. Non è stata la madre dolente, il cui figlio ha perso la vita. Il suo è piuttosto l'esempio di una donna che non ha accettato l'idea che ognuno in questo paese possa produrre la sua verità. Non si è arresa ai risultati di una prima indagine; non ha invocato la forca, non ha accusato nessuno; ha preteso giustizia. Accade a volte (nessuno sa esattamente come, ma quando succede ce ne accorgiamo immediatamente) che i familiari di vittime di reato, di reati che scuotono la società, che interrogano l'opinione pubblica, riescano improvvisamente a trasformare un dolore privato, un lutto personale, in un fatto pubblico. Lo hanno fatto i famigliari di Federico Aldrovandi, alcuni dei quali sono presenti oggi in Consiglio e li voglio salutare: la zia materna signora Donatella, lo zio paterno, il signor Franco, il fratello Stefano, il papà Lino, a loro voglio rivolgere un saluto affettuoso a nome del consiglio comunale di Bologna. E lo ha fatto Patrizia Moretti. La sua storia è quella di una mamma ostinata, che chiede di conoscere quanto accaduto al figlio, non solo per se' ma anche perché questo non abbia più a ripetersi per altri. E quando questo accade, cioè quello di riuscire a trasformare un lutto privato in un fatto pubblico, non diventa più la loro storia, quella è una storia che ci appartiene. C'è una seconda motivazione per cui a mio parere questa nostra scelta ha avuto un'eco particolare. E' legata al fatto che siamo a Bologna. La fama di questa città va ben oltre le nostre intenzioni. Bologna è nota per la sua storia. E' la città che nel suo gonfalone qui alla mia destra, ha 3 medaglie: come Città Benemerita del Risorgimento Nazionale per aver resistito agli austriaci nel 1948; è medaglia d'oro al valore militare per la Resistenza al nazifascismo; è medaglia d'oro al valor civile per l'eccezionale prova di democratica fermezza e di civile coraggio data dalla città a seguito della strage del 2 agosto 1980. Bologna ha sempre chiesto, per i fatti che qui sono accaduti, verità e giustizia, senza invocare le forche, ma rispettando i poteri dello Stato, anche quando le sentenze non piacevano. E' la città che ogni anno, il 2 agosto, vede sfilare migliaia di persone da Piazza Nettuno, lungo via Indipendenza, fino alla Stazione, come quelle madri di piazza di Maggio a cui la spiegazione dei figli scomparsi non bastava e che ogni ogni settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, hanno marciato, in silenzio, per chiedere dove fossero quei figli scomparsi durante la dittatura. Ecco perché ci sembrava oggi naturale dire che la Signora Moretti, nata a Ferrara, da oggi è anche bolognese. Leggo pertanto la motivazione votata dal Consiglio comunale di Bologna relativa alla cittadinanza onoraria della nostra città alla signora Moretti. “Patrizia Moretti, madre di Federico, negli anni, ha dimostrato la ferma volontà, seguendo tutti i gradi di giudizio, di arrivare alla verità sulla morte del figlio, dimostrandone l’uccisione per mano di 4 componenti le forze dell’ordine. Il 10 Gennaio 2006, a pochi mesi dalla morte del figlio, aprì un blog, esternando il suo dolore e i suoi dubbi su una morte che ora dopo ora, giorno dopo giorno, appariva sempre più sospetta e incredibile. Nel giro di poche ore arrivarono centinaia di commenti e il caso divenne nazionale. Tra quei commenti c’erano anche insulti rivolti alle forze di polizia. Patrizia Moretti, convinta di una verità nascosta che prima o poi sarebbe venuta a galla, non cavalcò l’onda emotiva e agli insulti, rivolti alle forze dell’ordine e ai corpi dello Stato rispondeva così :”La violenza e l’aggressività verbale stiano fuori, vi prego, da questo sito. Rispettate il dolore di una famiglia. La morte di mio figlio non deve essere oggetto di propaganda politica! Ciò che è accaduto e sta accadendo a Ferrara non significa che non si debba avere rispetto per le forze dell’ordine che tutti i giorni sono impegnate sulla strada. Gli errori di qualcuno non devono essere fonte emotiva di odio. Alle provocazioni non rispondete per cortesia con gli insulti. Vi prego in nome mio, della famiglia e di Federico.” Patrizia Moretti si pone ad esempio per tutti i cittadini. Ha operato e cooperato perché verità e giustizia fossero raggiunte, riponendo piena fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni, dimostrando, nonostante tutto, altissima coscienza civica.”
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