Bologna, 18/10/2013

QUESTION TIME, CHIARIMENTI SULL'AMIANTO NELL'ACQUEDOTTO BOLOGNESE


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L'assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo, ha risposto oggi in sede di Question Time alla domanda d'attualità del consigliere Massimo Bugani (M5S) sulla presenza di amianto nell'acquedotto bolognese.

La domanda d'attualità del consigliere Massimo Bugani (M5S):

"Viste le notizie apparse sulla stampa relative alla presenza di amianto nell’acquedotto bolognese, e alle possibili conseguenze sulla salute, pongo alla Giunta la seguente domanda d'attualità per sapere:
se ha valutato insieme ad Hera un progetto straordinario di sostituzione delle tubature in cemento-amianto;
in caso di risposta affermativa se è a conoscenza del costo complessivo dell’intervento;
se non ritiene opportuno, porre questo tema all’ordine del giorno del prossimo Cda di Hera alla luce dei documenti e degli studi che stanno emergendo".

La risposta dell'assessore Luca Rizzo Nervo:

"Voglio innanzitutto ringraziare il consigliere Bugani, oltre che per al domanda, che permette di dare alcune risposte che ho avuto modo di concordare e verificare anche con la massima autorità sanitaria locale, per il condizionale che ha usato parlando della correlazione fra la presenza di tubature in cemento amianto e i possibili rischi del sorgere di patologie oncologiche. Credo che il condizionale sia una giusta espressione di cautela fra il duplice rischio dall'allarmismo e della sottovalutazione. Entrambi rischi che, parlando di un tema così importante e delicato, dobbiamo assolutamente evitare.
L'acquedotto di Bologna serve circa 400.000 abitanti. A fine anni ’90 aveva circa un terzo (517 chilometri) delle sue condotte in cemento amianto. Le condotte in cemento amianto hanno avuto una grande diffusione a partire da metà anni ’60, uso interrotto dagli anni ’90 a seguito del divieto di produrre e commercializzare prodotti contenenti amianto. Le condotte in cemento amianto sono costituite da amianto in matrice compatta di gran lunga meno pericoloso rispetto al friabile (libero, tessuto, spruzzato). Il possibile rilascio di fibre dalla matrice cementizia delle tubazioni in cemento amianto dipende dalla sottrazione di ioni calcio e dall’aggressività dell’acqua, e l’acqua di Bologna, notoriamente dura, è poco aggressiva.
Studi internazionali su popolazioni esposte attraverso l'acqua potabile non hanno fornito sinora chiare ed inequivocabili evidenze fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua contenente amianto. Dal canto suo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità a tal proposito afferma che "non esiste alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell'acqua potabile”.
Unico limite noto è quello previsto negli Stati Uniti, che partendo da alcuni studi statunitensi per cui acque con contaminazione di 20 milioni di fibre/litro sarebbero in grado di aumentare il livello di fibre aerodisperse nelle abitazioni (5 volte rispetto al fondo). Ha stabilito quindi a fronte di questo un limite di 7 milioni di fibre/litro.
Pur in assenza di una norma italiana o europea che lo preveda, stante la diffusa presenza di condotte in cemento amianto nell'acquedotto cittadino, si è ritenuto necessario avviare una campagna di ricerca per evidenziare la eventuale presenza di fibre di amianto nell'acqua. Il controllo è stato mirato ai tratti a valle delle tubature, dopo rotture o sostituzioni di condotte in cemento amianto. Dal dicembre 1998 a gennaio 2013 sono stati eseguiti a cura dell’Unità Operativa Igiene Alimenti e Nutrizione dell’AUSL di Bologna, 396 campioni presso le centrali e nei punti periferici della rete a valle di tratti di tubature in cemento amianto. Il conteggio delle fibre di amianto, eseguito in miscroscopia elettronica a scansione a 5.000 x – a cura dell'ARPA di Reggio Emilia- ha evidenziato l'assenza di amianto nella grande maggioranza di campioni prelevati, ad eccezione di 29 di essi (7%), per i quali sono stai rilevati valori ampiamente inferiori (da 1.000 a 10.000 volte meno) agli unici limiti di riferimento esistenti a livello internazionale (appunto i 7 milioni di fibre /litro previste dalla normativa statunitense).
Nei casi di positività, su richiesta dell’AUSL, l’Ente Gestore ( prima Seabo, oggi Hera) ha provveduto ad effettuare il “lavaggio” del tratto interessato e in alcuni casi più resistenti a ridurre la pressione dell'acqua e a collegare il tratto della condotta interessata con altre parti dell'acquedotto per facilitare il regolare deflusso. In tutti i casi si è provveduto a ripetere il campione per verificare l'efficacia del trattamento al fine dell'eliminazione di eventuali residui di amianto.
In generale i valori ripetuti nella sede risultata positiva non sono stati confermati da controlli successivi, a conferma della sporadicità di tali rilievi e del fatto che acque dure e poco aggressive, come quelle dell'acquedotto di Bologna, contrastano la cessione di fibre dai manufatti di cemento amianto.
La letteratura scientifica, inoltre, sconsiglia interventi di sostituzione massiva di condotte in cemento amianto che rischierebbe di immettere in circolazione massicci quantitativi di fibre, mentre sottolinea l'utilità del regolare controllo dello stato di manutenzione delle condotte e la loro sostituzione in caso di necessità, da effettuare con tutte le necessarie cautele onde evitare inquinamento ambientale e delle acque oltre che danno all'uomo.
Per il futuro è prevista la prosecuzione della ricerca anche in previsione della prossima sostituzione di tratti di condotte in cemento amianto. Il controllo dei tratti a seguito delle sostituzioni fa, del resto, parte degli impegni previsti dalla convenzione fra AUSL, Ente Gestore (Hera), e Comune di Bologna per le procedure di autorizzazione di nuove condotte e la sostituzione di condotte esistenti.
Per quanto ho appena illustrato, attualmente non è stata valutata la sostituzione massiva delle tubature in cemento amianto né è stato quantificato complessivamente l'eventuale costo dell'intervento, che si dovrebbe a quel punto porrebbe a carico dell'utenza. Ricordo che la normativa in materia idrica prevede che i costi manutentivi e sulla rete sono a carico dell'utenza.
Quanto riportato nell'articolo di stampa ovviamente non può essere considerato una novità, e quindi è un'evidenza nota. Come sopra riportato, l’AUSL e la stessa Hera svolgono un costante monitoraggio dello stato delle condutture e della solubilità delle fibre nell'acqua.
Detto ciò consigliere, le dico anche che questo Consiglio comunale, come le è ben noto, ha votato un ordine del giorno impegnativo, che al quale stiamo lavorando, io insieme all'assessore Gabellini, proprio per dare un riscontro concreto e definire un piano comunale di smaltimento, non solo e tanto dell'amianto rischioso, ma di tutto quello ancora presente nella nostra città. Ovviamente dovrà essere necessariamente un percorso medio-lungo, ovviamente dovrà prevedere delle tappe e l'individuazione di priorità di intervento. Dentro questo quadro e nel rapporto che esiste con Hera, ovviamente verrà valutata, stante quello che ho detto, anche la possibilità progressivamente di arrivare ad una sostituzione complessiva delle strutture in cemento amianto della rete idrica bolognese".
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