Bologna, 10/07/2014

SCOMPARSA DI WILLIAM MICHELINI, L'ORAZIONE FUNEBRE DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Trasmettiamo testo dell'orazione funebre del Sindaco Virginio Merola, tenuta nel Cortile d'Onore di Palazzo d'Accursio in occasione della chiusura della camera ardente per William Michelini.


"Lino Michelini, William, partigiano.
Queste parole i suoi cari hanno voluto come epigrafe. Queste parole riassumono più di mille discorsi la figura di “William” come tutti noi lo abbiamo sempre chiamato.
L’uomo, il partigiano, il suo instancabile impegno per dare continuità e memoria alla Resistenza, per ricordare ai giovani l'importanza dei valori della democrazia, della libertà, della nostra Costituzione.
Oggi noi rendiamo omaggio ad un protagonista della storia della nostra città. La storia di William è la storia di una generazione, un giovane del popolo che in maniera determinata e coraggiosa ha deciso di schierarsi apertamente contro il nazifascismo, e successivamente nel dopoguerra ha tenuto fede ai suoi ideali, prima nel suo partito prima e poi nell’ Anpi, con un obbiettivo ben chiaro: difendere e tramandare i valori della Resistenza, legandoli alla città, facendo dell’Anpi non solo un luogo del ricordo, ma un luogo attivo di impegno per la memoria, un luogo di elaborazione politica continua, al passo con i tempi, capace di far convivere generazioni diverse nel confronto di posizioni diverse. E come sappiamo ad un certo punto di questi dibattiti chiudeva così “Basta chiacchiere c'è da lavorare”.
Lo poteva dire perché aveva la giusta autorevolezza per tenere insieme posizioni diverse. E tutti noi glielo dobbiamo e vogliamo riconoscere.
Ma per ricordare come il giovane “Lino Michelini” diventa William voglio leggervi alcune righe della sua biografia.

Lino "William" Michelini nasce a Bologna nel 1922. Si iscrive al Partito comunista italiano nel 1942, quando l'organizzazione che agisce clandestinamente nell'officina dove lavora come meccanico gli affida l'incarico di agitatore politico contro il fascismo e contro la guerra. Dopo gli atti di sabotaggio, è tra i primi gappisti che si aggregano alla 7a brigata Gap Gianni Garibaldi, formazione militare partigiana che opera a Bologna città, di cui diventa per un breve periodo comandante di distaccamento. Partecipa alle più audaci imprese di guerriglia. Il 9 agosto 1944, durante l'azione che porta alla liberazione dei detenuti dal carcere di San Giovanni in Monte, è ferito gravemente a una gamba. Il 7 novembre 1944, nella battaglia di Porta Lame, è commissario politico della base di via del Macello quando circa settanta combattenti vengono circondati durante un rastrellamento da fascisti e tedeschi. Sostituisce il comandante ferito Bruno "Aldo" Gualandi e, dopo molte ore di combattimento e tre attacchi, guida lo sganciamento attraverso il canale del Cavaticcio, mettendo in salvo i partigiani della base. È riconosciuto partigiano con il grado di capitano e gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare. "William" era il suo nome di battaglia, tale è rimasto da allora e così è da tutti conosciuto. Per lui la battaglia non era un nome, non era solo un ricordo, ma un impegno etico e politico. Non si stancava mai di sottolineare che grazie alla Resistenza, l'Europa ha avuto per la prima volta nella storia un così lungo periodo di pace.
E che questa conquista di pace, dovuta a tanti giovani morti per la libertà, richiede capacità di battaglia e capacità di insistere, e ci viene consegnata come l'opportunità storica di riformare la nostra società e le nostre istituzioni europee e italiane senza ricorrere alla violenza e alla guerra. Così la non violenza diventa conquista storica e valore fondante delle forze democratiche e di sinistra.

E infatti anche in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, una settimana fa, a nome dell'Anpi ha condannato “fermamente l'attentato esplosivo compiuto ai danni di una sede di estrema destra”, perché l'associazione dei partigiani è “contraria ad ogni forma di violenza”. Michelini aveva anche da poco chiuso la festa al parco delle Caserme Rosse e appena firmato l'editoriale per il numero di giugno di “Resistenza”, il periodico dell'associazione. Stava lavorando alle iniziative per il 70esimo della Resistenza, e qui scrive “in particolare per e con i giovani. Urge infatti dare ad essi le risposte che attendono, per consentire certezza al presente ed al futuro anche per sbarrare la strada agli “urlatori” che con false promesse tentano di deviarne le giuste rivendicazioni, a partire da quella del lavoro”.
Ricordo adesso con commozione il corteo che abbiamo fatto insieme poco tempo fa con tanti giovani per sostare davanti alle lapidi dei partigiani caduti in città, fino al nostro sacrario. Questo era il suo assillo degli ultimi tempi: i giovani.
Stare con i giovani, come certezza di tramandare la memoria e i valori della Resistenza e della Costituzione alle nuove generazioni e come impegno perché quei valori si traducano in speranza di una vita migliore, in una capacità di lotta nel presente con lo sguardo ad un futuro di libertà, uguaglianza e fraternità, qualunque sia lo strumento storico che si voglia adoperare per questi valori.
Ci mancherai capitano, ci mancherà il tuo bonario sorriso, la tua attività continua e meticolosa attorno alla tua associazione, perché nulla fosse lasciato al caso, perché nessuno venisse dimenticato. E noi non lo faremo. Noi raccoglieremo la tua bandiera e la terremo in alto come tu ci hai insegnato. A nome della tua città, medaglia d’oro della Resistenza, voglio abbracciarti insieme ai tuoi cari, ai tuoi compagni, a tutti gli antifascisti bolognesi".
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