Bologna, 05/05/2014
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"Il Cev. Come fai a raccontarlo, il Cev? Maurizio era una persona speciale, diversa, uno di quelli che sanno renderti sereno quando ti parlano, e in qualche modo importante quando ti ascoltano. Il suo amore per lo sport era qualcosa di coinvolgente. Ci sentivi dentro lo stesso trasporto che metteva nel rapportarsi alle persone, nel socializzare, nel rispettare il valore del dialogo, nel fare comunità. Era un uomo meraviglioso che vedevi spuntare dovunque ci fosse la gente, la “sua” gente, che lui amava davvero con passione. E allora eccolo arrivare alle grandi manifestazioni sportive, quelle dove il respiro di una città si sentiva forte, come la Strabologna, la Run Tune Up, e tante altre. Ma anche in quelle feste di sport che esaltano il lavoro dei volontari e le speranze dei giovani. Grandi o piccole che fossero, lui c’era. Sempre sorridente, gentile di una gentilezza quasi d’altri tempi, pronto ad ascoltare chi aveva davanti. Ricordo che per un periodo finimmo a trovarci una volta a settimana sempre alla stessa trasmissione televisiva, dove si discuteva di calcio ma anche di altri sport. E lui aveva sempre addosso quella inconfondibile verve, faceva divertire con battute giuste al momento giusto, non andava mai fuori dalle righe. Ecco, Maurizio era uno che sapeva dare anche serenità all’ambiente nei momenti difficili, con quel suo modo di essere e di fare. Parlavamo di Bologna, in quella trasmissione, e un giorno, scherzando, disse che sarebbe andato lui a fare il presidente, o comunque a tenere il timone della società. E io gli risposi che con uno così mi sarei buttato anch’io, magari per fare il consigliere, anche soltanto il portaborse. Amava il Bologna, il nostro Cev. E amava la Virtus, di un amore così sincero e vivo che vorrei fosse ancora qui a farmi compagnia, in questa avventura che ho intrapreso. So che saprebbe darmi buoni consigli, e che lo avrei vicino. Maurizio sapeva aggregare. Nello sport come nella vita sociale. Magari gli capitava di fare proprio dello sport uno strumento per capire e capirsi. Era l’anima delle partite di calcio del Consiglio Comunale, e lì riusciva a far convivere i soggetti politici, anche gente di idee diverse, spesso opposte. Era un Capitano vero. Ho un ricordo splendido di Maurizio in quella che era diventata una specie di seconda casa, il bar Ciccio di via San Mamolo. Io mi trovavo lì con gli amici della corsa, prima di affrontare le mitiche “33 curve”, e ci fermavamo a bere qualcosa. Ci sembrava che il Cev fosse lì ad aspettarci, ogni volta. Aveva una parola, un sorriso per tutti. Ci capita ancora di passare da quelle strade, e ogni volta che arrivo lì davanti penso a lui. Mi manca, Maurizio. Come manca a tanti, perché ha lasciato un vuoto immenso. E c’è chi si è sentito in colpa per non aver capito, per non essere riuscito a intercettare quel malessere che ce l’ha portato via. Ma io penso che arrovellarsi non serva. Non piacerebbe nemmeno a lui che lo facessimo. C’è la tristezza, che riempie di sé i nostri pensieri. Capita, quando si perde un amico fraterno, e questo era per me il Cev. Mi manca, e tanto. Ma allo stesso tempo ho la consapevolezza che mi ha lasciato, che ci ha lasciato, tanto di sé. Dobbiamo raccogliere e coltivare il suo insegnamento. E in questo modo, onorarlo. Ciao Maurizio".
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