Bologna, 27/11/2015
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"Grazie Signora Presidente, mi unisco ai saluti che ha appena fatto la Presidente del Consiglio, rivolgo un saluto particolare anche io a Rita Medici Imbeni e ai familiari, al fratello e alla consorte che sono presenti. Un saluto particolare all'Onorevole Casini, per la testimonianza fraterna che sottolinea la sua presenza. Un saluto e un apprezzamento per le parole che abbiamo appena sentito da Enrique Baròn Crespo, che è stato presidente del Parlamento Europeo e ancora, come abbiamo potuto ascoltare, di questi temi fa la sua passione e ci ha regalato delle considerazioni a mio avviso molto importanti. Un saluto al signor Prefetto, alle Autorità civili e militari, ai signori Consiglieri e ai signori Presidenti di Quartiere. Credo che questo Consiglio comunale sia stato preveggente, sia stato capace istituendo questa sessione europea del Consiglio comunale, di essere adeguato ai tempi che abbiamo di fronte. Quando ci riuniamo nella sessione europea del Consiglio comunale in realtà facciamo il punto di quanto succede nelle nostre relazioni bolognesi con l'Unione Europea, ma anche della situazione che la nostra Europa sta vivendo. Oggi abbiamo l'occasione di farlo in coincidenza dell'anniversario dei 10 anni dalla morte di Renzo Imbeni. Questo ci aiuta, innanzitutto per le cose che abbiamo udito finora e per la nostra consapevolezza, ad avere ben chiaro che non stiamo parlando della scomparsa di Renzo Imbeni, perché Renzo è una presenza viva nel nostro dibattito, nel nostro ricordo e nel nostro concreto impegno politico. Le considerazioni che oggi facciamo sono considerazioni che ci rimandano anche al suo operato politico e anche a comprendere come possiamo portarne avanti ereditarietà che ci ha lasciato nelle nostre convinzioni. Come Comune di Bologna, come Consiglio comunale, come Amministrazione, noi in questo specifico momento siamo impegnati con i nostri quartieri rinnovati in una consultazione con la quale cerchiamo di coinvolgere i cittadini bolognesi sull'uso dei fondi strutturali europei che sono stati assegnati alla città metropolitana di Bologna. È un modo molto concreto per informare e far vivere cosa significa Europa per la nostra città, perché si tratta di decidere come utilizzare parte di questi finanziamenti in progetti prioritari scelti da ogni quartiere. Il coinvolgimento dei cittadini quindi, in questo caso è molto concreto, ed è un'esperienza molto bella che stiamo facendo, dove il rapporto con l'Europa assume una concretezza diversa dalle discussioni generali e generiche. La condivisione degli assi di finanziamento proposti dall'Unione Europea vive, cioè, nella concretezza di un confronto sulle scelte della nostra città. Sono sicuro che sarebbe un'idea che Imbeni avrebbe condiviso, per quanto ha avuto sempre a cuore i temi della partecipazione civica della nostra città in tutte le fasi della nostra vita urbana. Credo anche che ciò che sta succedendo oggi in Europa ci dimostra quanto sia importante per un Sindaco, come ci ha testimoniato Renzo Imbeni, guardare all'Europa e cercare di tener vivo il contatto della sua comunità con i problemi e con le opportunità che di volta in volta ci offre il processo di costruzione europeo. Mai come oggi quindi dobbiamo sottolineare che le città europee sono il luogo della convivenza multiculturale e dell'integrazione, sono città civili nelle quali ci si interroga come fare in modo che le città stesse siano motore dello sviluppo e della crescita sostenibile dell'insieme della nostra comunità europea. Le città, ed è ancora più evidente rispetto a questo fenomeno del terrorismo che stiamo combattendo in questo momento, sono il luogo della convivenza democratica tra persone diverse. Amministrare una città ed essere cittadini significa in concreto ancora di più in questo periodo organizzare e condividere la convivenza tra diversi. A partire dalla fermezza sui propri valori democratici e sugli obiettivi compatibili con questi valori. Renzo Imbeni aveva una capacità difficilmente imitabile di tenere unita la città nei sui momenti difficili, lo ha fatto per quanto riguarda il nostro terrorismo e le stragi, in quel periodo difficile della vita della nostra città, ma sapeva anche trasmetterci quello che oggi è necessario e, insieme, cerchiamo di fare un po' noi tutti rappresentanti delle diverse forze politiche, cioè la capacità di convergere per non smarrire la nostra anima di città che è un'anima fatta di tolleranza, di convivenza democratica, di capacità di reagire con maggiore apertura a chi attraverso il terrorismo cerca oggi di chiuderci nelle nostre case e ci spinge a trovare tra di noi dei nemici. Credo che da questo punto di vista la lezione di Renzo sia una lezione molto importante. Certo era un Sindaco tranquillo, certo era un Sindaco sorridente, a differenza di me perdeva molto meno la calma. Certo però era una persona che aveva una grande capacità di tenere fermi i principi di fondo. I principi di fondo, i diritti che qui sono stati citati ma anche un'idea dell'Europa come costruzione di una nuova generazione di diritti di cui abbiamo un estremo bisogno. Certo, io devo dire, ho vissuto Renzo da giovane, e voglio sottolineare - a questo punto in cui mi sto avvicinando al termine famoso “classe dirigente”, vedo qui Silvia Bartolini, ho alle spalle Simona Lembi, - la capacità anche di coinvolgere i giovani, la capacità di cominciare a pensare che a un certo punto ci si fa da parte e bisogna provare a lasciare persone migliori di noi; la capacità che Renzo aveva, e io l'ho sempre vissuto così, scusa Rita, che più che dirigenti quello che conta è essere spingenti, cioè essere capaci di spingere una comunità nel verso giusto, con un'enorme capacità di relazione e un'enorme capacità di saper tessere relazioni di condivisione, pur nella saldezza delle proprie posizioni di parte. Forse verrà il momento in cui noi parleremo con più agio e con meno contrapposizione tra noi su cosa significa rottamazione e su quanti guasti può aver prodotto questa parola, interpretata troppo unilateralmente. Lo dico davanti a Casini, lo dico davanti a Baròn Crespo e quindi lo dico non con verve polemica, ma nello stesso tempo quello che voglio testimoniare è questa attitudine alla costruzione democratica. Questa attitudine alla costruzione democratica è ciò che ci lascia di più prezioso il nostro Sindaco, Renzo Imbeni. Qui si rischia sempre, appunto, di generalizzare o strumentalizzare, ma se penso a Renzo oggi qui dentro penso che ci direbbe innanzitutto cultura, innanzitutto ci contrapponiamo a questa gente recuperando il fatto che la cultura è una battaglia. Non c'è niente di più concreto di una battaglia culturale contro questo fenomeno che vuole impedire la costruzione europea e che oggi genericamente definiamo terrorismo. Aggiungo di mio che forse noi dovremmo uscire dagli equivoci e costruirci questo illusione a cui faceva cenno Baròn Crespo, cioè dirci con franchezza che quello di cui ha bisogno il mondo è certo una politica estera comune, una politica di difesa, una politica di bilancio. Una costruzione di una Federazione Europea e forse a proposito di cultura, il momento migliore per reagire e accelerare i tempi di questa costruzione europea è adesso. P adesso che ci vuole il coraggio da parte delle forze dirigenti europee di capire che ci sono dei momenti in cui occorre accelerare. E accelerare sul versante della costruzione della democrazia europea sarebbe sicuramente la risposta migliore che noi possiamo dare al clima di terrorismo nel quale stiamo vivendo e anche per approfittare dei segnali di uscita da questa crisi economica che dura da troppo tempo. Quindi cultura, quindi capacità di proposta politica, non di arretrare ma di continuare ad allargare la nostra proposta, quindi anche meno ipocrisie. Io penso che il mondo abbia bisogno rispetto a questo fenomeno del terrorismo e delle guerre e focolai di guerra che ci sono continuamente, di avere il coraggio di dire che non serve un esercito multinazionale, serve una forza di polizia multinazionale, perché non è più un quadro di guerre classiche, è un quadro dove bisogna intervenire per difendere la democrazia, per difendere i diritti umani e per fare e creare ordini democratici dove non ci sono. Una forza di polizia multinazionale dell'ONU credo che sarebbe, a proposito di illusioni, una prima vera risposta all'altezza della situazione. Noi faremo come città la nostra parte, lo faremo oggi che ricordiamo Imbeni ricordando che il modo migliore è appunto quello di cercare insieme come forze politiche di questa città, al di là delle differenze di opinione, di tenere unita la città sui valori di fondo della nostra Costituzione, sui valori di fondo della Costituzione Europea e di cercare insieme appunto, non solo di non avere paura, ma di confermare il coraggio delle nostre scelte e delle nostre idee. Bologna non rinuncia alle sue piazze, non rinuncia ai suoi tanti luoghi di incontro, non rinuncia ad avere esponenti politici che girano in autobus o a piedi senza scorta, non rinuncia, care Consigliere e Consiglieri, ad avere presente l'unica parola che è scritta sul bellissimo simbolo del Comune di Bologna: libertà. Grazie davvero a tutti ".
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