Bologna, 27/06/2013

XXXIII ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI USTICA, L'INTERVENTO DI DARIA BONFIETTI, PRESIDENTE "DELL'ASSOCIAZIONE PARENTI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI USTICA"


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Trasmettiamo l'intervento del Presidente dell'"Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica", Daria Bonfietti, tenuto questa mattina, nella Sala del Consiglio comunale di Bologna, in occasione della cerimonia per il XXXIII anniversario della strage.

"Signor Sindaco,
siamo ancora qui, in quest’aula, dove in questi anni abbiamo espresso i nostri sentimenti, le nostre aspettative.
E voglio quindi subito ringraziare i rappresentanti degli Enti locali dell’Emilia Romagna, e in questa occasione anche della Sicilia, che ci hanno accompagnato sempre con la loro amicizia e la loro effettiva solidarietà.
Per noi questo è un anniversario particolare: perché viene dopo La Sentenza-ordinanza del Giudice Priore, la Sentenza del Tribunale civile di Palermo, la Sentenza della Cassazione, che ci danno la verità, anche formalmente e in maniera definitiva.
Il DC9 è stato abbattuto ed è responsabilità dei Ministeri dei Trasporti e della Difesa non avere salvaguardato la vita dei cittadini e avere ostacolato in ogni modo il raggiungimento della verità.
Signor Sindaco,
in questi anni mi sono sentita ripetere tante volte che le mie potevano essere soltanto supposizioni e quindi sono stata ascoltata - certo tantissime volte in questa aula, con attenzione e partecipazione - ma anche con sufficienza o perfino con fastidio e contrapposizione, perché si sosteneva che una parola definitiva poteva venire solo dalla Magistratura.
Ora dunque questo momento è venuto e allora con particolare emozione, dobbiamo affermare che oggi sulla vicenda la Magistratura ci ha dato la risposta definitiva.
Il DC9 è stato abbattuto, ed è responsabilità dei Ministeri dei Trasporti e della Difesa non avere salvaguardato la vita dei cittadini e poi avere ostacolato in ogni modo il raggiungimento della verità.
Questa è la verità che oggi simbolicamente mi sento di ribadire dinnanzi a tutti voi, come per consegnarvela e condividerla.
In questo momento, tra le tante immagini che mi hanno accompagnato in questi anni, vedo la famosa pagina del corriere della sera, ripresa anche dal film Il Muro di gomma: "Ustica vergogna di Stato".
Ma io voglio affermare qui che sarebbe ancor più vergognoso oggi non prendere atto di quanto è accaduto e che la sentenza ha definito. Sarebbe una vergogna soprattutto contro la dignità della nazione e di tutti i cittadini. E io credo che il Governo del nostro Paese deve prendere atto delle sentenze e cominciare ad avere comportamenti concreti e conseguenti.
E mi permetto di segnalare che il presidente della Repubblica ci ha esortato “a mantenere vivo – anche sulla base della recente sentenza della Corte di Cassazione- l’impegno delle istituzioni e di tutti i cittadini perché si onorino i principi di verità e giustizia”.
Questo è il grande appello che oggi mi sento di rivolgere da quest’aula. E chiedo al Sindaco di Bologna, ai presidenti delle assemblee elettive e regionali che partecipano a questo incontro di volere con me essere al più presto alla Presidenza del Consiglio per far sentire questa esigenza. Ed è proprio anche per questo che abbiamo scritto nei nostri manifesti “dalla verità alla storia”, perché questa è la nuova pagina che dobbiamo scrivere, consapevoli fino in fondo che questa è la storia del nostro Paese, consapevoli fino in fondo che la Storia non può essere scritta dai parenti delle vittime, e neppure dalla politica, o dai Parlamenti, ma che tutti abbiamo il dovere di ripercorrere la vicenda di Ustica, dobbiamo ripartire da questa consapevolezza terribile che è stato propriamente “un atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto". Voglio anche ricordare a tutti noi, che proprio Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e permettetemi un grande ringraziamento personale per la Sua continua attenzione a questa vicenda, dicevo, voglio ricordare, che nel 2010 ebbe ad affermare che ”intrecci eversivi forse anche intrighi internazionali, opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato e inefficienza di apparati hanno allontanato la verità sulla strage del Dc9”.
Dobbiamo dunque partire da queste consapevolezze per comprendere il grande problema del contesto internazionale che abbiamo davanti: certamente un episodio di guerra come quello che ha travolto i nostri cari, è un episodio che coinvolge gli Stati e le loro politiche. E allora il compito primo è sentire fino in fondo che quello di Ustica è un grande problema di dignità nazionale, che richiede un impegno particolare delle Magistratura, ma nel contempo richiede un totale coinvolgimento del Governo, della Diplomazia.
Il Governo deve cambiare comportamento, un comportamento totalmente diverso, ad esempio, da quello che ha portato alla mancata ratifica di un Trattato di collaborazione giudiziaria del maggio 2000, per cui non è stata permessa, fin qui, la collaborazione delle Istituzioni Europee per la vicenda di Ustica.
C’è dunque da ricostruire un panorama molto complesso, proprio perché oggi sappiamo, contrariamente a quanto affermato ufficialmente, che quella notte erano molto “frequentati” sia il mare che il cielo.
Nel Mediterraneo - parlo di mare e cielo - si muovevano mezzi militari di tanti Paesi, alleati e non, seguendo i più vari interessi, frutto di una situazione geopolitica molto complessa e ancora non completamente disvelata. Oggi possiamo salutare con soddisfazione le notizie di una avviata collaborazione francese, ci dobbiamo soffermare sul fatto che dopo trentatre anni possiamo interrogare gli avieri di Solenzara, ma riflettiamo: rendiamoci conto che stiamo cercando di annodare i fili di una tela che è stata colpevolmente stracciata quando la Magistratura tenne le indagini circoscritte al triangolo Ponza-Latina-Palerno e l’Aeronautica Militare Italiana affermava che il DC9 era caduto per cedimento strutturale.
Queste sono le prima grande responsabilità, la fonti di ogni inganno!
Dobbiamo ripercorrerle queste pagine, sia andando a fondo in ogni anfratto nel nostro Paese, in ogni Archivio, ma dobbiamo ancora molto impegnarci a livello internazionale, verso Stati amici e alleati, e verso gli Organismi internazionali, soprattutto quelli militari e di difesa. Ma anche in questa occasione non voglio tacere che il Governo e i Ministeri sono stati condannati, e ragionevolmente arriveranno altre condanne, possiamo e dobbiamo chiedere di volere conoscere i loro atteggiamenti.
Pagheranno in silenzio con qualche stralcio di bilancio, mettendo dunque il tutto sulle spalle dei contribuenti ovviamente non responsabili, o chiederanno conto dei comportamenti, chiaramente indicati nelle varie Sentenze, dei loro dipendenti?
Non credo che questa sia una richiesta motivata da vendetta, bensì soltanto chiedere conto dei comportamenti degli uomini degli apparati dello Stato. O ancor meglio, esigere chiarezza e trasparenza nel rapporto tra Istituzioni elettive e apparati dello Stato.
Deve emergere insomma, io credo fermamente, la necessità di chiedere come tutto questo è stato possibile, perché non si è tutelata la vita dei cittadini, perché, senza retorica, “non sono stati difesi i sacri confini della Patria”.
Oggi sono grata a tutti Voi di trovarmi qui, è importante parlare di Ustica una volta conquistata la verità giudiziaria, è importante salutare la presenza del Presidente dell’Assemblea regionale siciliana che insieme alla Presidente della nostra Assemblea legislativa stanno individuando nuove positive forme di collaborazione al nostro impegno per passare dalla verità alla storia, è la strada per onorare i nostri morti, è la strada per rispondere ad un’esigenza di dignità nazionale.
E mi piace terminare ricordando che questa nostra volontà di sapere tutto quello che è accaduto trova simbolicamente un punto di congiunzione nel Museo per la memoria di Ustica dove l’opera di Boltanski dialoga con il relitto e dà futuro al ricordo dei nostri cari. Un museo che crediamo deve essere sempre più difeso e valorizzato e inteso come punto vitale per la cultura della nostra città".
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