Bologna, 16/11/2015
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"Signor Sindaco, Signori Consiglieri e Signore Consigliere, esponenti della Giunta, Autorità civili, militari, religiose, cittadini Desidero, per prima cosa, a nome di tutti salutare la comunità francese presente in Consiglio comunale e anche tutti i suoi componenti che oggi non hanno potuto partecipare e presentare il Console Onorario di Francia l'avvocato Giuliano Berti Arnoaldi Veli, e Marie Alix Duret, presidente dell'associazione Bologne Accueil, in rappresentanza della comunità francese presente a Bologna, che ringrazio per aver accettato il nostro invito ad intervenire oggi e a cui tra breve darò la parola. Dirò pochissime cose, volendo noi tutti ascoltare le loro testimonianze. La prima è quella, brevemente, di ricordare i fatti: il 13 novembre 2015, a Parigi, tra le 21.20 e le 21.53 si sono verificate 3 esplosioni e diverse sparatorie in tempi molto ravvicinati le une dalle altre: 3 esplosioni all'esterno dello stadio di Francia in zona Saint-Denis e più sparatorie nei pressi dei ristoranti La Petit Cambogie, dove hanno perso la vita 13 persone, Casa Nostra dove hanno perso la vita 5 persone, la Belle Equipe dove hanno perso la vita 19 persone e il teatro Bataclan dove i morti sono stati 80, prevalentemente giovani tra i 20 e i 25 anni. Si tratta di un tipo di operazioni che, più che a un atto di terrorismo, fanno pensare a un atto di guerra vero e proprio. Tra questi morti voglio ricordare Valeria Solesin: 28 anni, originaria di Venezia, da 4 anni viveva a Parigi, dottoranda in demografia nella prestigiosa Università della Sorbona. Ci uniamo alle parole del Presidente della Repubblica che l'ha definita figlia d'Italia e figlia d'Europa e rivolgiamo il nostro cordoglio alla sua comunità e ai suoi famigliari. Nel bilancio complessivo che purtroppo è ancora in crescita, i morti sono più di 130 e centinaia sono i feriti. A loro e alle loro famiglie desidero manifestare la solidarietà e la vicinanza del Consiglio comunale di Bologna e unirci alle molte parole che i massimi rappresentanti istituzionali del nostro Paese e non solo, hanno riservato, ne ricordo solo alcune: quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha definito i fatti di venerdì «una ferita profonda nel cuore della Francia, della libertà e della democrazia». quella del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi ha dichiarato "L'Italia piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L'Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie", quella del Ministro degli Iterni, Angelino Alfano che ha convocato per sabato scorso il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica e si presenterà oggi in Parlamento, insieme con il Ministro degli Esteri, per riferire su quanto accaduto. Voglio inoltre richiamare qui la dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo e dei leader delle Istituzioni dell'Unione Europea che si sono espressi unitariamente affermando:”L’Unione Europea è profondamente scioccata ed in lutto a seguito degli attacchi terroristici di Parigi. Si tratta di un attacco contro tutti noi. Affronteremo insieme questa minaccia con tutti i mezzi necessari ed assoluta determinazione.” In secondo luogo voglio dire che per noi qui a Bologna è naturale, nei momenti più difficili, duri, della storia della nostra città riunire la comunità bolognese, come ha fatto il Sindaco nel presidio convocato sabato scorso e come oggi abbiamo scelto unanimamente, voglio sottolinearlo, di riunirci in Consiglio comunale. Sappiamo bene cosa significhi pagare un prezzo altissimo per la follia del terrorismo. Ce lo dicono le medaglie d'oro qui alle mie spalle, affisse al Gonfalone della Città, a partire dall'ultima, quella conferita a seguito della strage del 2 agosto 1980. E ancora sembrano, guardando quella medaglia, riecheggiare le parole del Sindaco Zangheri quando da Piazza Maggiore il 6 agosto del 1980 affermava “sulla linea che divide la democrazia dall'eversione non arretreremo, al contrario, combatteremo con maggior vigore e coscienza più chiara della posta in gioco' e ancora, a chi pensava che avremmo ceduto alla paura o, peggio, dimenticato, affermò “abbiamo forze e convinzioni che non si esauriscono nel giro dei giorni e degli anni”. Proprio per la nostra comune storia, abbiamo condiviso la scelta di riservare l'apertura del Consiglio comunale odierno per manifestare il nostro cordoglio e la nostra vicinanza al popolo francese, così duramente, ripetutamente, colpito. Voglio essere più esplicita ed è l'ultima cosa che dico in apertura di questa seduta di Consiglio comunale: noi siamo più che vicini al popolo francese. In ogni parte d'Europa e in altre parti del mondo sono comparse le stesse scritte, le stesse immagini: la tour Eiffel all'interno di un cerchio, come simbolo di pace, o altri edifici parigini illuminati con i colori della bandiera francese. Si è scritto e gridato: “siamo tutti francesi”, si è cantata (anche qui a Bologna) la Marsigliese, il più celebre, il prototipo degli inni nazionali. Per noi italiani il “siamo tutti francesi” è forse più spontaneo e significativo che per altri. E' la stessa lingua a rivelarlo: si parla spesso dei francesi (e viceversa degli italiani) usando il termine cugini, una parentela quindi, non solo una vicinanza geografica, che tale resta anche nei momenti conflittuali, che pure la storia ha conosciuto. Resta, vorrei aggiungere, e si accentua in momenti come questo, fino a diventare, ad essere sentita come vera e propria fratellanza. Questa è stata, da noi e per noi, la reazione più comune, più diffusa. Ci sono, dietro di questo, legami secolari, influenze reciproche forti. Basti pensare solo a cosa abbia significato il Rinascimento italiano per la Francia o l'Illuminismo francese per l'Italia. “Cugini d'oltralpe”, quindi, non è un'espressione vana né retorica. Segni di un legame profondo esistono quindi anche a Bologna dove da tempo è presente una comunità attiva, e riconosciuta, composta da tanti cittadini francesi che, per più ragioni, hanno scelto di vivere in questa città. Ne sono testimonianza le tante iniziative comuni, le tante relazioni, a partire da quella con l'Istituto di cultura francese presso cui mi sono recata, per testimoniare il nostro cordoglio e la nostra vicinanza, fin dalle prime ore di sabato mattina. Per tutto questo noi viviamo quanto accaduto a Parigi come un oltraggio ad una comune appartenenza. Una ferita che sarà a lungo difficile cercare di sanare, non nella sola Francia, ma in Europa e nella comunità umana intera. Questa situazione richiede a tutti noi molte attenzioni, una profonda capacità di comprensione e quindi anche studio ed intelligenza politica. E' impossibile quindi pensare che il nostro lavoro si esaurisca oggi o domani, perché ci troviamo di fronte a uno di quegli eventi che impongono alla storia un'accelerazione, e nuovi compiti di grande responsabilità, cui anche noi, uno per uno, dovremo rispondere. Terremo quindi aperto il discorso pensando ad altre iniziative e valutando nuove occasioni e modi di capire e reagire a quanto accaduto. Oggi devono prevalere il dolore, l'indignazione, la solidarietà".
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