Bologna, 07/09/2015

CONSIGLIO COMUNALE IN RICORDO DI RENATO ZANGHERI, L'INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA


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Si trasmette l'intervento del sindaco Virginio Merola in occasione del Consiglio comunale in ricordo di Renato Zangheri

"Grazie Signora Presidente. Mi unisco ai saluti affettuosi alla famiglia, al nostro Presidente Emerito, alle autorità civili e militari presenti, alla Signora Clio, al nostro senatore Zavoli.

Renato Zangheri, studioso di Andrea Costa, dell'anarchia e del socialismo ci ha consegnato, con l' esempio dei suoi studi e della sua azione politica, l'idea che dimensione ideale e pragmatismo devono essere un binomio indissolubile, che un partito o un governo è quello che fa, non cercare di imporre quello che pensa di essere. Altrimenti la politica degenera in utopia massimalistica o pragmatismo senza ideali, mera e trasformistica gestione del potere.

Per Renato Zangheri, la politica può essere autentica se è partecipata, se è affidata al consenso e al conflitto attivo dei cittadini. O è questo o non c'è moderno principe che tenga. Serve, più che una avanguardia, la costruzione di una comunità, intesa come insieme di persone e non come masse da asservire attraverso un consenso passivo.
Perciò Zangheri è stato un umanista, un colto, lucido e ironico interprete dell'umanesimo socialista. Un politico realista determinato a cambiare in meglio la società e la Repubblica, attraverso successive e graduali riforme. Riforme che per essere tali devono incidere sulla cultura e sulla mentalità, trasformarsi cioè in cittadinanza attiva e democratica nello spazio pubblico.

Come ha appena ricordato la nostra Presidente del Consiglio, non può essere dunque di Zangheri, l'idea di Bologna come un modello da esportare. Non è di Zangheri, l'accettazione della definizione di Bologna come isola rossa.
Voglio invece riprendere dalla sua introduzione alla Storia di Bologna questa frase: “Venne soprattutto alla luce un criterio nuovo: quello della partecipazione come paradigma dell'opera politica e amministrativa, questo può essere, pensavamo, l'alimento di una democrazia nuova che in parte è ancora oggi da riscoprire e riattivare nelle forme che attendono di essere ritrovate nelle nuove condizioni locali, nazionali, internazionali, nell'ambito della nostra Costituzione. Il confronto con il passato a questo fine è utile, ma più utile è guardare al futuro come voi vi accingete a fare”.

E' stato, dunque, un interprete originale del socialismo municipale, pensiero che identificava come capacità di tenere insieme dimensione locale e dimensione nazionale ed europea, contro i limiti ancora oggi così pesanti ed evidenti, del localismo e del centralismo statalistico. Per questo voglio ricordare che gli dobbiamo un ampliamento inedito del welfare cittadino. Cultura e diritti sociali e insieme quartieri, come protagonisti della partecipazione pluralistica e attiva. Questa idea praticata di comunità venne come sappiamo selvaggiamente aggredita dallo stragismo neofascista e dai suoi mandanti, con le stragi di Ustica, del 2 agosto, dell'Italicus.
Zangheri seppe rappresentare il sentimento collettivo della nostra città e tenere uniti i bolognesi nella richiesta di verità e giustizia, nella difesa delle istituzioni democratiche e nella proposta di una loro riforma. Così come comprese che il '77 e la rivolta giovanile potevano segnare una frattura irreparabile tra migliaia di giovani e l'idea stessa della politica come convivenza tra diversi. Con capacità autocritica cercò di evitare che anche l'allora PCI e il suo governo cittadino venissero identificati con la repressione e quello che oggi chiamiamo l'establishment.

Voglio inoltre ricordare il suo impegno per i diritti umani e civili, ad esempio a fianco della nostra comunità ebraica o del nascente movimento gay. Dunque, nel suo pensiero, emancipazione e liberazione sono intrecciati, democrazia progressiva significa redistribuire non solo reddito, ma anche potere come capacità di fare.

Qui io vedo il senso profondo della sua definizione, che gli dobbiamo, di Bologna, come città dell'incontro e del dialogo. Non una generica e retorica definizione, ma la sintesi di una lucida ricostruzione degli avvenimenti storici e dei problemi del presente, ma soprattutto l'affermazione di un obiettivo da confermare continuamente nelle scelte amministrative.

Voglio infine concludere con un ricordo sull'ironia di Renato Zangheri e sul suo stile nei rapporti interpersonali. Non è mai intervenuto pubblicamente con giudizi sui suoi successori sindaci. Ho avuto la fortuna di incontralo a Imola a casa sua, insieme alla moglie, e poi a pranzo insieme. Mi ha messo a mio agio. Mi sentivo come immaginate, un nano sulle spalle di un gigante. Lo ricordo oggi come un gentiluomo che mi spronava al futuro e a nuove strade. Attento e consapevole con umorismo gentile, a non sovraccaricare il peso di un gigante e di un idea sbagliata di passato, su un giovane amministratore che non deve vivere il passato come un fardello pesante di giganti sulle sue spalle. Grazie Renato. Grazie Sindaco".
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