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Bologna, 29/03/2012
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"Questo non è il solito saluto della città al solito convegno. Questa è la città di Bologna che saluta il suo ritorno ad essere una città speciale. Bene, tutti dobbiamo farci una domanda: Bologna è una città speciale? Lo è ancora? Lo sarà? Per molti anni lo siamo stati e per molti no. Io credo che dobbiamo e vogliamo tornare ad essere una città speciale. Cosa significa speciale? Significa innanzitutto pensare in grande, indipendentemente dalle nostre dimensioni. Salire di rango, rischiare di essere presi molto sul serio e dire che non esistono più confini, dire che i confini sono solo resistenza al cambiamento e al valore di questa città. Ecco alcuni avvisi ai naviganti, oggi che ci accingiamo a salpare per il Piano strategico. La prima cosa la voglio dire ai sindaci della nostra area metropolitana. Alleiamoci. Alleiamoci per uscire dai nostri confini municipali e anche dai nostri confini mentali. Siamo noi che dobbiamo prendere per mano le nostre comunità, per renderle solidali e competitive. Siamo noi che dobbiamo essere capaci di raccontare al mondo quello che siamo, e soprattutto quello che vogliamo diventare. Il Piano Strategico ambisce a che non via sia più conflitto tra le nostre attitudini. Non si tratta più di dividerci tra chi ha una missione puramente solidale ed una puramente competitiva, questa dicotomia alla lunga ci sta fregando. Dunque, andare oltre i confini significa accedere al meglio dei talenti internazionali, mettendoli in contatto e in simbiosi con i nostri. Per fare di questa area urbana un porto attrattivo per i cittadini del mondo. Questo non solo è possibile, è indispensabile. Competitivi per attrarre il merito e gli investimenti ovunque essi si presentino, e questo è un obbligo per noi. Solidali, nel sostenere chi è il migliore quando gli altri non lo fanno, questo è un dovere. Guardiamo cosa abbiamo costruito fin qui. Bologna, per l’Italia e per l’Europa, ha rappresentato un traduttore per culture e civiltà. Questo sia nelle forme dell’economia quanto nelle forme della società, della sua organizzazione. Per molto tempo la comunità bolognese ha saputo unire, rappresentare, e finanche liberare le diversità, per tradurre tutto in un’altra dimensione delle cose e del pensiero, e ha scoperto in questo le proprie specialità. Alla fine dei conti, dunque, o siamo in grado di essere internazionali e universali nei valori che proponiamo, o non siamo speciali. Mettiamocelo in testa. Puntare sull’internazionalizzazione di Bologna vuol dire attrarre talenti da ogni parte del mondo, e raggiungere il massimo punto di forza possibile in quattro campi fondamentali: la Cultura, il Lavoro, i Beni comuni, la Qualità urbana. Sono questi i quattro campi che vi propongo per costruire quella visione che permette di mettere in campo progetti capaci di attrarre investimenti pubblici e privati. Badate bene, quello che ci è mancato fino ad oggi è descrivere a chi ci osserva quale potenza e qualità ha un investimento su Bologna. E io sono convinto che Bologna abbia tutte le carte in regola per rubare la scena a molte altre città, che state sicuri non se ne stanno con le mani in mano. Questo significa che servono motivazioni forti per essere scelti. Rubare la scena, in tempi di delocalizzazioni, significa rilocalizzare qui a Bologna una nuova internazionalità delle scelte. Per questo il Piano strategico non è la fiera delle idee, e non è nemmeno un problema tecnico. Abbiamo già avuto il nostro governo tecnico, e dopo ci sono state le elezioni. Sulla base del mandato ricevuto dai cittadini voglio tenere unita la città attorno ad una prospettiva per i prossimi 20 anni, per conquistare insieme agli altri sindaci la nostra reputazione nel mondo. Questo significa selezionare il meglio del meglio, e lavorare solo con quello. E quindi sarò ancora più chiaro: non voglio concertare e lavorare per l’unanimità, o cercare di accontentare tutti, voglio una selezione di merito di quello che va fatto. Vi faccio un esempio. Qualcuno si è scandalizzato in questi giorni perché ho aperto un fronte con il Governo nazionale per l’IMU a tutela degli interessi di Bologna, che vengono prima rispetto a qualsiasi altro interesse. Sono orgoglioso di averlo fatto. Non sono contento di quello che il nostro Presidente del Consiglio pensa dell’articolo 18. Però lo voglio dire, io considero il nostro Presidente del Consiglio un alleato quando cerca di attrarre investimenti in questo Paese. Sappia che su questo Bologna c’è, con una strategia in quattro mosse: 1. Noi siamo una “città speciale” perché possiamo mettere a disposizione importanti aree demaniali a basso costo per attirare la sede di un’importante Università internazionale, che affianchi l’Alma Mater per realizzare un polo della conoscenza e della ricerca tra i più importanti d’Europa, per quantità di cervelli, di brevetti, di qualità della vita e livello di relazioni internazionali. 2. A una “città speciale” deve essere data la possibilità di defiscalizzare gli investimenti e gli insediamenti imprenditoriali caratterizzati da un forte tasso di Innovazione e ICT, dedicati a premiare e attirare talenti nei campi delle scienze e della tecniche più avanzate. 3. Quando una Repubblica fondata sul lavoro nega la cittadinanza sociale e materiale alle giovani generazioni, che rappresentano il patrimonio su cui investire, una ‘città speciale’ deve fare esattamente il contrario. Deve liberare dalla schiavitù i giovani e i nuovi italiani, le seconde generazioni in attesa di capire se li riconosciamo come italiani, offrendo loro cittadinanza e opportunità, premiando il merito e l’impegno. 4. Una ‘città speciale’ lo è se ha un’economia sociale. E questo per me significa delle cose precise: che i beni comuni vanno tutelati, che sono un investimento, che sono una ricchezza, e che le persone devono essere messe nelle condizioni di poter scegliere i loro percorsi di vita e di avere la possibilità di organizzarsi per dare risposte ai propri bisogni, anche attraverso una integrale applicazione della sussidiarietà, come è scritta nella nostra Costituzione. Questi per me sono i binari su cui corre il Piano strategico metropolitano. E per realizzare tutto questo abbiamo bisogno di portare avanti progetti concreti e nuove alleanze. A chi mi chiede, di fronte alle novità che abbiamo proposto all’inizio del nostro mandato, se avremo il coraggio di arrivare fino in fondo, io rispondo con serenità: tagliamo i ponti con chi non vuole cambiare mai. E usiamo i prossimi mesi per vincere questa sfida. Questa città è sazia e disperata di conservazione. Io sto con chi le cose le vuole cambiare davvero. A tutti gli altri dico: non aspettateci perché a voi non renderemo conto. Signori, una città che non riesce a ricostruire le proprie leggende ripete il suo passato nella propaganda. Questo rischio noi non lo dobbiamo correre. E allora avanti con il Piano strategico, diamo un senso al nostro futuro. Buon lavoro a tutti". Per informazioni sul Piano Strategico Metropolitano di Bologna consultare http://psm.bologna.it/
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