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Bologna, 03/03/2014
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Il maestro Mario Lodi ci ha lasciato ieri pochi giorni dopo che molti di noi hanno potuto ricordare l'opera di un altro grande maestro, Alberto Manzi. Le coincidenze fanno pensare, ci inducono a ricordare, mettere in relazione, vedere il futuro come si preparava nel passato e il passato nel presente della scuola di oggi. E ci inducono ancora a riflettere su un paese sbagliato, come recitava il titolo del suo libro più noto, il racconto di cinque anni di scuola. Il paese sbagliato, come scrivevano i suoi alunni, era quello in cui 'le leggi le facevano i ricchi' dove 'i soldi della lotteria dove li prendono? Dai poveri. Li sfruttano anche lì'. E dove 'chi fa più fatica prende meno'. Mario Lodi, come Alberto Manzi, Lorenzo Milani, Bruno Ciari, ha reso la Costituzione una cosa viva, è intervenuto dove l'ingiustizia sociale crea una barriera per l'uguaglianza, ha lavorato per creare contesti di apprendimento cooperativo e non competitivo, ha dato corpo alle teorie della pedagogia popolare di Celestine Freinet trasformando alunne ed alunni da oggetti passivi degli apprendimento in persone vive che costruiscono saperi, conoscenze e relazioni. Parliamo di teorie, gesti, azioni concrete, come il giornale di classe, che hanno fortemente attraversato la scuola italiana anche grazie all'opera del Movimento di Cooperazione Educativa, di cui Lodi è stato fondatore e che alla scuola italiana hanno dato strumenti preziosi per migliorarsi. Purtroppo oggi avremmo ancora più bisogno di persone come lui, perché siamo ancora oggi un paese sbagliato. Al posto dei figli dei braccianti stagionali, che arrivavano in corso d'anno, abbiamo i figli dei migranti, che hanno bisogno non solo di accoglienza ma della stessa passione militante di persone come Mario Lodi. L'ingiustizia sociale è ancora più pronunciata, la selezione di classe è ancora presente. Non mancano insegnanti che hanno passione e competenze. Manca la politica. Anzi c'è una politica, quella che ripropone la scuola di un paese sbagliato, dove al posto del metodo cooperativo, al posto della valorizzazione delle differenze, si sta sempre di più affermando la competitività, l'omologaziomne, la standarizzazione degli apprendimenti, di cui la somministrazione costante dei test, la proliferazione di ogni forma di valutazione numerica e classificatoria, che misura ciò che misurato non può essere, rappresentano la punta di un iceberg, che porta sempre più in superfice l'idea che la scuola pubblica non appartiene più ai cittadini ma al mercato. Mario Lodi era una delle più alte espressioni della scuola dei cittadini, della scuola della Costituzione. Contiamo sul fatto che tante persone continueranno faticosamente a mantenere qualcosa di lui, a partire da un metodo di insegnamento che rispetta i tempi di ciascuno sapendo che l'apprendimento ha bisogno di parole e di slanci, ma anche di pause e di silenzi. Ecco, il fattore tempo, il tempo in un epoca in cui se non arrivi prima non arrivi e basta. Ebbene, nella settimana in cui ho 'rivisto' Alberto Manzi e in cui ci ha lasciato Mario Lodi, non so perché ma la prima risposta che darei alla domanda 'cosa dovrebbero fare una buona maestra o un buon maestro?' mi viene da rispondere... 'sparare agli orologi', perché la buona educazione è un atto rivoluzionario il cui passo incerto deve riprendersi innanzi tutto il tempo".
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