Bologna, 27/01/2012

GIORNO DELLA MEMORIA, INTERVENTO DEL SINDACO VIRGINIO MEROLA, IN OCCASIONE DEI CONSIGLI COMUNALE E PROVINCIALE CONGIUNTI


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Si trasmette discorso del sindaco Virginio Merola, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale in occasione del "Giorno della Memoria".

"Signora presidente della Provincia, Signor Prefetto, caro Rabbino, autorità civili e militari, gentili ospiti, consigliere e consiglieri, caro sindaco di Mauthausen,
il 27 gennaio è la giornata del ricordo della Shoah, del terribile crimine perpetuato dal nazismo e dal fascismo contro il popolo ebraico. La soluzione finale del cosiddetto problema degli ebrei, attuata con lucida determinazione dal nazismo, con l'attiva collaborazione del fascismo italiano, ha segnato la fine di un'idea del progresso come destino dell'umanità. Da allora è finita la certezza del progresso umano, ed emersa in tutta la sua possibile concretezza la capacità dell'umanità di distruggere se stessa.

Il periodo di pace e di ricostruzione che in modo positivo dal secondo dopoguerra ad oggi ha segnato la vita dell'Europa e delle nostre democrazie, ha dovuto registrare tuttavia il ritorno di genocidi, di pulizie etniche, e l'affermarsi della consapevolezza delle possibili catastrofi ambientali per opera della nostra stessa umanità. Per questo ricordare lo sterminio di milioni di ebrei significa per il nostro presente non solo continuare con una intensa attività di educazione verso i giovani, sui fatti avvenuti e sul loro significato storico attuale, ma soprattutto stimolare e praticare in tutti i modi possibili il rifiuto dell'indifferenza, della possibilità di valutare nella nostra vita civile, di comunità, il fatto accertato che l'orrore della Shoah e la vittoria dell'odio possano riprendere vigore.

Viviamo oggi una fase di crisi della costruzione europea, che può incidere sulla convivenza e sulla collaborazione dei nostri popoli. Dopo l'adozione dell'euro come moneta comune, gli stati europei sono chiamati a decidere in questi mesi, se andare avanti con più coraggio, iniziativa, sulla strada dell'unione politica e federale, o rassegnarsi ad un ritorno di nazionalismo, di competizione tra stati, che in questi 65 anni pensavamo di avere superato in modo definitivo. Ci sono segnali preoccupanti di recrudescenza del fenomeno nazista, razzista e xenofobo, in Europa e in Medio Oriente, in particolare contro lo stato di Israele, prima democrazia di quell'area del mondo.

Il revisionismo negazionista continua a seminare il falso, e l'antisemitismo riprende vigore attraverso la degenerazione populista delle nostre democrazie e il consolidamento dell'antipolitica, con gruppi, movimenti e partiti reazionari nel cuore stesso dell'Europa. La pesante eredità dell'antisemitismo si aggrava, con la pratica del rifiuto del diverso, delle persone delle comunità diverse dalle maggioranze. Questi gruppi faziosi lavorano alla metodica e consapevole costruzione del diverso da noi, come causa dei mali e dei problemi della vita civile, e delle difficoltà in particolare per i nostri ceti più deboli, accuiti oggi dalla crisi economica e dalla mancanza di futuro e di prospettive, in particolare per i nostri giovani. Dobbiamo perciò, per passare all'azione e reagire, interrogarci come persone e come comunità su tante questioni, ma io ritengo su una questione fondamentale: possiamo imparare a convivere meglio tra noi uomini, o gli uomini continueranno ad essere lupi per gli uomini, e quindi continueranno ad esempio a non restituire alla donna i posto che le spetta, primo fra pari? Riusciremo a realizzare questa civiltà?

Dopo la Shoah per la storia dell'umanità nulla è come prima, la domanda di Primo Levi 'se questo è un uomo', continua ad essere la nostra domanda. Noi oggi sappiamo che il progresso dipende dalle nostre capacità di essere liberi, dall'esercizio consapevole e responsabile delle nostre libertà. Siamo chiamati a riflettere su cosa rende autentica perciò la nostra libertà, e quella degli altri, e ad essere guardiani della nostra volontà di essere liberi, e valutare come facciamo uso nelle relazioni con gli altri delle nostre libertà.

La pesante eredità dell'antisemitismo si aggrava oggi con il ritorno di posizioni di chiusura nazionalistica e con la riproposizione di concezioni dell'identità personale collettiva di esclusione della diversità e delle minoranze. Il popolo ebraico da sempre convive con una domanda aperta, 'per essere accettati dobbiamo assimilarci al pensiero dominante, omologarci al senso comune del contesto in cui viviamo, o dobbiamo cercare di essere noi stessi?'. Ancora oggi il popolo ebraico vive con la consapevolezza di appartenere ad una grande tradizione storica, culturale e religiosa, insieme alla preoccupazione per la sorte degli ebrei che vivono in Paesi a rischio, e con l'attaccamento allo stato di Israele. Nello stesso tempo la cultura ebraica credo ci richiami al valore della libertà come fattore costitutivo della nostra identità. Voglio citare le parole di Gustav Landauer, filosofo e politico assassinato con la repressione del movimento rivoluzionario tedesco, nel 1919: 'sono ebreo e tedesco, non un ebreo-tedesco, né un tedesco-ebreo'. E ancora, 2000 anni fa, Filone d'Alessandria, quando gli chiesero come facesse ad essere leale verso l'Egitto e verso Israele insieme, rispose: 'perché non si può forse amare nello stesso modo il padre e la madre?'.

Ricordare la Shoah significa perciò, ricordare proprio oggi che nella nostra città, che ha la più antica università del mondo, è potuto accadere che sia stato costruito il ghetto. E' potuto accadere anche qui che gli italiani di religione ebraica furono perseguitati da leggi razziali, nell'indifferenza di troppi bolognesi di allora. Ricordare la Shoah significa dunque essere consapevoli che l'ignoranza non è solo assenza di conoscenza, ma anche soprattutto rifiuto di riconoscere, pregiudizio verso chi si vuole identificare come causa delle cose che non vanno. Ricordare la Shoah significa che nel presente occorre stare ad occhi aperti, contro il pregiudizio e contro chi semina odio, o alimenta la discriminazione, l'intolleranza verso le minoranze, verso le religioni, verso particolari gruppi etnici. E significa soprattutto partecipare alla vita civile e politica della nostra comunità, prendendo posizione, uscendo dall'indifferenza e dalle sottovalutazioni. Significa combattere l'odio e il pregiudizio usando bene la libertà che abbiamo.

Esercitiamo la memoria della Shoah per non dimenticare l'orrendo crimine del nazismo e del fascismo, e per condannare ogni dittatura senza attenuanti. Ma per costruire il nostro futuro dobbiamo raccogliere il messaggio che ci consegna la storia di persecuzioni di culture e conquiste del popolo ebraico, che provo a riassumere così:
  • chiedere e ottenere rispetto per le persone;
  • rispetto per la verità storica e per l'effettiva realtà delle cose;
  • rispetto delle persone diverse da noi e delle loro convinzioni;
  • rispetto della giustizia, contro i soprusi;
  • rispetto della natura e della vita;
  • rispetto della donna e delle persone omosessuali;
Abbiamo perciò un compito, un dovere, che rende autentico il nostro diritto di cittadinanza, e che è testimoniato anche qui oggi dalla presenza di perseguitati politici del nazismo e del fascismo: la politica è l'organizzazione della convivenza tra diversi. Non esiste perciò in democrazia una politica buona o una cattiva, questo riguarda i programmi, non i principi, non i valori condivisi, ma esiste la politica o la negazione della politica, e quindi della convivenza democratica tra liberi ed uguali. Ci sono persone che hanno saputo combattere in passato per i loro ideali, e ci sono ancora tante persone che combattono contro le dittature, contro le ingiustizie del mondo in cui viviamo. E ci sono persone, tante, tra cui il sindaco di Mauthausen, che oggi ci onora della sua visita, che ci ricordano che anche se non siamo noi adulti e giovani nati dopo l'olocausto responsabili di quello che è successo, siamo tuttavia responsabili di costruire un futuro diverso e migliore.

Ai ragazzi e alle ragazze della nostra città chiedo coraggio e impegno mentre auguro loro il migliore futuro possibile. Senza coraggio e senza impegno non c'è speranza autentica. Invito i giovani a seguire la propria stella per cercare di realizzare la vita che desiderano, insieme, non contro gli altri. E soprattutto di ascoltare in particolare gli adulti che sono capaci di fare lo stesso con loro, non quelli che, come ci ha detto Fabrizio De André, nostro grande poeta, danno buoni consigli perché non possono più dare il cattivo esempio; non quelli che rivendicano la loro autorità senza essere capaci di autorevolezza; non quelli che sono incapaci di dare loro l'esempio in prima persona e di ammettere i loro errori. E di tenere fermo che una società che lotta per la democrazia e l'eguaglianza è una società capace di combattere egli errori quando nascono. E di tenere ferme le proprie convinzioni e i propri valori democratici, anche quando è necessario, contro l'errore della maggioranza, andare in direzione ostinata e contraria".
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