Bologna, 26/09/2011

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO, INTERVENTO DEL CONSIGLIERE BENEDETTO ZACCHIROLI (PD)


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Trasmettiamo l'intervento del consigliere comunale Benedetto Zacchiroli (PD), effettuato nel corso del Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese.

"Mentre il Governo prova ad ultimare la danza infinita delle decisioni economiche e nelle molteplici piroette di questi giorni continua a mandare all’aria ogni barlume di credibilità, una parte di italiani scende in piazza. Scende in piazza portata lì dal sindacato più grande d’Europa, la Cgil, appoggiato dal Partito Democratico e tornerà in piazza tante altre volte nelle prossime settimane. Non sono tutti, chiaro, sono quelli che abitano la frontiera che nessuno di noi vorrebbe mai valicare: quella della povertà, della non sostenibilità dello stile di vita che fino ad oggi si ha avuto. Povertà materiale e psicologica. Perché chi non può pensare con serenità al proprio futuro è povero, irrimediabilmente povero. L’economia è una scienza, può nascondere pratiche malevole e ingiuste, ma accompagnata dai numeri non mente sulla realtà. Oggi il piano globale vede da una parte il vecchio occidente annaspare in una crisi i cui tre ingredienti principali sono: debito, fallimento della politica e debolezza del sistema bancario, mentre dall’altra scalpitano i paesi emergenti (che simpatiche definizioni sanno inventare gli occidentali per non consentire agli altri di stare sul loro stesso piano). Si chiamano Cina, India, Corea del sud, Brasile, Sud Africa, Russia e altri sono lì lì per arrivare. Dal punto di vista della storia economica globale si sta solo attuando un caso eclatante, se vogliamo, di rottamazione economica. I vecchi devono andare in pensione e i giovani devono diventare adulti e prendere il loro posto. Da una parte abbiamo Italia, Europa e Stati Uniti dove si scende in piazza per paura della povertà (indignados docet) causata da governi insipienti su cui i parlamenti non agiscono e che vengono puniti alla prima occasione dall’elettorato (vedi le elezioni locali in Spagna e Italia di qualche settimana fa, quelle del mid term americano e quelle locali in Germania e quelle del senato francese di ieri). Dall’altra nuovi Paesi che ormai viaggiano a vele spiegate, cogliendo i frutti di tanti decenni di sacrifici. Con che faccia il nostro ministro dell’economia si presenta con i conti a pezzi, invocando gli eurobond (misura che personalmente mi trova concorde) quando però ha la targa di un governo antieuropeo? Non è credibile e la sua voce non ha rilevanza alcuna. Ad oggi riusciamo ad ottenere le cose solo perché un default dell’Italia si tirerebbe dietro tutti quanti. Ma chiunque si accorge che è una posizione di forza relativa, basata sul ricatto e non su una riconosciuta leadership.

La riforma dei mercati finanziari e del sistema bancario non è più procrastinabile. Gran parte della crisi che stiamo vivendo proviene da quel mondo. L'amministrazione e le associazioni locali debbono pungolare i livelli nazionali. Bisogna agire subito, in modo coordinato. Le banche debbono essere viste come istituti di pubblica utilità, alla stregua di quello che sono l’acqua e l’elettricità. Per loro devono essere previsti livelli pesanti di regolamentazione per la salvaguardia dell’interesse pubblico. Regole chiare fissate dai governi a differenza di quello che accade oggi dove sono i governi che rispondono a regole che fissano le banche. È questo l’asse principale da rivoltare. Molte di quelle attività che fanno assomigliare le banche e la finanza a dei casinò debbono essere eliminate. È suggestiva la proposta dell’economista di Cambridge Ha-Joon Vhang per cui tutte le nuove attività finanziarie dovrebbero essere sottoposte allo stesso regime cui sono sottoposti i nuovi farmaci che sono vietati fino al moneto in cui non si prova che sono utili. Il taglio orizzontale e indiscriminato alla spesa pubblica e agli investimenti non fa il paio con la crescita economica. È una politica economica vecchia. È quella che ha costretto i paesi dell’America Latina a sottostare al gioco delle istituzioni internazionali che hanno costretto a tagli pesanti e rallentato la crescita. La crescita va stimolata e non lo si fa con i tagli ma con iniezioni di stimoli che solo un governo può fare. Con questo scenario internazionale cosa fare a Bologna? Cosa può fare il Comune? Innanzitutto come si è bene iniziato oggi deve instancabilmente cercare la massima coesione sociale attorno ai tagli che andranno attuati. In altre parole stiamo tentando di sentirci comunità, di agire assieme, cercando di unire e non di dividere. In questo senso abbiamo bisogno di uno sforzo grande di comunicazione. I cittadini debbono sapere, debbono essere informati, dall'Istituzione, in maniera oggettiva. Gli amministratori stiano sul territorio il più possibile per fare capire le ragioni dei tagli che verranno effettuati. Lo facciano insieme alle altre forze sociali, con gli imprenditori, e si alzi il livello del dibattito. Non si abbia paura di impiegare tempo a spiegare quello che succede e il perché delle decisioni prese.

Oltre a quanto già detto questa mattina dalla Vicesindaco mi preme aggiungere che anche la nostra città deve guardare all'Europa e alle altre città dell'Unione come a una risorsa. Il rimettere in moto la macchina dell'integrazione partendo dal livello locale, i progetti europei condivisi con altre città, lo scambio di buone pratiche e la ricerca di fondi straordinari si ottengono con una instancabile tessitura di relazioni. Non sono costi accessori. In questo senso il localismo non premia. Chiuderci adesso sarebbe un'operazione di suicidio economico, sociale e politico. Aprire la città e aprirsi alla città. Una parola sul turismo. La risorsa è crescente, i dati parlano chiaro. Gli stessi dati ci dicono anche che non siamo ryanair dipendenti. A un notevole incremento del traffico low cost si accompagna un buon incremento del traffico di linea tradizionale. Il balzello che, nel caso si chiederà di pagare a chi visita la nostra città, sarà occasione per fare qualcosa di concreto e visibile per il settore. Non devono preoccupare le affermazioni di Ryanair air, se pensiamo che sono tantissime le destinazioni della stessa compagnia verso città che contemplano la tassa di soggiorno. Anche sul turismo, non si pensi che solo la qualità degli hotel o dei b&b sia fondamentale. Al turista interessa una città che sia desiderabile, a partire dalla pulizia delle strade e dei portici che ancora troppe volte sono impresentabili e indecorosi, sino alla qualità delle informazioni turistiche e al coordinamento degli eventi di cui opportunamente oggi, l'assessore Ronchi ha fatto giusta menzione intervistato da un quotidiano.

Consideriamo inoltre alle sfide che ci impone l'architettura istituzionale che vogliamo progettare e realizzare in questo mandato. Penso all'area vasta. Sappiamo bene che si tratta di pensare in grande per ottenere risparmi consistenti e equità di trattamento su un territorio che non può essere solo quello del comune di Bologna. La dimensione metropolitana non può veramente più attendere. Siamo già in ritardo. In conclusione. Queste sono le sfide che ci attendono e alle quali bisogna reagire subito, immediatamente. È questa la risposta da dare alle paure, giustificate, che hanno riempito e riempiranno le piazze italiane. Smettiamola di considerare il popolo bue e capiamo che i veri buoi sono altri e troppo spesso siedono dove non dovrebbero stare. Quando al popolo italiano vengono spiegate le cose reagisce e lo fa con compattezza ed è pronto anche ai sacrifici, se li si fanno tutti in misura proporzionale al proprio reddito e al proprio patrimonio. L'incertezza di governo di questi mesi provoca timori che hanno come conseguenza un nervosismo sociale che non fa bene a nessuno. La speranza di un colpo di reni di responsabilità è sempre l’ultima a morire".
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