Bologna, 26/09/2011

CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO, INTERVENTO DI MASSIMO FERRANTE A NOME DI: LEGACOOP, CONFCOOPERATIVE, UNINDUSTRIA, CONFARTIGIANATO E CNA


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Trasmettiamo l'intervento di Massimo Ferrante, segretario Cna Bologna, effettuato durante il Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell'ambito bolognese, effettuato a nome delle seguenti associazioni imprenditoriali: Legacoop, Confcooperative, Unindustria, Confartigianato e Cna.

"Ringraziando per l’invito, desidero anzitutto precisare che chi vi parla lo fa a nome delle seguenti associazioni imprenditoriali: Legacoop, Confcooperative, Unindustria, Confartigianato e Cna.

Questa non è una mera formalità.
E’ una cosa inedita per Bologna, ed è una cosa importante. Portare le istanze comuni al mondo delle categorie produttive, politicamente autonome, davanti al Consiglio Comunale della propria città, e non le singole visioni e rivendicazioni, è un segno di responsabilità che sottolinea la consapevolezza del fatto che il momento è grave. Oggi abbiamo la possibilità, che è anche un dovere, di fare di Bologna un laboratorio virtuoso che vede per la prima volta collaborare le forze produttive dell’artigianato, della piccola e media impresa, della cooperazione e dell’industria unite in un'unica voce ed aperte ad un confronto costruttivo con le Istituzioni, con i sindacati dei lavoratori, con le altre categorie economiche. L’attuale fase di esasperata turbolenza dei mercati finanziari è di natura globale ma le ricadute in termini di crisi economica e sociale dei sistemi produttivi riguardano anzitutto e prevalentemente i paesi dell’area dell’Euro. Una lunga serie di ragioni, largamente dibattute, hanno condotto a questa situazione: la debolezza o la latitanza – anche dopo la crisi del 2008 – di misure efficaci da parte degli organismi internazionali chiamati a regolare i mercati finanziari, l’incompletezza dell’architettura di governo dell’Unione Europea così come delle funzioni stesse della BCE, il caso della Grecia. Ma la vera grande differenza rispetto al 2008 è la rilevanza che ha assunto il fattore della crescita economica, il solo indicatore della messa in sicurezza dei bilanci pubblici che oggi i mercati sembrano accettare, dal momento che gli interventi sul versante della razionalizzazione e del contenimento della spesa statale, per quanto energici o brutali, possono essere “bruciati” sui mercati nel giro di poche ore. Da questo punto di vista siamo tutti consapevoli del rischio maggiore che corre l’Italia rispetto agli altri paesi industrializzati: certo per l’enormità del nostro debito pubblico ma anche perché il nostro paese ha avviato una spirale di bassa crescita, inferiore ai principali paesi europei, già a partire dal 2001 e non ha dimostrato in un decennio di essere in grado di invertire questa tendenza che è ormai un dato quasi strutturale della nostra economia e di cui l’attuale crisi istituzionale e politica sono solo fattori aggravanti. A ciò si aggiunga che si preannuncia, in maniera sempre più palese, una possibile nuova stagione di “credit crunch” che, dopo i sacrifici degli ultimi anni, avrebbe sul tessuto economico un impatto a di poco devastante. Bisognerebbe tornare molto indietro nel tempo per rintracciare un momento in cui in Italia vi è stato un così grande bisogno di coesione e di unità di intenti da parte di tutti: Istituzioni, politica, forze produttive, società civile. Perlomeno a Bologna, nella nostra città, possiamo provarci e chiediamo, con rispetto ma anche con determinazione, di condividere lo stesso atteggiamento improntato alla coesione e alla responsabilità.
Bologna però non può essere affrontata come un caso isolato, dal momento che la manovra economica approvata in Parlamento condiziona tutti i passaggi che dovremo fare, ancor più perché non è stata concertata né con le parti sociali né con le articolazioni locali dello Stato: concertazione che si sarebbe al contrario resa ancor più necessaria, in un momento in cui siamo tutti chiamati a sforzi straordinari come questo. Le reazioni dei mercati dimostrano purtroppo come la manovra sia strutturalmente debole e inadeguata ad affrontare i problemi che abbiamo di fronte.

Riteniamo in particolare che si caratterizzi per:

1 Un eccessivo ricorso alla leva fiscale rispetto ai risparmi attesi dalla riforma della spesa pubblica e senza alcun intervento sul piano delle possibili liberalizzazioni dei mercati;

2 La mancata attenzione alle politiche per la crescita, e il relativo rischio – che di fatto stiamo già vivendo – di dover rimettere mano ad una nuova manovra: senza un aumento del tasso di crescita l’obiettivo del pareggio di bilancio per il 2013 non è credibile;

3 L’inadeguatezza della logica dei tagli lineari riservati agli Enti locali, che va a colpire quei territori virtuosi che nel corso degli anni hanno puntato su una rete di servizi capillare e di qualità; il welfare è una precondizione per lo sviluppo economico di un territorio e delle proprie imprese e da questo, proprio in un momento di stagnazione economica, dobbiamo ripartire;

4 La mancata modificazione dei criteri relativi al “patto di stabilità” che non consente agli enti locali di spendere anche le risorse che hanno, impedendo loro di essere motore di sviluppo per le imprese del territorio, per gli investimenti, per l’occupazione;

5 L’aleatorietà delle misure di riforma strutturale dello Stato, in primis la poco chiara e convincente semplificazione dell’articolazione statuale dei livelli locali;

6 L’assenza quasi totale di misure di riduzione dei costi della politica, in un momento in cui la capacità di autoriforma della politica costituirebbe un decisivo fattore di corresponsabilizzazione rispetto alla mole di sacrifici chiesti alla maggioranza dei cittadini;

7 Lo sbilanciamento dei carichi fiscali su chi lavora e produce, lavoratori e imprese, senza che al contrario siano state varate misure atte ad attingere risorse dai grandi stock di ricchezza, ossia i grandi patrimoni mobiliari ed immobiliari.

Siamo ben consapevoli che non può essere solo il tempo delle osservazioni critiche. Siamo la parte produttiva di questo territorio e nelle nostre imprese lavorano complessivamente più di 160.000 addetti. Questo ci pone in capo la responsabilità di dire che vi è la necessità che il Governo apra, in brevissimo tempo, un confronto ampio e concertato con le parti economiche, sindacali e tutto il sistema delle autonomie locali per addivenire ad una proposta credibile, seria e di prospettiva per lo sviluppo del nostro Paese. Recuperare credibilità, partendo dalle responsabilità che ognuno di noi porta, è di fondamentale importanza; per questo riteniamo che occorra mettere al centro della politica economica di questo paese alcune linee di intervento, che per brevità riassumiamo come misure di riduzione strutturale della spesa pubblica e misure di incentivo alla crescita economica:

o Misure strutturali relative al funzionamento dello Stato

- attuare rapidamente i nuovi criteri di revisione della spesa pubblica, con una particolare attenzione anche ai costi dell’amministrazione centrale, e puntando fortemente sull’efficientamento;
- apportare gli interventi necessari ad anticipare gli effetti della riforma previdenziale ed assistenziale, dando una volta per tutte a ciascun lavoratore la certezza delle regole;
- rivedere i meccanismi e le regole del Patto di stabilità;
- affrontare seriamente la questione della liberalizzazione dei mercati più inefficienti;
- procedere ad un grande piano di dismissione del patrimonio pubblico.

o Misure per la competitività del sistema economico, con particolare attenzione alle nuove generazioni:

- riduzione della fiscalità a carico delle imprese e del lavoro;
- riordino degli incentivi per favorire l’innovazione nel tessuto imprenditoriale, l’aggregazione di impresa, l’internazionalizzazione e la maggiore capitalizzazione;
- piano straordinario per il rientro dei debiti della P.A. verso le imprese fornitrici con riduzione stabile dei gravi ritardi cronici nei pagamenti;
- investimenti mirati alla ricerca, alla scuola e all’innovazione;
- rapida attuazione, anche selettiva e mirata sulle necessità di ciascun territorio, degli investimenti infrastrutturali programmati;
- misure a sostegno dell’accesso al credito e alla liquidità da parte degli operatori economici.

Questo per quanto attiene al quadro economico nazionale, che le forze economiche bolognesi non potranno limitarsi a recepire passivamente senza mettere in campo iniziative e sforzi coerenti con il desiderio e la responsabilità di rimettere in moto il Paese. Per quanto riguarda il nostro territorio bolognese, ed in particolar modo la costruzione del bilancio previsionale del Comune di Bologna, per obiettivi di brevità ci limiteremo in questa sede a porre solo alcuni, pochi, chiari, punti fermi e principi di carattere generale.

Rimandiamo ipotesi e proposte più articolate, che non ci mancano, alla fase di discussione approfondita ed analitica che si aprirà a partire da oggi.

1. no a tagli lineari su tutto: occorre salvaguardare il livello e la qualità dei servizi, in particolare alla persona e i trasporti, e gli investimenti su quei settori trasversali che possono creare sviluppo anche attraverso l’indotto;

2. sarebbe difficilmente sostenibile un ulteriore inasprimento della pressione fiscale su famiglie, lavoro e imprese;

3. per recuperare risorse occorre una attenta e seria valutazione del Comune circa la dismissione di asset e partecipazioni azionarie non strategiche, non solo senza svendite, ciò che sarebbe inammissibile, ma anzi nell'ottica della valorizzazione dei singoli asset;

4. occorre incentivare la presenza dei privati nelle diverse tipologie di servizi pubblici locali, a partire dal welfare, al fine di coinvolgere altri soggetti negli investimenti necessari e rendere più efficiente, più capillare e perfino più qualitativo il sistema: questo è l'obiettivo ambizioso che dobbiamo darci, obiettivo non solo auspicabile ma anche possibile;

5. anche a legislazione invariata, e piuttosto con un'attenzione mirata che anticipi anche il percorso del Piano Strategico, chiediamo un impegno del Comune per un’autoriforma della P.A. che porti semplificazione, efficienza, riduzione dei costi della macchina pubblica e punti all’applicazione dello Small Business Act anche su scala locale;

6. accanto all’impegno di tutti per la revisione del patto di stabilità occorre un impegno maggiore delle istituzioni locali per limitare al massimo il problema annoso dei ritardi di pagamento della P.A. che non è più sostenibile;

7. è necessario un impegno straordinario sul piano dell’attrazione sul nostro territorio di investimenti finalizzati alla creazione di imprese e lavoro, all’innovazione, alla valorizzazione dell’asset Università, al potenziamento della capacità di offerta turistica, alla dotazione infrastrutturale: nell'ambito dei capitoli di bilancio occorre prevedere di agire anche su questo fronte con mezzi idonei.

Il tema del lavoro e dell'occupazione ha tutta la nostra attenzione e deve essere considerato una priorità fondamentale. Occorre avviare al più presto un tavolo specifico, così come concordato in sede di definizione metodologica del percorso verso il Piano Strategico Metropolitano: in queste settimane non sono mancati elementi di riflessione e di stimolo, sia da parte delle imprese che da quella delle rappresentanze sindacali. Vi sono dunque le premesse perché possa iniziare un confronto costruttivo. Da ultimo, la Città Metropolitana. Il mondo economico la vive come un’opportunità importante di semplificazione e di aumento della competitività del nostro territorio. Stanno in capo alle Istituzioni le scelte sui modelli da adottare, a noi quello che preme sottolineare è la ricerca di un sistema che diventi efficiente. Un capoluogo di regione coeso ed efficiente è motore di sviluppo non solo per Bologna ma per tutto il territorio regionale. E vi sono scelte e percorsi (innovazione, ricerca, internazionalizzazione, infrastrutture, servizi) che non possono prescindere da un confronto positivo e da una volontà della nostra Regione di sperimentare e innovare insieme. A Bologna ci sono oggi tutte le condizioni di unità e di coesione, quelle condizioni che vediamo mancare nel Paese, per definire un quadro condiviso di misure che traghetti la città fuori da questa crisi. Questa è una novità tanto importante quanto necessaria per dare fiducia a tutti gli attori in campo. Anche per questa ragione, e con il senso di responsabilità che ci portiamo addosso, nei prossimi appuntamenti che avremo davanti, dalla redazione del bilancio del Comune di Bologna al percorso del Piano Strategico, non mancheremo di fare le nostre proposte e di assumere le nostre responsabilità".
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